I Gaudiya Vaishnava onorano Gundicha come Vrindavana, il luogo sacro di bellezza e semplicità in cui Krishna trascorse i primi anni della sua infanzia giocando con i suoi genitori adottivi e specialmente con i suoi amici intimi, i gopa e le gopi. In questa prospettiva, i Gaudiya Vaishnava considerano il Ratha yatra la rievocazione del viaggio di Krishna, Baladeva e Subhadra che durante la Krishna lila partirono dalla loro capitale Dvaraka Puri e andarono a Kurukshetra in occasione dell’eclisse di sole e incontrarono gli abitanti di Vrindavana, che si erano a loro volta recati nello stesso luogo per quell’occasione propizia. Vedendo il loro amato Krishna, le gopi furono sopraffatte dal desiderio d’amore di riportarlo a Vrindavana, e afferrate le redini del carro, cercarono di trascinare via Krishna.
Il tempio di Gundicha è più piccolo del Sri Mandira (il tempio principale di Jagannatha) ma ha un bellissimo giardino pieno di alberi, compreso lo Yajna Bata, cioè l’albero baniano vicino al quale il re Indradyumna avrebbe installato originariamente Jagannatha.
La Grand Road tra Gundicha e il tempio di Jagannatha è lunga esattamente 2.688,0696 metri. Circa a metà tra il Sri Mandira e Gundicha c’era un fiume dalle rive sabbiose, chiamato Sarada Bali. In quel punto c’era un guado, e un tempo le Divinità venivano spostate dal carro su una riva a un altro carro sulla riva opposta. Approfittando dell’occasione, gli abitanti della zona presentavano varie offerte alle Divinità; la tradizione viene osservata ancora oggi, e il luogo specifico è caratterizzato da due punti di riferimento importanti – il tempio di Mausima e i giardini Jagannatha Vallabha. Per facilitare la cerimonia del Ratha yatra, il famoso re Narasimha Deva I (1239-1265) costruì un ponte e gradualmente il fiume fu ostruito dalla sabbia (in lingua oriya, bali significa appunto “sabbia”). Ancora oggi questa zona è particolarmente soggetta ad allagamenti durante la stagione delle piogge.
Il tempio di Gundicha ha due portoni, entrambi sullo stesso lato rivolti verso il Sri Mandira. Il secondo portale della Gundicha ghara è chiamato Nakachana dvara, poiché si dice che la regina di Chodaganga Deva (Gundichora) vendette il proprio anello da naso (nakachana) per finanziarne la costruzione. Sull’angolo del muro esterno di Gundicha, verso il tempio di Yajna Nrisimha, troviamo un minuscolo padiglione con un piccolo Jagannatha (con due mani) in piedi su un piedestallo di loto, e Tulasi Devi (chiamata anche Vrinda, che gli abitanti di Puri identificano con Radha) inginocchiata di fronte a lui a mani giunte (e con una pianta di Tulasi sulla testa). All’interno, i muri della sala del tempio sono decorati di immagini dalla lila di Krishna e Rama. Ci sono anche delle statue di argilla o diorama (immagini che non vengono adorate) di Sadbhuja Gauranga con due devoti impegnati nel sankirtana, e separatamente statue simili di Krishna e Balarama a cavallo come nella Kanchi abhijana lila, con due file di brahmana di fronte a loro. Ci sono anche parecchi pannelli di bassorilievi con varie scene della Krishna lila a Vrindavana.
Come abbiamo già detto, questo tempio è particolare perché non ha Divinità permanenti, e quindi è chiamato Ghara o “casa” piuttosto che Mandira, ma costituisce il centro delle celebrazioni durante il festival del Ratha yatra, quando Jagannatha, Balabhadra, Subhadra, Sudarshana, insieme alle vijaya murti di Madana Mohana, Sridevi, Bhudevi e Rama Krishna lasciano il Sri Mandira e vanno a Gundicha, dove rimangono per sette giorni consecutivi.
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