Chaitanya abitò a Jagannatha Puri, chiamata anche Purushottama kshetra, esattamente per metà della sua vita, cioè 24 anni su 48, e ispirò la bhakti per Jagannatha in milioni di seguaci. Nei primi 6 anni mantenne la sua base a Jagannatha Puri, dove tornava dopo aver viaggiato, come per esempio nell’India del sud (Setubandha), in Bengala e a Vrindavana. Ogni anno per circa 18 anni i suoi compagni del Bengala si recarono a Puri a trovarlo, e ogni anno restavano a Puri generalmente per quattro mesi dopo il Ratha yatra, e poi tornavano a casa. Nei 6 anni intermedi Chaitanya rimase costantemente a Puri, ma ogni giorno visitava il tempio di Jagannatha, predicava e stava in compagnia dei suoi seguaci. Negli ultimi 12 anni si ritirò a vita privata in compagnia di pochissimi compagni intimi, e rimase costantemente immerso nella contemplazione del lila trascendentale del Signore, giorno e notte.
La relazione di Chaitanya con i sevaka del tempio di Jagannatha era molto forte, come possiamo facilmente vedere dagli episodi nelle biografie di Chaitanya – una enorme differenza tra quei tempi e la situazione attuale. Di norma, Chaitanya andava ogni giorno a vedere Jagannatha nel tempio, fermandosi accanto alla colonna di Garuda, e rimaneva lì, spesso piangendo d’estasi fino al termine del vallabha bhoga arati. E’ detto che le sue lacrime riempivano il rigagnolo accanto alla Garuda stambha, dove l’acqua del bagno delle Divinità scorre fuori dal tempio. Raghunatha Dasa, nel suo Chaitanyastaka (Stavavali) descrive Chaitanya che contempla Jagannatha nel tempio. Un giorno durante l’arati una donna anziana si arrampicò sulla Garuda stambha per vedere Jagannatha al di là della folla, e appoggiò il piede sulla spalla di Chaitanya. Il servitore di Chaitanya, Govinda, la rimproverò per questa offesa, ma Chaitanya lo fermò, dicendo che era molto felice di vedere una devota che desiderava tanto ardentemente contemplare Jagannatha. Non appena la donna si rese conto che era salita in spalla a Chaitanya, chiese immediatamente perdono.
Chaitanya continuava a recarsi al tempio per il darshana di Jagannatha, ma poiché ci andava da solo o accompagnato solo da uno o due devoti, spesso rimaneva inosservato e ciò gli permetteva una contemplazione intima con Jagannatha.
Lasciando Varanasi, Chaitanya fu sopraffatto dai sentimenti estatici di devozione per Jagannatha, ed espresse il desiderio di tornare a Puri il più velocemente possibile
Chaitanya tornò a Puri nel 1455, all’età di 30 anni, e non se ne allontanò mai più.
Chaitanya voleva riportare Jagannatha a Vrindavana, chiamando “Manima! Manima!” (“Signore!”) e cantando i
famosi versi dal Jagannatha ashtakam di Adi Shankara: jagannatha svami nayana patha
gami bhavatu me (“O Signore dell’universo, ti prego di manifestarti ai miei occhi”).
Dopo aver camminato attorno al carro di Jagannatha in segno di rispetto, Chaitanya appoggiò la testa alla parte posteriore del carro e cominciò a spingerlo, poi quando il carro si mosse, si spostò davanti insieme ai suoi compagni e cominciò a danzare. A Balagandi, il carro di Jagannatha si fermò per accettare il cibo offerto dai suoi devoti, dal re fino all’ultimo suddito. Mentre Jagannatha riceveva le offerte, Chaitanya entrò nel vicino giardino Jagannatha vallabha e si distese a riposare.
All’inizio della processione, intorno al carro di Jagannatha si formarono sette gruppi di kirtana e Sri Caitanya, con il Suo potere mistico, Si espanse in sette forme. Danzò in estasi in tutti i gruppi simultaneamente e i devoti di ogni gruppo pensavano che Sri Caitanya fosse solo con loro, proprio come durante la danza rasa di Krishna ogni gopi pensava che Krishna fosse solo con lei. Caitanya Mahaprabhu vedeva Sri Jagannatha per la prima volta dopo il Suo ritiro.
Sri Jagannatha è Krishna stesso, il figlio di Nanda Maharaja, e la Sua bellezza è simile alle onde di un oceano di nettare. Alla vista di Sri Jagannatha, Sri Caitanya mostrò i sintomi dell’estasi spirituale che s’intensificarono fino a raggiungere la forza di un uragano. Saltava in alto, correva in tondo come una ruota e sul Suo corpo mostrava molti sintomi trascendentali, compresi il pianto, la sudorazione, lo stordimento e il cambiamento di colore. Quando cadde a terra rotolandoSi sembrava una montagna d’oro. Il Suo modo di danzare stupiva i devoti. Anche Jagannatha, Balarama e Subhadra erano molto felici di vederLo danzare e Lo guardavano con occhi fissi.
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