I tre decisero di andare a trovare Agastya, uno dei saggi più potenti che la storia ricordi. Quando lo videro capirono come aveva potuto compiere tante imprese prodigiose. Lo ammirarono seduto nella posizione yoga detta del loto, ricoperto di cenere, che brillava di un’intensa energia spirituale. Dopo avergli offerto gli omaggi di dovere, Rama volle intrattenersi a parlare con lui, godere della sua compagnia e assimilare la sua profonda coscienza spirituale, Alla fine del colloquio, Agastya gli donò varie armi celestiali e lo iniziò al loro uso.
Stavano viaggiando da troppo tempo. Rama pensò che fosse meglio fermarsi in qualche luogo bello come lo era stato Citrakuta. Sita, poi, era stanca e aveva bisogno di un periodo di riposo. Pensò di chiedere ad Agastya qualche consiglio.
“Sto pensando,” disse il principe, “di fermarmi da qualche parte. Mia moglie è stanca e una donna non è adatta a un continuo peregrinare. Dove potremmo trovare un luogo bello e pacifico per passare felicemente un periodo del nostro esilio?”
“Non lontano da qui,” rispose il saggio, “c’è un luogo chiamato Pancavati. E’ un luogo stupendo. La natura è generosa lì, e sarete al sicuro da qualsiasi pericolo. Sì, andate a Pancavati e sono sicuro che vi troverete bene. Vi piacerà.”
Pancavati e Jatayu
Seguendo il consiglio di Agastya, Rama, Laksmana e Sita andarono a Pancavati. Mentre si dirigevano verso la loro meta, incontrarono un gigantesco avvoltoio che li guardava minacciosamente. Era così grosso che Sita si mise a tremare dalla paura. Ma Rama fermò il fratello che stava per afferrare la spada e si rivolse all’enorme animale.
“Chi sei tu? Sei forse un Raksasa? Io sono il principe Rama e sono nato per la distruzione di tutti i demoni. Se sei dunque uno di quegli esseri malvagi, preparati a morire.”
L’animale, sentendo il nome di Rama, sembrò cambiare espressione e riempirsi di felicità.
“Rama! Tu sei Rama? Oh, il figlio di Dasaratha. Il mio nome è Jatayu e vostro padre era un mio vecchio amico.”
Laksmana si tranquillizzò e staccò la mano nervosa dall’impugnatura della spada.
“Mio padre è Aruna,” proseguì Jatayu, “il fratello di Garuda, e mia madre è Syeni. Ho anche un fratello, Sampati. Sto vagando in questa foresta alla ricerca di un luogo tranquillo dove vivere e non l’ho ancora trovato. Se voi siete i figli di Dasaratha, vorrei costruire la mia casa vicino alla vostra capanna. Vi sarò utile. Quando voi sarete lontani io proteggerò la vostra donna da ogni pericolo.”
Rama sorrise e accettò. Così Jatayu andò a Pancavati insieme a loro.
Pancavati era veramente bella come Agastya l’aveva descritta e Rama visse lì felicemente per lungo tempo, godendo della compagnia di Sita e di Laksmana, in una capanna abilmente costruita dal fratello.
Questa è una sezione del libro “Il Ramayana”, in lingua italiana.
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