Ora si doveva cercare il regno di Ravana, dove era prigioniera Sita. Sugriva riunì i suoi combattenti.
Divise l’esercito in quattro parti e mandò il primo contingente, guidato da Vinata, al nord.
Verso est mandò un secondo contingente guidato da Sushena.
Verso ovest un grande esercito guidato da Shatabali.
Verso il sud invece un battaglione guidato da Hanuman, Nila e Angada.
A tutti Sugriva raccomandò di tornare entro un mese. Chiunque non fosse tornato in tempo sarebbe stato severamente punito.
Prima della partenza, Rama incontrò i capi della missione. Voleva parlare con loro, incoraggiarli, raccomandare di fare presto, di mettercela tutta.
“La mia felicità e il mio futuro,” disse loro, “sono nelle vostre mani. Che la fortuna vi assista.”
Rama guardò Hanuman, per il quale nutriva un affetto speciale. Poi gli raccontò diverse storie, quella della nascita di Sita, della sua vita e molte altre.
“In te ripongo la mia speciale fiducia,” gli disse. “Prendi questo anello e quando troverai Sita mostraglielo. Da questo segno lei capirà che tu sei veramente un mio inviato. Narrale le storie che ti ho raccontato. Lei avrà fiducia in te e le infonderai coraggio. Andate, presto, partite ora, e tornate con buone notizie.”
Hanuman porse rispettosi omaggi ai piedi di Rama. Con grande clamore gli eserciti partirono.
Quando aveva istruito i suoi Vanara sui luoghi dove avrebbero dovuto andare, Rama si era accorto che Sugriva aveva dimostrato una perfetta conoscenza geografica di tutto il pianeta. Era curioso di sapere come l’aveva acquisita.
“Quando Vali mi cacciò dal regno,” rispose Sugriva, “fuggii per paura di essere ucciso e lui mi inseguì per tutto il globo. Fu allora che, per forza di cose, imparai a conoscere questo mondo.”
Cominciarono con l’attesa impaziente del ritorno degli eserciti, sperando di avere buone notizie.
Questa è una sezione del libro “Il Ramayana”, in lingua italiana.
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