“Quando mi hai afferrata per il braccio,” disse la ragazza, “e mi hai intimato di salire sul carro, io ti ho pregato di lasciarmi libera, ti ho parlato del mio amore per Shalva e del fatto che non volevo sposare nessun altro, ma tu nella foga non mi hai ascoltata e così hai rovinato la mia vita. Che ne sarà di me? Nessuno mi vorrà più. Il tuo dovere è ora di riparare all’errore commesso: devi accettarmi come moglie e darmi ciò che hanno tutte le ragazze della mia età.”
“Tu sai del mio voto di celibato,” disse Bhishma irrigidendosi. “Io non posso sposarmi. Mi dispiace di tutto ciò che è successo, non era nelle mie intenzioni farti del male. Nel clamore della battaglia non ho sentito le tue parole, altrimenti non ti avrei portata via insieme alle tue sorelle. Perdonami, ma non so come rimediare all’errore commesso. Non posso sposarti. Non potrò mai rompere un voto preso con tanta solennità.”
Amba divenne furibonda. Lo pregò, lo minacciò, ma non ci fu nulla da fare: Bhishma era fermo nella sua decisione.
Così la sfortunata principessa uscì dalla sala pronunciando minacce contro di lui. E Amba prese a viaggiare, chiedendo ai più celebri e potenti Re dell’epoca di vendicarla, di sfidare e uccidere Bhishma per lei, ma non trovò nessuno che se la sentisse di affrontare l’invincibile figlio di Ganga. Solo Parasurama tentò di consolarla e persino si scontrò con Bhishma, ma alla fine dovette rinunciare al proposito: Bhishma era veramente troppo forte.
La sconfitta di Parasurama fu per Amba una delusione terribile. Persino questi non era riuscito a darle l’unica cosa che oramai voleva dalla vita, quella vita che per lei era diventata un inferno. Non solo nessuno aveva più voluto darle una famiglia, ma nessuno voleva o poteva procurarle la vendetta.
Decise, così, di ritirarsi nella foresta e divenire un’asceta.
Per molti anni affrontò severe austerità per propiziarsi il dio Subrahmanya, che alla fine le apparve affidandole una ghirlanda.
“Mia sfortunata ragazza, prendi questa corona di fiori; sappi che chiunque la indosserà diventerà il nemico giurato di Bhishma.”
Allora Amba riprese a viaggiare per i numerosi regni, ma la stessa cosa si ripeteva: nonostante la provenienza divina, nessuno voleva indossare la ghirlanda. Disperata e oramai privata di ogni speranza, Amba la appese a un chiodo fuori dalle porte della capitale del Re Drupada.
Poi tornò nella foresta e s’immolò in un grande fuoco.
Amba sarebbe poi rinata come Shikhandi, la figlia di Maharaja Drupada: lei stessa sarebbe diventata la nemica giurata di Bhishma e avrebbe fortemente concorso alla sua morte.
Questa è una sezione del libro “Maha-Bharata Vol. 1”, in lingua italiana.
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