Bhrigu maledice Agni

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Adhyaya 6

Bhrigu maledice Agni

Sauti disse:

O Brahmana, dopo aver ascoltato queste parole di Agni, il Raksasa assunse la forma di un cinghiale e portò via Pulomi veloce come il vento o la mente.

Il bambino di Bhrigu, che era nel grembo nella madre, si infurio’ per questa violenza, e cadde in terra. Per questo motivo prese il nome di Cyavana.

 

Il nome Cyavana vuole dire “fluire, cadere, espellere.” Il neonato usci’ dal ventre della madre e cadde al suolo. Per questo fu chiamato Cyavana.

 

Vedendo che il bambino, splendente come il sole, era caduto dal grembo di sua madre, il Raksasa lasciò la presa della signora. Ma cadde al suolo ridotto in cenere.

 

Il Raksasa fu sorpreso dalla luce proveniente dal bambino. Morì immediatamente a causa della rabbia di Cyavana.

 

O discendente di Bhrigu, la bella Pulomi, afflitta dal dolore, prese suo figlio Cyavana e se ne andò.

Il nonno di tutti gli esseri, Brahma stesso, vide l’impeccabile moglie di Bhrigu piangere con gli occhi pieni di lacrime.

Il nonno di tutti gli esseri, il nobile Brahma, consolò sua nuora e dalle lacrime che cadevano dai suoi occhi si formò un grande fiume.

Il fiume seguì le orme della moglie del grande Rishi Bhrigu; e il nonno dei mondi, vedendo il fiume seguire il percorso della moglie di suo figlio, lo chiamò lui stesso Vadhusara e il fiume passò presso l’eremo di Cyavana.

 

Bhrigu era figlio di Brahma e quindi Pulomi era sua nuora.

 

Vadhusara: A causa di un bagno fatto in questo fiume, il corpo di Parasurama brillava di splendore. (Maha-bharata, Vana Parva, Adhyaya 99, Versetto 68).

La parola Vadhu significa giovane moglie e sara ruscello.

 

Così nacque Cyavana, il figlio di Bhrigu dai grande poteri. E Bhrigu vide suo figlio Cyavana e la sua bellissima madre. Con rabbia chiese a sua moglie Pulomi.

Bhrigu chiese:

Chi ti ha fatto riconoscere al Raksasa deciso a portarti via? O signora dai sorrisi accattivanti, lui stesso non poteva sapere che tu eri mia moglie.

 

Da questi versi si deduce che il Raksasa Puloma non conoscesse le fattezze di Pulomi sebbene le era stata promessa da suo padre. Pero’ la cercava e quando la trovo Agni gli disse che lei era Pulomi. Bhrigu considero’ che se lui non lo avesse detto o avesse detto una bugia tutto cio’ non sarebbe successo.

 

Dimmi chi è stato che disse di te al Raksasa, così che io possa maledirlo con rabbia. Chi è quello che non ha paura della mia maledizione? Da chi è stato commesso questo reato?

Pulomi disse:

Signore, e’ stato Agni a dire al Raksasa chi io fossi. Mi ha portato via, io che piangevo come il Kurari.

 

Un kurari è un tipo di pecora. In qualche altro caso, per kurari si intende un tipo di falco pescatore.

 

Sono stata salvata solo dalla straordinaria luminosità di tuo figlio. Il Raksasa lasciò la sua presa, cadde a terra, incenerito da quella luce accecante.

Sauti disse:

Avendo sentito questo da Pulomi, Bhrigu si arrabbiò estremamente e maledisse Agni, dicendo:

Bhrigu disse:

Mangia tutto.

 

 

Sarvabhakse bhavisyasi. Agni, il fuoco sacro, fu cosi’ maledetto a mangiare qualsiasi cosa, anche le piu’ degradate, e non solo la pura offerta dei sacrifici.

 

Pauloma Parva, Adhyaya 6, è composto da 14 versi.

 

 

Giacche’ il fuoco fu privato di Om e Vasat, di Svadha e Svaha, tutti divennero angosciati.

 

Vasat:

Vasat è una delle esclamazioni necessarie per fare un’oblazione a una divinità

 

Svadha:

Secondo il Matsya-purana 179.8 , Svadha è il nome di una madre divina (matri) nata dalla mente, creata allo scopo di bere il sangue dei demoni Andhaka. I demoni Andhaka vennero dalle gocce di sangue versato dall’originale Andhakasura. Il Matsya Purana 179.35 afferma che “I più terribili (ad es. Svadhā) hanno tutti bevuto il sangue di quegli Andhaka e sono estremamente sazi.”

Pronunciare il nome Svadha durante i sacrifici e’ importante per difendersi da questi demoni.

 

Svaha:

Nel Maha-bharata, Vana Parva, Markandeya racconta la sua storia ai Pandava. Svaha era una figlia di Daksa. Si innamorò del dio del fuoco, Agni, e lo inseguiva per conquistarlo. Agni non la notò e presiedette i rituali sacrificali dei Saptarshi. Il deva divenne molto infatuato delle mogli dei Saptarshi che erano così attraenti e belle, e continuò a fissarle. Alla fine, Agni non sopporto’ piu’ la colpa di desiderare le mogli di qualcun altro e si recò nelle foreste per compiere penitenze. Svaha lo seguì e realizzò il suo desiderio. Prese le sembianze delle mogli dei Saptarshi (sebbene non fosse in grado di assumere la forma di Arundhati, moglie di Vasistha) e si avvicinò ad Agni. Agni e Svaha trascorsero molti momenti d’amore nella foresta.

 

Questa è una sezione del libro

Il MAHA-BHARATA, ADI PARVA ** Verso per verso con le spiegazioni Bhaktivedanta ** Vol. 1 di 4”, in lingua italiana.

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