Confuso da Sarasvati

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“Dasagriva si sentì soddisfatto. Poi Brahma andò da Vibhisana e gli chiese:

“Cosa vuoi da me?”

“Voglio che la mia mente sia sempre assorta in pensieri spirituali,” rispose lui. “Inoltre desidero possedere l’arma suprema, il brahmastra.”

“Brahma fu così compiaciuto da Vibhisana che gli conferì la sua stessa durata di vita.

“Poi andò da Kumbhakarna per chiedergli cosa desiderasse, quando i Deva allarmati lo fermarono e gli dissero:

“Signore, Kumbhakarna è il mostro più potente e malvagio che sia mai esistito. Se tu gli conferisci altri poteri, sarà impossibile controllarlo. Sarebbe capace di divorare tutti gli esseri del creato.”

“Allora Brahma chiamò sua moglie Sarasvati e la pregò di manifestarsi nella bocca di Kumbhakarna. Quindi Brahma chiese:

“Cosa desideri da me?”

“Confuso da Sarasvati, il Raksasa rispose:

“Voglio dormire per molto tempo.”

“Così il benessere dell’universo fu protetto.

“Appena Sumali venne a sapere che il nipote aveva ottenuto benedizioni da Brahma, riprese coraggio e tornò sulla terra con tutti i Raksasa. Insieme andarono da Ravana e si felicitarono con lui.

“Abbiamo saputo del successo ottenuto grazie alle tue austerità,” gli dissero. “Ora utilizza la potenza che hai accumulato per riconquistare Lanka e guadagnare grandi ricchezze. Sii la nostra guida e governa su tutti noi.”

“Riconquistare Lanka significava far guerra contro Kuvera. Dapprima Ravana sembrò titubante, considerato il vincolo di parentela che li univa, poi la sua natura malvagia e grossolana ebbe il sopravvento. Per prima cosa andò da suo padre, Visrava, e gli chiese il permesso di riprendere Lanka per i Raksasa.

“Vuoi ridare Lanka ai Raksasa?” chiese Visrava allarmato. “No, non farlo. È ingiusto ed empio. Ti proibisco di farlo.”

“Ma Ravana insistette. Rifiutò di obbedire all’ordine del padre. Che lo maledisse.

“Giacché tu non vuoi obbedire a tuo padre, sappi che nei momenti di maggiore bisogno perderai il buon senso.”

“Questa maledizione gli sarebbe stata fatale, perché Ravana, avendo perso la concezione del giusto e dello sbagliato, rapì Sita, commettendo il più grave errore della sua vita.

“Quindi Prahasta fu mandato come messaggero da Kuvera, il quale offrì di dividere l’isola con il fratellastro. Ma la convivenza sarebbe stata impossibile: ben lo sapeva Visrava che gli consigliò di abbandonare la città e andare a vivere a Kailasa. Obbediente agli ordini del padre, Kuvera così fece.

“Ravana entrò trionfalmente a Lanka e fu incoronato re dei Raksasa.

“Dopo qualche tempo Ravana organizzò il matrimonio della sorella Surpanakha con Vidyujjihva, capo dei Danava. Poi andò a caccia nella foresta e lì incontrò Maya Danava, il figlio di Diti, con sua figlia. Era depresso, triste, sembrava infelice.

“Perché sei così triste? Cosa ti succede?” gli chiese.

“Mia moglie si chiama Hema,” raccontò Maya Danava, “una stupenda Apsara. Da lei ho avuto tre figli: questa ragazza di nome Mandodari, Mayavi e Dundubhi. Un giorno lei volle tornare nei pianeti superiori e mi abbandonò. Io l’amavo molto, e senza di lei non sono felice. Per questo sono triste. Inoltre ho un altro problema: mia figlia è in età da marito e non riesco a trovarne uno adatto. Vuoi prenderla tu come moglie?”

“Mandodari era una ragazza stupenda e Ravana accettò. In pochi giorni il matrimonio fu celebrato. In quel giorno Maya Danava gli regalò una lancia speciale, infallibile, con la quale in battaglia avrebbe potuto uccidere chiunque. Poi Ravana fece sposare Kumbhakarna con Vajrajvala, nipote di Bali che a sua volta era nipote di Prahlada. Infine Vibhisana sposò Sarama, figlia del Gandharva Sailusha.

“E arrivò il primo figlio. Mandodari ebbe un maschio che chiamò Meghanada. Questo bambino in futuro sarebbe stato soprannominato Indrajit. Invece di piangere come tutti gli altri bambini, al momento della nascita egli ruggì come un leone, rivelando la sua straordinaria natura guerriera.

“Passò molto tempo. Un giorno, per effetto della benedizione di Brahma, Kumbhakarna fu preso da un sonno irresistibile e chiese al fratello di far costruire un palazzo dove avrebbe potuto dormire senza essere disturbato. Dopo che il palazzo fu ultimato, Kumbhakarna vi entrò e dormì per molti anni.

 

Questa è una sezione del libro “Il Ramayana”, in lingua italiana.

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