Un giovane di successo scopre gradualmente ciò che è veramente prezioso
di Mahabhagavata Dasa
Un pomeriggio, mentre uscivo da un’affollata stazione ferroviaria di Mumbai, vidi un monaco con la testa rasata in piedi vicino a una grande pila di libri. Mi avvicinai con un’espressione sprezzante sul viso, chiaramente intenzionato a non farmi coinvolgere da lui, ma il libro che offriva attrasse la mia attenzione e qualcosa mi fece fermare per un momento. Era la Bhagavad-gita Così Com’è. Detti uno sguardo veloce a Krishna che tiene le redini del carro e ad Arjuna che si prepara a scagliare una freccia. Non appena vidi il monaco da lontano, la mia mente fu attraversata velocemente da ogni tipo di pensiero. “Che fallito,” pensai e mi chiesi se avesse abbandonato gli studi o se si fosse laureato con una votazione così bassa da non poter trovare lavoro.
Vedevo me stesso come il tipico esempio di quello che dovrebbe essere ogni giovane; se non lo era, avrebbe dovuto almeno avere l’aspirazione di esserlo. Ero molto orgoglioso dei voti eccellenti riportati a scuola e del mio lavoro prestigioso, per il quale avevo superato migliaia di altri ingegneri qualificati. Ero orgoglioso del denaro che avevo in tasca e della mia borsa alla moda e sentivo un profondo disprezzo e pietà per quella persona che consideravo uno sciocco vagabondo. Comunque, una piccola parte di me ne era anche attratta. Alcuni mesi prima, durante una visita con alcuni amici a Tirupati, ero stato confuso da emozioni inattese. Doveva essere una vacanza per visitare dei luoghi, compreso questo tempio, ma l’attesa di molte ore in fila mi aveva fatto desiderare di cantare alcuni mantra che mi erano stati insegnati durante l’infanzia.
Quando raggiunsi il sanctum del tempio, provai una grande emozione. Dopo la breve visione standard della Divinità, Sri Balaji, ero stato spinto fuori dal tempio dalle guardie e dalla folla e avevo abbandonato quel sentimento come un’emozione sentimentale dovuta alla stanchezza. Ora guardando il monaco con la Bhagavad-gita Così Com’è, orgogliosamente tirai indietro la testa e chiesi “Quanto?” “Qualcuno ha già fatto una donazione per questi libri; puoi prenderne uno,” rispose umilmente il monaco. “Davvero? Gratis?” chiesi, stupito del fatto che non era lì per prendere del denaro. “Sì,” rispose, guardandomi da capo a piedi. “Per te è gratis.” Mi sentii insultato dal fatto che non volesse il mio denaro. Afferrai il libro dalla sua mano, lo infilai nella borsa e me ne andai alla svelta, senza neanche guardarlo per dirgli grazie.
Leggerò questo libro, pensai, per trovare tutti gli errori che contiene e la prossima volta dimostrare a qualsiasi tipo con la testa rasata che incontrerò che sta sprecando il suo tempo con tutto quell’abracadabra religioso. Gli dirò che se veramente vuole avere successo nella vita, posso mostrargli come fare. Per alcuni giorni toccai appena il libro, lo sfogliai un po’, ma ero deluso di non aver trovato immediatamente degli errori. Molte settimane dopo iniziai a leggerlo, ma non riuscivo a superare l’ostacolo dei nomi, dei pensieri, delle idee e dei concetti che emergevano da quelle pagine. Decisi di leggere prima solo la traduzione, poi il sanscrito parola per parola, nella speranza di trovare sicuramente degli errori nella traduzione, orgoglioso come ero di quel poco di sanscrito che avevo studiato.
Frustrato nel mio sforzo di trovare degli errori, mi rassegnai a leggere la lunga “spiegazione”. Pensai di aver trovato un errore, ma non potendo parlarne con un monaco con la testa rasata, persi la traccia di questo “errore” e continuai a leggere, pensando che avrei semplicemente letto tutto il libro riservandomi il giudizio a quando l’autore avesse avuto la possibilità di dire quello che voleva. In tutto pensavo di aver trovato tre o quattro errori, alcuni più lievi di spelling, forse qualche errore di grammatica, ma niente di ciò che avevo sperato, niente per cui potessi cambiare completamente questa filosofia e sconfiggere in una discussione uno di questi monaci. Deluso, smisi di leggere.
Molti mesi dopo pensai che avrei potuto leggere nuovamente il libro, visto che non era poi così male. Infatti anche se non lo volevo ammettere, sentivo una certa attrazione per quel libro. Perciò lo lessi una seconda volta, poi lo lessi una terza, una quarta e una quinta volta e continuai a leggerlo molte volte e la mia attrazione continuava a crescere, ma non facevo molto per agire sulla base di quello che leggevo. Continuai il mio lavoro, attaccato ai miei amici e alla mia vita materialistica, cambiai lavori, cambiai città, andai da un continente a un altro, ma quasi ovunque andassi, anche la mia Bhagavad-gita veniva con me. Non sapevo di essere stato stregato dal più potente mago che si possa immaginare: Krishna.
Il Matrimonio e una Visita al Tempio
Alcuni anni dopo feci visita alla mia intima “amica di penna” (da sei anni) a Durban in Sud Africa. Volevo sposarla e mi recai dai suoi genitori per chiedere il loro consenso. Uno dei primi posti in cui lei mi portò fu il tempio ISKCON di Durban al Bhaktivedanta Swami Circle. Quando entrammo nel tempio fui nuovamente sopraffatto da una strana emozione, un sentimento molto rassicurante, come se entrassi in casa mia. Non ero sicuro se fosse per il tempio che stavo visitando o per la persona con cui ero, ma l’intensa emozione dell’incontro con la ragazza che presto avrei sposato sopraffece tutto questo e in seguito le parlai appassionatamente degli errori delle religioni organizzate.
Alcuni anni dopo, mentre continuavamo a fare insieme il viaggio della vita, ci spostammo a Toronto in Canada e l’appartamento che prendemmo in affitto era a pochi passi dal tempio degli Hare Krishna. Ci andammo alcune volte di domenica, rimanendo imbarazzati in fondo al tempio mentre le persone che lo frequentavano regolarmente stavano insieme, cantavano e danzavano. Un pomeriggio mentre passeggiavamo lungo Yonge Street, vedemmo delle strane forme rosse in fondo alla strada seguite da una grande folla. Non so perché eravamo così eccitati, ma riconoscemmo i carri del Rathayatra e ci affrettammo a raggiungere la processione. Mi ricordai che si dovevano tirare le corde, così tutti e due le tirammo per un certo tratto.
Poi seppi che la processione stava andando verso Center Island, un’area a parco. Non c’eravamo mai stati, perciò fu un piacere andare sull’isola, vedere le tende colorate, mangiare un pasto delizioso, assistere ai programmi culturali, vivere in quell’atmosfera e fare la fila per un piatto di cibo squisito. Con il passare del tempo cominciai a fare collegamenti tra quello che negli anni avevo letto nel libro e quello che facevano queste persone. “Sì,” pensai, “questi sono sinceri seguaci di Krishna.” Mentre coloro che frequentavano regolarmente iniziarono a vedermi sempre più spesso al tempio, alcuni di loro cominciarono ad insistere perché iniziassi a cantare Hare Krishna, ma io non li ascoltavo.
Circa in quel periodo, Bhaktimarga Swami, il leader dell’ISKCON di Toronto, cominciò a telefonarmi perché prendessi parte a spettacoli diretti da lui. Recitai in molti ruoli semplici: un servitore, un rishi, una delle teste di Ravana, un demone dell’esercito di Ravana, un albero, un fiume, un cavallo e così via. In quello stesso periodo, a una festa della domenica incontrai un oratore ospite, che parlò del canto e disse che aveva un Internet e-course dove chiunque poteva porre domande e ricevere risposte. Come imprenditore di software ero davanti al computer quasi tutto il giorno, perciò cominciai a leggere e a fare domande online. Alcune domande erano quasi offensive, ma quel gentile insegnante sembrava che non si sentisse offeso ed ebbe molta pazienza.
Disse che per realizzare la conoscenza avrei dovuto cantare Hare Krishna, ma era troppo diffcile e in ogni modo pensai di non poterlo fare in modo appropriato. Consigliava di cantare sulla corona e per caso avevo dei grani di sandalo, 108 su un filo, con cui cominciai a cantare un giro al giorno, solo nei giorni feriali. Con l’andare del tempo sentii che nei fine settimana qualcosa mi mancava, perciò li cantai anche in quei giorni. Dopo un po’ passai ai grani di Tulasi. Pian piano cominciò a non piacermi più mangiare fuori e volevo offrire il cibo a Krishna prima di rispettarlo e per questo il cibo diventava più saporito.
Una Dura Transizione
Ci fu un periodo di grande confusione quando il nostro stile di vita si scontrò con gli insegnamenti della Bhagavad-gita, con le indicazioni del mio guru via Internet e con quello che dicevano gli oratori alle feste della domenica. Talvolta seguivo le loro istruzioni, altre volte no. Quando non lo facevo era perché ero troppo attaccato alle vecchie abitudini o perché volevo continuare a seguire le regole della società o perché ero troppo timido per dire le mie prefenze alle persone o perché volevo mantenere la mia “immagine”. Poi, senza preavviso vennero tempi difficili, e all’improvviso non ci fu più denaro a sufficienza. I soci d’affari si dileguarono, i colleghi cominciarono a non mostrarmi più rispetto e mia moglie ed io non potevamo più permetterci di fare tutto quello che facevamo prima.
In mezzo a tutte queste difficoltà, sembrò che le parole della Bhagavad-gita assumessero un significato nuovo e più pressante, il nostro canto progressivamente s’intensificò e i devoti del tempio ci trattarono con sempre maggior gentilezza e compassione. Sembrava che l’unica cosa che potevamo permetterci di fare fosse quella di andare al tempio e così facemmo. Ancora una volta Krishna ci attirava più vicino a lui. Le domande al mio guru via Internet, Sankarshana Dasa Adhikari, diventarono sempre più personali e un giorno gli feci una domanda particolarmente offensiva a cui egli rispose chiaramente che potevo scegliere se essere un credente o un miscredente; ora la scelta era mia.
Allora mi resi conto che dovevo fare una scelta: accettare veramente ciò che diceva la Bhagavad-gita o seguire il mio vecchio modo materialistico di vivere. Quando diventammo più determinati nella coscienza di Krishna, cominciarono ad accadere cose straordinarie e finirono anche le preoccupazioni per la mancanza di denaro. Anche quando il denaro cominciò ad affluire di nuovo, non fummo più attratti dal nostro vecchio modo di spendere. Infatti, seguendo le istruzioni del mio guru cominciai a sviluppare un grande interesse per la distribuzione dei libri di Srila Prabhupada, la stessa attività che il brahmacari delle strade di Mumbai faceva dodici anni prima. (Oggi, talvolta do i libri per pochi soldi o per niente, in ricordo del grande favore che quel brahmacari mi aveva fatto.)
Iniziai ad avere un ruolo più attivo nei servizi del tempio, imparai ad indossare il dhoti, mi unii al gruppo del kirtana come musicista, presi parte ai festival locali e partecipai a molti altri festival in tutto il mondo. La nostra vita divenne così piena di attività come non avremmo neppure sognato cinque anni prima. Allora, dopo una profonda riflessione, chiesi l’iniziazione spirituale al mio guru via Internet, Sriman Sankarshana Dasa Adhikari e nel maggio del 2011, dodici o tredici anni dopo quell’incontro fatale con il gentile brahmacari nelle strade di Mumbai, ricevetti l’iniziazione dal mio maestro spirituale ad Austin nel Texas.
Penso spesso a quell’anima gentile, a me sconosciuta, il mio grande benefattore, con cui ho un immenso debito di gratitudine, per aver avuto la compassione di offrirmi la Bhagavad-gita, nonostante avessi avuto un atteggiamento offensivo verso di lui. Ora so che in quella strada egli era il ricco ed io il mendicante. Quel giovane aveva scelto la via giusta mentre io ero caduto nella vita materiale e ogni giovane dovrebbe emulare quel grande, umile devoto. Se mai lo rivedessi, non so come potrei esprimergli la mia gratitudine.
Il minimo che potrei fare sarebbe di sdraiarmi completamente a terra per afferrargli i piedi e chiedergli perdono per i miei pensieri e le mie parole arroganti e offensive, ma mi rendo conto che quell’anima umile non mi permetterebbe di fare niente di simile.
Penso invece di fargli piacere continuando a distribuire quello che mi aveva dato e aiutando in ogni modo immaginabile a inondare questo pianeta con il messaggio di Krishna. Da passante sprezzante a discepolo iniziato, che lungo e meraviglioso viaggio è stato!
Mahabhagavata Dasa vive con sua moglie a Toronto in Canada dove fa l’imprenditore di software ed è vicepresidente di una importante società di software. È un membro attivo della congregazione ISKCON di Toronto.
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