Domande:
Caro Manonatha Prabhu, finalmente mi è venuto in mente il capitolo ed il verso della Bhagavad Gita, sul quale volevo porti una domanda.
Debbo innanzitutto dirti che l’argomento riguarda la predica… Mi sono fatto le mie idee al riguardo, e penso che la predica andrebbe fatta solo ed esclusivamente quando si raggiunge una forte “fede” ed una pratica intensa e pressochè inamovibile… Altrimenti, sempre secondo me, la predica puo’ ritorcersi contro e sconvolgere ed abbattere la germogliante e debole piantina della devozione appena nata..
All’inizio, pur praticando, ci si trova in mezzo a dubbi, incertezze, ecc., e talvolta, pur seguendo gli insegnamenti di un maestro si possono nutrire comunque delle perplessità o si possono avere dei “residui” non “digeriti” o non “assimilati” riguardo agli insegnamenti avuti. Perchè, allora, ritengo che la predica sia e possa essere dannosa per il devoto non ancora “forte”? Perchè quando si predica ci si trova davanti a persone che ti fanno obiezioni, che ti mettono davanti a incoerenze o “buchi”, almeno apparenti, della filosofia… e questo non solo puo’ “smontare” qualsiasi tentativo di far capire all’altro la convenienza di praticare la c.d.K., ma addirittura puo’ far breccia dentro la nostra flebile piantina devozionale in crescita e distruggere la nostra stessa devozione… .ovvero un clamoroso quanto gigantesco autogol….
Del resto, e qui era il nocciolo della domanda, anche nella Bhagavad Gita, al cap. 3, verso 29, Krishna dice:
“Sviati dalle tre influenze della natura materiale, gli ignoranti si impegnano a fondo in attività materiali e vi si attaccano, ma il saggio non dovrebe distorglieli, anche se questi doveri sono inferiori, data la mancanza di conoscenza di chi li compie”
Quindi, secondo questo verso, non bisognerebbe “distogliere” i materialisti dalle loro attività… questo sembra contrastare con l’attività di predica…
Nel suo commento, Srila Prabhupada dice:
“…..Gli uomini ignoranti non possono apprezzare le attività della coscienza di Krishna, percio’ Krishna consiglia di non turbarli e di non perdere cosi’ del tempo prezioso. Ma i devoti del Signore sono piu’ benevoli del Signore stesso, perchè comprendono i Suoi piani. Perciò essi affrontano ogni rischio pur di avvicinare gli ignoranti e impegnarli nelle attività della coscienza di Krishna, che sono attualmente necessarie per l’uomo”…
Ecco, la parte in cui nel commento viene detto che i devoti sono piu’ benevoli del Signore e quindi fanno cio’ che in pratica qui viene sconsigliato di fare, mi ha lasciato un po’ (anche piu’ di un po’) perplesso…..
Cosa puoi spiegarmi al riguardo? Grazie
Atmarama
Risposte
Caro Atmarama,
e’ necessario capire bene le accezioni di queste parole e di questi concetti.
Bisogna capire cosa vuol dire predica e a cosa si riferivano le spiegazioni di Sri Krishna e di Srila Prabhupada, e i rispettivi contesti.
Prima di tutto “predica” vuol dire comunicazione di una propria esperienza agli altri. Quando questa e’ positiva viene naturale raccontare agli altri cosa gli sta succedendo.
E’ la cosa piu’ naturale al mondo. Trovo una bella cosa, mi sento contento, lo dico anche agli altri.
In accordo al proprio avanzamento spirituale, cioe’ secondo quanto positiva e’ al presente questa esperienza, uno ha voglia di “predicare”, cioe’ di raccontarla agli altri. Questo avanzamento spirituale va di pari passo con la preparazione filosofica.
Per essere piu’ precisi, non tutti i devoti avanzati hanno lo stessa capacita’ di insegnare, pero’ e’ sicuro che ogni devoto avanzato, nel proprio modo, ha una maniera di predicare che funziona bene.
Chi con le parole, chi con l’esempio, chi col canto, chi con la propria energia spirituale e cosi’ via.
Tuttavia anche coloro che non sono molto avanzati spiritualmente possono e devono predicare.
Prima di tutto perche’ la predica da’ benedizioni e secondo perche’ e’ solo insegnando che si impara a insegnare.
Certo uno che ha dubbi forti e che non e’ molto preparato filosoficamente non potra’ dare conferenze nelle universita’ o a una platea di brahmana eruditi, ma qualcosa puo’ sempre dire e fare.
Ad esempio puo’ fare predicare chi sa piu’ di lui. Distribuendo libri, ad esempio. Oppure aiutando in qualche modo chi predica. Oppure trattando di spiegare qualcosa, premettendo onestamente che lui e’ ancora uno studente e che puo’ dire solo qualcosa.
Mi ricordo quando eravamo giovani fisicamente e spiritualmente all’inizio di una spiegazione dicevamo spesso “senti, io sono solo un discepolo, il maestro e’ un altro. Scusa se dico inesattezze o se non sapro’ risponderti a tutto.”
Anche questa innocenza va bene. Non e’ necessario essere scienziati per essere ascoltati e apprezzati. Basta essere onesti. Cioe’ non porsi per qualcuno che non si e’.
Al riguardo del verso 3.29 della Bhagavad-gita, appare chiaro che chi ha troppi desideri materiali non ha altra scelta che seguire il sentiero chiamato “preya”. Preya si riferisce a una cosa che “piace al momento”. Indipendentemente dal risultato funesto, lo sciocco persegue il proprio piacere senza curarsi del risultato finale.
Quando i desideri materiali sono esagerati, il sentiero della gratificazione dei sensi e’ l’unico possibile per lui. Attraverso le esperienze che ne derivano soffre, diviene frustrato e alla fine abbandona questa vita insensata. Cosi’ costui va a cercare la liberazione dalle sofferenza materiali e la felicita’ spirituale.
Il saggio non disturba tale materialista perche’ capisce che per quella persona e’ l’unico sentiero possibile al momento. Se lo distogliesse otterrebbe l’effetto contrario di allontanarlo da Krishna a causa di offese.
Per questa ragione a volte il Guru allontana da se’ il discepolo.
Per questo una parte dei Veda insegna una via di regolata gratificazione dei sensi.
Se pero’ un Maestro spirituale esperto vede che un materialista – se aiutato un po’ – potrebbe giungere a un bivio e scegliere la direzione giusta, allora gli predica forte e lo risveglia dal torpore.
Questo predicatore sa che non sara’ facile per quel materialista farcela, pero’ vede la possibilita’ e misericordiosamente lo aiuta – quasi lo spinge a forza – verso il fine desiderato (sreya).
Percio’ tutte e due le versioni – quella di Sri Krishna e quella di Srila Prabhupada – sono corrette.
:: Manonatha Dasa (ACBSP) ::
Domanda successiva:
Non so se è l’ora tarda che toglie un po’ di lucidità (di per sè già pochina..), ma ci sono alcuni aspetti che Ti chiederei di chiarire meglio..
quando uno va a far predica non sa se si trova davanti un materialista esagerato o meno (cioè di quelli da lasciar perdere) non c’è questa distinzione in partenza.. quindi l’ingiunzione di Krsna di non disturbarli rischierebbe di non essere rispettata…
e poi magari se Puoi chiarirmi meglio il discorso delle obiezioni… chi obietta al messaggio di predica potrebbe farlo con motivazioni che potrebbero essere talmente forti per noi da trasformarsi addirittura in “nostre obiezioni interiori”… un “trojan” in gergo informatico…..
questo era.. Grazie
Risposta:
Citazione:
quando uno va a far predica non sa se si trova davanti un materialista esagerato o meno (cioè di quelli da lasciar perdere) non c’è questa distinzione in partenza.. quindi l’ingiunzione di Krsna di non disturbarli rischierebbe di non essere rispettata…
Quando uno predica a una persona che non conosce lo fa spiegando le cose di base. Quelle non ricadono nella categoria delle cose che non si devono spiegare.
In Kali-yuga la gente non ha la comprensione immediata degli uomini di altre ere. La filosofia quando spiegata ha un effetto piu’ ritardato.
Un predicatore esperto, che fa questo da anni, dopo poche battute capisce a che punto sta la persona e cosa puo’ dirgli.
Concetti come “non siamo questo corpo”, “dio esiste” eccetera, sono concetti elementari che possono tranquillamente essere spiegati a tutti sempre.
Un esempio e’ la Bhagavad-gita stessa. Krishna ha parlato quella conoscenza davanti a centinaia di milioni di persone, molti delle quali non erano esattamente devoti. Pero’ Srimad-Bhagavatam non e’ stato parlato in pubblico, ma solo davanti a Brahmana e Rishi. Mentre la maggior parte dei lila di Sri Caitanya a Navadvipa erano pubblici, quelli a Jagannatha Puri non lo erano.
Percio’ ci sono cose che possono sempre essere dette, altre che possono essere dette davanti a persone qualificate.
Citazione:
e poi magari se Puoi chiarirmi meglio il discorso delle obiezioni… chi obietta al messaggio di predica potrebbe farlo con motivazioni che potrebbero essere talmente forti per noi da trasformarsi addirittura in “nostre obiezioni interiori”… un “trojan” in gergo informatico…..
Il rischio c’e’ sempre. Per questo si consiglia di associarsi con devoti e non con materialisti.
Chi e’ passibile di diventare vittima di chi si voleva salvare, e’ meglio che predichi in modo indiretto.
Questa è una sezione del libro “Il Microfono di Dio”, in lingua italiana.
Per acquistare il libro completo, clicca qui sopra
Post view 336 times