Con l’approvazione di tutti gli altri, e dopo avere assunto le sembianze di un asceta, Hanuman si diresse verso il luogo dove erano Rama e Laksmana. Li salutò.
“Come state?” disse. “Spero che tutto vada per il meglio nella vostra vita e che la fortuna vi sorrida sempre.”
Rama offrì rispettosi omaggi a colui che credeva un asceta e gli rispose che la fortuna in quel periodo non era stata molto benevola con loro.
“Chi siete?” riprese Hanuman. “Da quale famiglia provenite? E cosa fate su queste colline, dimora dei nobili Vanara, virtuosamente guidati dal valoroso Sugriva?”
“Io mi chiamo Rama,” rispose, “e questo è mio fratello Laksmana. Siamo principi in esilio e nostro padre era il re di Ayodhya, Dasaratha. Siamo qui proprio per conoscere Sugriva e per fare amicizia con lui. Lo conosci? Sai dove si trova?”
Quando Hanuman sentì che quel nobile giovane che gli era di fronte era il famoso Rama di cui aveva sentito parlare così tante volte e che segretamente adorava come sua divinità, non riuscì più a contenere la gioia. Abbandonò le sembianze di asceta, riprese le sue fattezze naturali e si gettò ai piedi di Rama.
“Finalmente ho potuto conoscerti, guardarti, ascoltare le tue parole. Io sono Hanuman, uno degli assistenti di Sugriva. Egli è qui per paura di suo fratello, in questa foresta, ed è sempre diffidente con chi non conosce. Venite, vi porterò da lui.”
Rama sorrise di cuore. Era felice di aver trovato Sugriva così presto. Tranquillizzò ancora Hanuman.
“Non dovete aver paura di noi. Non siamo i sicari di nessuno. Siamo venuti solo per fare amicizia con il vostro re.”
Questa è una sezione del libro “Il Ramayana”, in lingua italiana.
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