Era ora di ripartire. Sita era stata ritrovata sana e salva, l’aveva incoraggiata; inoltre aveva visto Lanka, le sue fortificazioni, e il numero degli avversari. Ma aveva bisogno di conoscere anche la loro forza individuale, il loro valore in combattimento. E soprattutto voleva incontrare Ravana. Decise di abbandonare l’incognito e di dare battaglia. Assunse così una forma gigantesca e attaccò con violenza i guardiani del giardino, uccidendoli. In pochi minuti distrusse l’intero giardino Ashoka. L’allarme corse per la città e Ravana fu avvertito dell’accaduto.
Informato della presenza di un nemico a forma di scimmia, Ravana mandò il potente figlio di Prahasta a eliminarlo, ma dopo un breve combattimento Hanuman lo uccise. E continuò a distruggere le foreste circostanti e poi anche il santuario. Durante l’opera di devastazione uccise molti soldati che tentarono di opporglisi. Usando un enorme pilastro di marmo, Hanuman massacrò gli altri sette figli di Prahasta insieme ai soldati che li seguivano.
Era terribile. Si muoveva con una velocità impressionante ed era difficile persino vederlo. La forza dei suoi colpi, poi, era così grande che nessuno sopravviveva al primo. Terrorizzati, molti Raksasa fuggirono. E man mano che le notizie delle sconfitte arrivavano, Ravana era sorpreso e sdegnato. Tanti bravi combattenti sconfitti da una scimmia! Mandò persino uno dei suoi figli, il potente principe Aksha, ma anche lui fu ucciso. Stanco di quei massacri, Ravana convocò Indrajit, il suo figlio maggiore, che corse nel luogo dove Hanuman era ancora impegnato in una massiccia opera di distruzione, e divampò un terribile duello. Ma il virtuoso Vanara aveva deciso che era ora di vedere il re in persona e si lasciò catturare. Legato e trascinato con forza, fu condotto alla presenza del crudele Raksasa.
Questa è una sezione del libro “Il Ramayana”, in lingua italiana.
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