“Cosa succede ad Ayodhya?” chiese Rama. “Spero che tutti godano di buona salute e che siano felici sotto il governo di un re così giusto come mio padre.”
A quelle parole Bharata si senti sopraffatto dal dolore e non poté replicare subito. Rama lo guardò ansiosamente. L’espressione disperata del fratello parlava da sé.
“Nostro padre, il virtuoso re Dasaratha,” rispose poi, “è asceso ai pianeti superiori, incapace di sopportare il dolore di essere separato da te.”
Rama fu folgorato da quella notizia. Nascose il viso fra le mani e pianse amaramente. Per lunghi istanti nessuno parlò.
“Ora il regno di Ayodhya è senza un re,” continuò Bharata, “e tu sei l’erede di diritto. Il popolo ha bisogno di te e non aspetta altro che il tuo ritorno. So che hai promesso a nostro padre di restare per quattordici anni nella foresta, ma ora lui è morto. Torna ad Ayodhya e io prenderò il tuo posto qui, cosicché nostro padre non dovrà soffrire per non aver potuto mantenere l’impegno.”
Negli occhi di Rama un lampo di decisione.
“No,” rispose. “Io ho promesso a nostro padre di restare nella foresta per quattordici anni e così farò. Torna tu ad Ayodhya e governa al mio posto. Quando il periodo sarà trascorso io tornerò a riprendere il trono.”
A nulla valsero le insistenze: Rama non voleva tornare.
“Sapevo che avresti voluto mantenere il voto,” disse Bharata alla fine. “Allora se proprio non vuoi tornare, almeno calza questi sandali che ho portato. Saranno posti sul trono e io governerò in tuo nome, abitando in una capanna alla periferia della città.”
Rama acconsentì e poco dopo Bharata prese il cammino del ritorno. Ma il suo cuore era gonfio di tristezza.
Gli asceti della collina, allarmati dall’arrivo di numerosi Raksasa, partirono tutti, lasciando Citrakuta desolata. Senza quei saggi il posto non era più attraente come prima e anche per questo Rama decise di spostarsi.
Prima di partire andarono a trovare il saggio Kanva, che abitava nelle vicinanze. Poi chiesero le benedizioni al santo Atri che era fra i pochi rimasti a Citrakuta con la moglie Anasuya. Sita si appartò con la santa donna e le raccontò la storia della sua vita e del suo incontro con Rama. Poi il virtuoso principe decise di entrare in quella parte della foresta dove, a detta degli eremiti, vivevano numerosi e crudeli Raksasa. Incuranti del pericolo Rama, Laksmana e Sita entrarono nella foresta.
Questa è una sezione del libro “Il Ramayana”, in lingua italiana.
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