I Naga, venuti a conoscenza delle intenzioni di Janamejaya, si informarono circa le autentiche possibilità di pericolo che avrebbero potuto correre.
Le notizie che ricevevano non lasciavano presagire nulla di buono; egli aveva infatti invitato a presiedere alla cerimonia i più potenti Brahmana del mondo, e quindi vi erano solide possibilità che il sacrificio sortisse pieno effetto. Si sentirono persi e un senso di terrore si insinuò anche nell’animo dei più coraggiosi. Così, desiderando trovare un rimedio, si precipitarono dal loro Re per metterlo al corrente di tutto.
“Fratelli,” rispose loro Vasuki, “dovete sapere che i più anziani fra di noi sapevano già da tempo che un momento di simile crisi sarebbe prima o poi giunto e che presto o tardi avremmo dovuto difenderci dal pericolo reale di una completa distruzione della nostra specie.
“Noi siamo degli esseri empi, invidiosi, e ci serviamo del nostro veleno per uccidere anche quando non siamo minacciati. Già i nostri progenitori si erano macchiati di gravi colpe e per questo, in diversi momenti della storia, siamo stati maledetti a perire tutti in un grande fuoco distruttore. Agli albori della nostra stirpe abbiamo scatenato le ire di nostra madre; col trascorrere del tempo ci siamo inimicati molti grandi saggi, come Uttanka e il potente Ruru; e tutti indistintamente hanno invocato il castigo divino contro di noi. Ma è bene che vi racconti quel che è accaduto molti millenni fa.
“Il nostro progenitore, il saggio Kashyapa, sposò le figlie di Prajapati Daksha, tra le quali Kadru e Vinata. Ambedue erano particolarmente ansiose di avere dei figli, per cui Kashyapa disse loro:
“Care mogli, voi avete fatto molto per me e poiché io desidero rendervi felici, vi prometto che ambedue procreerete molto presto. Inoltre voglio offrirvi la possibilità di scegliere tra una prole numerosa ma non molto potente e una caratterizzata da pochi figli ma eccezionalmente forti.”
“Kadru scelse la prima possibilità, Vinata la seconda.
“Negli anni che seguirono Kadru generò la nostra stirpe, mentre l’altra dovette attendere a lungo prima di poter concepire.
“Durante quel periodo di attesa, un giorno, mentre erano a passeggio sulle rive dell’oceano, le due donne videro da lontano un fantastico cavallo bianco che correva come il vento. Estasiate da tanta eleganza e fierezza di portamento, le mogli di Kashyapa cominciarono a commentarne le fattezze perfette. Tuttavia dopo un pò quella che era cominciata come una semplice conversazione finì con lo sfociare in una discussione dai toni alquanto accesi.
“Kadru infatti sosteneva di aver scorto sulla coda del superbo animale dei peli neri, mentre Vinata si dichiarava sicura di averla vista completamente bianca e immacolata. La polemica divenne così forte che alla fine, pur di non cedere, le due donne si ritrovarono a scommettere:
“Domani andremo a cercarlo e vedremo da vicino chi ha ragione. La perdente diventerà la schiava dell’altra a vita.”
“La notte Kadru non riuscì a dormire. Placata la foga del momento, cominciava a dubitare di aver ragione e solo all’idea di diventare la schiava di Vinata si sentiva fremere dalla paura. Così chiamo’ i suoi figli, i Naga, e disse loro:
“Miei cari, credo di aver commesso un’imprudenza a scommettere con Vinata e ho paura che abbia avuto ragione lei a dire che la coda di quel cavallo è interamente bianca. Ma io non voglio trascorrere la mia vita al suo servizio, per cui vi prego, andate a cercare quell’animale e confondetevi fra i peli della sua coda, in modo che io non debba pentirmi di aver agito troppo a cuor leggero.”
Questa è una sezione del libro “Maha-Bharata Vol. 1”, in lingua italiana.
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