I Vanara passarono la notte a curare i feriti. Risollevati ed entusiasmati per lo scampato pericolo, la mattina seguente sferrarono un attacco veemente alle mura della città, e in più punti riuscirono a penetrare all’interno. La battaglia fu feroce: migliaia di corpi mutilati lastricarono il terreno. I Vanara entrarono nella città ed iniziarono l’opera di distruzione. Il fuoco divampò ovunque, bruciando centinaia di case. Devastata dal fuoco e dai numerosi e potenti Vanara, Lanka assunse un aspetto spettrale. Molti Raksasa cominciarono a fuggire, tentando di salvarsi la vita.
Ravana, sempre più fuori di sé dalla frustrazione, mandò avanti i suoi più forti guerrieri, ma furono tutti sconfitti. Angada uccise Kampana e Prajangha, Dvivida Sonitaksha. Mainda uccise Yupaksha e Sugriva Kumbha.
Dopo un feroce duello, Hanuman riuscì ad eliminare uno dei figli di Kumbhakarna, il poderoso Nikumbha. La battaglia continuò feroce e violenta.
Trascinati dal destino ineluttabile, i Raksasa erano puntualmente sconfitti.
Indrajit sconfitto
Le ultime notizie che arrivarono a Ravana erano intollerabili. E chiamò allora il figlio maggiore. Indrajit traeva gran parte della sua forza da malefici sacrifici neri che celebrava giornalmente.
Dopo aver terminato una delle sue cerimonie, ricomparve sulla scena. Vedendolo, i Vanara furono terrorizzati e fuggirono. Rama guardò suo fratello.
“Non c’è nulla da fare. Fintanto che Indrajit è vivo non possiamo vincere questa guerra,” gli disse. “Guarda: dopo aver fronteggiato guerrieri fortissimi, tutti fuggono quando Indrajit si mostra. Incute terrore a tutti. Dobbiamo trovare la maniera di sbarazzarcene subito.”
E proprio mentre Rama parlava, in un colpo solo migliaia di Vanara caddero morti, e gli stessi fratelli furono feriti gravemente. Ordinarono una ritirata per cercare la maniera di porre fine alla continua minaccia che Indrajit rappresentava.
In realtà Indrajit, che ancora non aveva ultimato un diabolico sacrificio che lo avrebbe reso praticamente invincibile, voleva guadagnare tempo. Per scoraggiare i suoi nemici creò un’immagine vivente di Sita e di fronte a tutti la decapitò. I Vanara, vedendo quella scena crudele e sentendo i terribili ruggiti di Indrajit, fuggirono da ogni parte. Hanuman riunì l’esercito in fuga e rilanciò l’offensiva. Ma Indrajit non c’era più: si era defilato, aveva rapidamente raggiunto il santuario di Nikumbhila e si preparava a procedere con le sue cerimonie.
La notizia della morte di Sita arrivò a Rama. Non poteva crederci. Sita uccisa da Indrajit? Rama credette che fosse arrivata la fine. Laksmana, fuori di sé, gettò un grido di rabbia.
“Oggi io distruggerò tutti i Raksasa dell’universo!”
E preparò le sue armi. Ma Vibhisana, aiutando Rama a riaversi, lo fermò.
“Rama, Laksmana, non cadete nel tranello,” disse ai due fratelli. “Quella forma che è stata uccisa non era Sita. Ravana non permetterebbe mai una cosa simile. Indrajit ha escogitato questo trucco diabolico solo per guadagnare tempo. Sono sicuro che in questo momento si trova a Nikumbhila per terminare qualche sacrificio. Ascoltatemi: non dobbiamo lasciarglielo terminare. Se riusciamo ad interromperlo potremo ucciderlo. Manda Laksmana con me, io gli mostrerò la strada per il santuario. Poniamo fine alla vita di questo essere malvagio.”
Questa è una sezione del libro “Il Ramayana”, in lingua italiana.
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