Tuttavia, nonostante avesse tutte le opulenze che un uomo e un re potessero desiderare, Dasaratha non era felice. La ragione: non riusciva ad avere figli. Lui aveva tre mogli, Kausalya, Sumitra e Kaikeyi, tre donne di nascita nobile e dal cuore virtuoso, ma che senza alcun motivo apparente non riuscivano a dargli figli. Un giorno il re convocò i suoi consiglieri.
“Miei cari, voi conoscete il problema che mi assilla da tanto tempo. E’ come una spina nel fianco che non dà pace né a me né alle mie mogli. E non sono riuscito a capire il perché io non riesca ad avere figli. Il tempo corre ed io non vorrei avvicinarmi troppo alla vecchiaia prima di aver colto i frutti della vita. Vorrei sapere da voi se nei Veda sono previsti dei sacrifici al fine di propiziare i Deva. E’ possibile fare qualcosa per risolvere questo problema? Voi siete tutti eruditi e avete studiato le scritture in tutti i loro particolari. Sono certo che se qualcosa può essere fatto voi ne sarete a conoscenza.”
“Buon re,” disse Vasistha, come portavoce di tutti gli altri, “certamente esiste un sacrificio che può propiziarti i Deva, e sono sicuro che essi soddisferanno il tuo desiderio. Questo sacrificio è l’Asvamedha. Sono certo che se lo farai, presto otterrai un figlio che corrisponderà esattamente ai tuoi migliori desideri.”
Ne discussero a lungo. Alla fine tutti furono concordi sulla necessità di celebrare l’Asvamedha-yajna.
Il giorno dopo Sumantra, rivolgendosi al re mentre discutevano della preparazione del sacrificio, volle raccontare una storia.
Rishyasringa
“Vorrei raccontarti la vecchia storia di come Sanat-Kumara predisse che un grande re sarebbe apparso nella tua dinastia e che sarebbe stato tuo figlio. Sanat-Kumara disse:
“Kasyapa ha un figlio, Vibhandaka, il quale a sua volta avrà un figlio che si chiamerà Risyasringa. Il giovane sarà un gioiello di eremita, con tutte le migliori qualità di un rinunciato, e osserverà con precisione e devozione tutti i più severi voti della vita di un brahmacari. E ci sarà un re chiamato Lomapada che commetterà delle atrocità, e a causa di queste il suo regno sarà colpito da una terribile siccità. I suoi sudditi patiranno molti stenti. La calamità, gli sarà detto, sarebbe cessata solo se il giovane saggio Risyasringa fosse venuto a visitare il suo regno. Così il re sarà costretto a mandare nell’eremo delle bellissime donne, esperte nell’arte della seduzione, per convincerlo a venire con loro, a seguirle fino alle terre di Lomapada.
“I saggi generalmente non amano visitare città affollate e chiassose, per cui Lomapada non vedeva altra soluzione che quella di attirarlo con l’inganno. E nel momento in cui Vibhandaka non sarà presente, le ragazze sedurranno l’ignaro asceta. Così Risyasringa verrà nel regno di Lomapada e la siccità terminerà. E per placare la rabbia del padre, Lomapada darà sua figlia Shanta in sposa a Risyasringa.”
(Sanat Kumara continuò la narrazione).
“Nella linea di Ikshvaku nascerà un re pio di nome Dasaratha, che sarà un grande amico di Lomapada. Egli avrà difficoltà ad avere figli, ma se farà eseguire il sacrificio Asvamedha a quello stesso Risyasringa, vedrà soddisfatto il suo desiderio.”
“Convoca dunque quel rispettabile santo,” concluse Sumatra, “e sii sicuro che grazie alla sua purezza otterrai certamente l’oggetto del tuo desiderio.”
Dasaratha fu felice di sentire che anche prima della propria nascita Sanat-Kumara aveva parlato di lui, e si convinse che quella era la strada da seguire.
Gli esperti cominciarono le preparazioni e dei veloci messaggeri furono inviati per invitare tutte le più grandi personalità del tempo. Il re non badò a spese, l’opulenza che fu vista in quel sacrificio era inenarrabile.
Lo yajna
E cominciò. Dasaratha e le sue regine al bordo dell’arena erano ansiosi e preoccupati per la riuscita finale, ma la fiducia verso il famoso asceta che guidava lo yajna era totale. Al cenno di Risyasringa, Dasaratha e le regine si sedettero di fronte al fuoco e il re disse a voce alta:
“Questo sacrificio è stato celebrato con la precisa intenzione da parte mia di avere figli, giacché un destino misterioso mi ha condannato a non averne. La mia dinastia non può interrompersi, per cui è necessario per me avere un successore.”
“O re virtuoso,” rispose Risyasringa, “il tuo desiderio sarà esaudito.”
Questa è una sezione del libro “Il Ramayana”, in lingua italiana.
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