Tempo fa, un sadhu dall’India ha definito Srila Prabhupada “il microfono di Dio”.
E’ vero che i puri devoti amplificano il messaggio divino e lo rendono udibile a tutti…
Qualche anno fa, in occasione della pubblicazione della nostra edizione del Maha-bharata, sono andato all’Ambasciata dell’India, proponendo all’ambasciatore di scrivere una breve prefazione del libro. Lui mi ha detto che non poteva farlo perche’ se lo facesse qualcuno potrebbe avere da ridire. Io gli ho risposto che il Maha-bharata non è un testo religioso, ma e’ una delle pietra miliari della cultura dell’India, e non una proprietà escusiva di nessuna religione. La sua risposta è stata che qualcuno è convinto che il Maha-bharata sia uno dei testi religiosi dell’induismo e che lui, rappresentante dell’India, stato laico per costituzione, non poteva esporsi.
Questo è lo stato attuale dei rapporti tra religione e secolarismo, un unico minestrone di ignoranza e pregiudizi.
Un uomo senza conoscenza di Dio puo’ essere definito essere umano con un certo imbarazzo. Se ci si pensa bene è qualcosa di più vicino all’animale, che trascorre la propria giornata e la prorpia vita ubbidendo agli propri istinti, senza riuscire né desiderare di porvi alcun controllo. Non può proporsi alcuna problematica esistenziale né capire se esistono altri modi di vivere e di essere. L’animale è prigioniero della propria natura e non puo’ liberarsene. Possiamo osservare che anche moltissimi uomini vivono così, schiavi del corpo e della mente, incapaci di controllarne gli istinti. Come si può parlare di libertà senza la pace che proviene dal distacco dalle esigenze prepotenti dei sensi? L’uomo non può essere felice finché è schiavo della propria struttura esterna, cioè il corpo e la mente, fatti di elementi materiali.
Ma l’uomo non è un animale. Chi lo dice non sa che questi ha una possibilità nella vita maggiore di quella dell’animale, che è quella di porsi domande e di agire al fine di risolvere le questioni fondamentali dell’esistenza. Appena l’uomo abbandona la propria bieca animalità, subito si chiede chi è. E un bisogno forte di conoscenza si insinua nel proprio essere, e questa necessità gli fa prendere coscienza che erano proprio quelle cose che prima riteneva fondamentali ad essere la causa della propria schiavitù. La domanda “chi sono io” si fa sempre più pressante man mano che aumentano le sofferenze causate dalla momentaneità e dall’illusorietà. Piu’ passa il tempo piu’ i traumi del presente si sommano a quelli del passato e si mischiano ai timori di quelli futuri. Così l’uomo chiede a Dio di fargli luce, di dirgli come stanno veramente le cose.
Quando questa preghiera diviene sincera e profonda, il Signore del cuore, Sri Krishna nella Sua forma di Paramatma, si manifesta nelle sue forme preferite: il Maestro spirituale, il Saggio e la Scrittura Rivelata. Troviamo nello Srimad-Bhagavatam (1.3.44) un verso bellissimo, molto poetico, che dice:
krsne sva-dhamopagate
dharma-jnanadibhih saha
kalau nasta-drsam esa
puranarko ‘dhunoditah
“Questo Bhagavata Purana è tanto brillante quanto un sole. Sorse poco dopo la partenza di Sri Krishna per la Sua propria dimora, accompagnato dalla religione, dalla conoscenza, eccetera. Coloro che hanno perso la visione a causa delle dense tenebre dell’ignoranza dell’era di Kali riceveranno luce da questo Purana.”
A.C. Bhaktivedanta Svami Prabhupada, uno dei più grandi maestri spirituale del secolo appena trascorso, nel suo commento a questo versetto fa una distinzione netta tra l’energia materiale e quella spirituale. Non che la prima sia illusoria e la seconda reale: tutte e due sono reali, perché energie del Signore Supremo. Sono diverse tra loro, hanno qualità distinte. Mentre la spirituale (antaranga-sakti) è eterna sia in essenza che nelle forme che assume, la materiale (bahiranga-sakti) è eterna nella propria essenza ma temporanea nelle propria manifestazione e nelle forme che assume. Da ciò ricaviamo la realizzazione che è impossibile ricavare alcuna felicità da questo mondo. Ciò per due ragioni: prima perché qualsiasi cosa ne trarremmo prima o poi svanirà, e secondo perché qualsisasi cosa riuscissimo a concludere non avrà mai la natura che interessa al nostro essere più intimo, che è spirituale.
Il brillante-come-il-sole Bhagavata Purana ci riempe di conoscenza e di realizzazioni. Srila Prabhupada va avanti nella spiegazione di questo verso e spiega che mai, in nessun momento, Sri Krishna diviene membro della congregazione del mondo materiale, neanche quando discende fra noi e si comporta in un modo apparentemente comune. Egli viene sempre accompagnato dalla sua energia interna (atma-maya) e quindi non viene mai a contatto con l’energia inferiore. Da ciò ne consegue che solo Sri Krishna o un puro devoto può pronunciare i principi di religione, proprio perché qualsiasi cosa essi facciano non risente mai dell’ambiente esterno materialistico.
I figli di Kali-yuga, nati in quest’era disgraziata, possono vincere lo stato di sofferenza solo applicando i principi di religione da loro enunciati. Riprendendo l’argomento della differenza tra uomo e animale, Srila Prabhupada nel suo commento al versetto menzionato dice cose forti:
“Essi in Kali-yuga, la presente era di discordie, sono ancor più ciechi. In Kali-yuga la popolazione è soltanto una edizione regale degli animali. Non hanno nulla a che fare con la conoscenza spirituale o vita religiosa divina.”
Dopo aver abbandonato questo corpo rischiano di tornare nelle specie inferiori, come quelle animali. Tutto ciò perché hanno perso il senno di cosa è veramente giusto.
Prima della Sua partenza Sri Krishna ha dotato di potere Sri Vyasadeva allo scopo di scrivere lo Srimad- Bhagavatam, e tanti altri puri devoti al solo fine di salvare le anime cadute dall’infernale illusione materialistica. Le Scritture, il Maestro spirituale e il Sadhu, la persona santa amplificano la voce di Dio e la rendono udibile a tutti.
Manonatha Dasa (ACBSP) Maggio 2000
Questa è una sezione del libro “Il Microfono di Dio”, in lingua italiana.
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