Riprese le armi con grande determinazione, Arjuna risalì sul suo carro da guerra.
Un silenzio ricco di attesa calò tra i soldati.
Poi i due eserciti si mossero dapprima con lentezza, poi aumentando gradualmente la velocità, fino a lanciarsi con decisione l’uno contro l’altro.
L’urto fu terribile.
Un frastuono assordante si udì particolarmente nel punto in cui Dusshasana aveva sferrato l’attacco, prontamente contrastato da Dhristadyumna.
Nonostante il rumore si levasse altissimo, si poteva distinguere nettamente il ruggito di Bhima, che era stato attaccato contemporaneamente da dodici dei fratelli di Duryodhana. Nel vedere il poderoso combattente oppresso da un nugolo di avversari assetati della sua vita, i cinque figli di Draupadi, Abhimanyu, Nakula e Sahadeva vennero in suo aiuto e il nemico fu ricacciato indietro. Erano passati solo pochi minuti che già era possibile capire cosa sarebbe stata quella battaglia: lo spettacolo di morte era tale da far rizzare i peli per il terrore.
Bhishma si ritrovò di fronte il battaglione capeggiato da Arjuna, e i soldati Kurava si resero immediatamente conto di cosa significasse avere di fronte il Pandava: l’arco Gandiva non si fermava un momento, le sue frecce erano fitte come le gocce di pioggia durante un tremendo temporale, e i soldati cadevano senza neanche accorgersi da chi o da cosa fossero stati colpiti.
In diverse parti dello sconfinato campo di battaglia si notavano fantastici duelli come quello fra Satyaki e Kritavarma, fra Abhimanyu e Brihadbala, e fra Yudhisthira e Salya. La battaglia infuriava sempre più, tanto che il tumulto divenne indescrivibile. In un inferno di armi che saettavano tra corpi umani e animali, e carri di varia foggia, l’ardore Kshatriya dei guerrieri si sfogò in tutta la sua violenza.
Uno dei punti più caldi si rivelò quello in cui Bhima si ritrovò di fronte il battaglione di Duryodhana; avendo finalmente davanti a sè l’odiato cugino, questi scese dal carro e, da solo, contando unicamente sulla mazza che portava sempre con sè, si scagliò contro i soldati che lo circondavano provocando il panico e la fuga generale.
Ma fra tutti, colui che stava causando il maggior numero di vittime era sicuramente il figlio di Ganga, che sembrava il fuoco della dissoluzione quando, alla fine del tempo concesso all’esistenza dell’universo materiale, brucia i mondi.
A causa sua i Pandava contavano, nel pomeriggio, pesanti perdite. Bhishma era stato incontenibile; ogni qualvolta veniva in contatto con le truppe avversarie, queste sembravano squagliarsi come il burro quando lo si accosta a un grande fuoco.
Abhimanyu, che osservava quella catastrofe da vicino, a un certo punto non riuscì più a tollerare la vista di cotanta distruzione e attaccò il vecchio e venerabile guerriero; il più giovane contro il più anziano. Il figlio di Arjuna, nato dall’energia di Soma, era un grandissimo combattente, per cui riuscì a ferire Bhishma, Salya e Kritavarma, facendo addirittura cadere la bandiera del carro dell’anziano; agitò così tanto le acque già tempestose della battaglia che i suoi soldati ripresero coraggio e speranza, e ritornarono ad affrontare il nemico con baldanza. Abhimanyu aveva dimostrato che Bhishma non era invincibile: tale riprova fu di fondamentale importanza per il morale delle sue truppe.
Le uniche perdite importanti che i Pandava quel giorno avevano subito, erano stati i due figli di Virata: il giovane Uttara e suo fratello Sveta, entrambi uccisi da Bhishma. I due ragazzi si erano battuti con grande valore.
Il sole aveva cominciato a celarsi dietro l’orizzonte e la luce pareva avere esaurito i bagliori pomeridiani; il generale più anziano, suonò la conchiglia che ordinava il rientro delle truppe.
Il primo giorno della più sanguinosa guerra mai combattuta era finito. Bhishma era stato tanto terribile che Duryodhana si sentiva ebbro di contentezza. Diceva a tutti che se il nonno avesse continuato a combattere in quella maniera, tutto sarebbe finito molto presto, e con la loro vittoria.
I Pandava invece erano demoralizzati: avevano subito pesanti perdite.
“Hai visto cosa sa fare Bhishma?” si lamentò Yudhisthira alla presenza di Krishna. “E’ invincibile, non è possibile stargli di fronte neanche per qualche secondo. Ora realizzo quanto sia stato sciocco credere in una vittoria contro un esercito forte della sua presenza. Sarebbe stato meglio per tutti se avessi continuato a stare nella foresta. Che si può fare contro di lui e Drona?”
“Non hai niente di cui preoccuparti,” rispose Krishna. “Nessuno dei tuoi più cari amici è caduto, e io sono ancora qui con te, e anche Arjuna e tutti gli altri. Di cosa ti preoccupi? Domani troveremo il modo di fermarlo.”
Ai guerrieri sembrò che le ore della notte passassero in un istante; appena il tempo di chiudere gli occhi ed era già l’aurora, che annunziava il secondo giorno.
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