Uno dei primi dati che lo storiografo tenta di stabilire, quando va ad analizzare un qualsiasi fatto, è quello della datazione, fondamentale per conferire ordine e rigore scientifico allo studio. Come abbiamo già accennato, per quanto riguarda i Purana, il Maha-bharata e altri testi simili, spesso le date sono fornite in modo preciso, mentre in altri casi queste devono essere ricavate dalle indicazioni che si trovano nel documento stesso. In altri, invece, è improbabile risalire alla datazione precisa, se non sovviene il ritrovamento, talvolta fortuito, di un altro documento. Qualcuno potrebbe chiedere la ragione di tanta apparente riluttanza a fornire dati più precisi. C’è chi risponde affermando che i saggi vedici non davano la stessa importanza alla cronologia quanto al fatto in sé o al principio filosofico. Questo è vero solo in parte perché, talvolta, gli stessi autori offrono delucidazioni in termini molto scientifici e senza risparmiare dettagli. Ma il problema della cronologia nello studio della storia puranica è reale. Bhaktivedanta Svami Prabhupada (durante un dialogo avvenuto a Londra, il 23 agosto 1971) ebbe modo di dire a riguardo: “Oggi giorno preservano i fatti storici in ordine cronologico, ma un periodo può essere importante e un altro no. Però oggi c’è l’abitudine di registrare tutto. Il sistema vedico di tramandare i fatti storici non è così. Come è possibile scrivere la storia… di milioni di anni? Non è possibile… Ma le vite di grandi re, saggi e persone sante sono state scritte.” Negli Insegnamenti alla Regina Kunti (cap.7), Srila Prabhupada dice: “Se si dovesse riportare la storia di un periodo così vasto, quante pagine ci occorrerebbero? Perciò nel Maha-bharata sono stati selezionati e raccontati solo gli avvenimenti principali.”
Dobbiamo renderci conto che siamo di fronte a un universo di informazioni immenso, che non ha eguali in nessuna cultura al mondo, per cui la difficoltà di studiare le Itihasa vediche sta proprio sia nell’enorme antichità della maggior parte dei fatti narrati che nell’altrettanto enorme mole di dati. Ciò non vuole dire che il lavoro di stabilire una cronologia plausibile sia ritenuto inutile. Srila Prabhupada intendeva dire che è impossibile tenere memoria di tutto e che questo sforzo diventa costruttivo e sensato nel caso delle vite di grandi personalità, le quali sono sempre utili perché istruttive.
Per decifrare le informazioni tramandateci è necessario prima di tutto capire la struttura vedica del tempo dopodiché, laddove i dati lo consentano, con dei semplici calcoli aritmetici sarà possibile stabilire una datazione che si avvicini alla realtà. Facciamo un esempio di traduzione in termini numerici dei dati puranici.
Secondo taluni, il famoso re di Ayodhya, l’Avatara Rama, protagonista dello stupendo Ramayana, sarebbe apparso nel Treta-yuga di questo Maha-yuga. Noi siamo convinti di no. Infatti l’autore del libro, il saggio Valmiki, sarebbe stato il Vyasa di un Maha-yuga precedente, il 24.esimo, proprio per aver riportato i principi del dharma nella sua opera principale, il Ramayana. Essendo stato scritto in contemporanea con l’azione raccontata nel testo, Rama sarebbe apparso nel 24.esimo Treta-yuga del nostro kalpa. A questo punto il calcolo approssimativo diviene facile: Sri Ramacandra sarebbe apparso su questa Terra quasi venti milioni di anni fa. Questa che era partita come un’ipotesi personale, in seguito si è dimostrata corretta grazie a un successivo ritrovamento di un verso del Vayu Purana, il quale conferma chiaramente tale datazione.
Come abbiamo già accennato, l’ordine cronologico ha una sua importanza non solo per l’aspetto scientifico in sé, ma anche perché diviene un elemento in più a disposizione di chi pratica le discipline meditative: più la cosa si conosce, più ci si medita volentieri e in modo piacevole. Nessun saggio e santo Vaishnava avrebbe perso il suo tempo a fare cose inutili. Questi dedicano ogni istante della loro esistenza in cose di natura trascendentale. Le cose superflue sono quelle per cui non hanno mai avuto interesse, certamente non quelle per cui hanno speso la maggior parte della loro vita. Nel Caitanya Caritamrita, Srila Prabhupada dice: “Srila Bhaktivinoda Thakura dice che Krishnadasa Kaviraja ha narrato (gli atti di Sri Caitanya)… non in ordine (perfettamente) cronologico… Però esiste un libro di note di Govinda dasa contenente l’ordine cronologico e i riferimenti alle posizioni geografiche (dei luoghi visitati dal Signore). Srila Bhaktivinoda Thakura richiede ai lettori di riferirsi a quel libro (Caitanya-caritamrita Madhya- lila 9.14).” Nello stesso testo, Srila Prabhupada ci informa che il suo Gurudeva, Bhaktisiddhanta Sarasvati Thakura, ha compilato un libro riportando l’esatto ordine cronologico della visita del Signore Caitanya Mahaprabhu (a Tirupati). Lo Srimad-Bhagavatam stesso divide le narrazioni secondo Manvantara, strutturate in modo tale da riportare un minimo di ordine cronologico.
Vediamo come anche negli atti dei grandi personaggi c’è una grande varietà di vedute e di scopi da perseguire: Krishnadasa Kaviraja non ha dato un perfetto senso cronologico agli avvenimenti che narrava perché il suo scopo era maggiormente filosofico che narrativo, mentre Govinda dasa e Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati hanno lavorato a lungo per raccontare le gesta di Sri Caitanya presentandole in modo ordinato.
Questa è una sezione del libro “Il Libro di Storia Puranica”, in lingua italiana.
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