Ora il secondo adhyaya, dove si vede come il Vedanta-sutra non sia contrario alle dottrine di vera ispirazione vedica, ma alle inutili speculazioni umane.
A riguardo delle teorie che rifiutano l’esistenza o la supremazia di Dio, la teoria sankhya non è completamente da rigettare, ma certamente prakriti (la natura materiale) crea sotto il comando di Dio e mai indipendentemente, come invece sostengono certuni. Le scritture sono chiare a riguardo. Ma l’errore non è stato commesso da Kapila l’avatara, e cioè il figlio di Devahuti, ma da un altro Kapila. Le teorie di quest’ultimo devono essere rifiutate.
Così come non deve essere accettato lo yoga che si contrappone ai Veda. Secondo i deviati, la jiva è onnipervadente, ma questa qualità appartiene solo all’Essere Supremo. Dove mai abbiamo testimoniato tale qualità nell’anima individuale? E la sola perfetta discriminazione tra purusha (lo spirito) e prakriti (la materia) non può conferire a nessuno la liberazione. I Veda, che sono eterni e infallibili, affermano che Dio è la causa del mondo materiale. A chi dice che Dio è un Non-Essere, si risponde che è illogico credere che un essere tanto composto (il mondo) possa scaturire da un Non-Essere. In qualità, anche questo mondo materiale è energia divina, ma Egli sceglie di non mischiarsi mai ad esso perché è composto di qualità inferiore.
Anche le teorie di Kanada e Gautama vengono discusse e rigettate, in quanto ambedue sostengono che il mondo è creato dagli atomi.
- La causa è reale, e quindi anche i suoi effetti devono esserlo. E tutto questo è opera di Dio, in quanto nessuna jiva possiede sufficienti capacità.
Ma c’è anche chi afferma che le due entità siano la stessa cosa. Badarayana lo contesta: no, Dio è differente dalle jiva, i due sono uguali solo in qualità. Ed è Lui, il Supremo Brahman, ad aver creato il mondo, come risulta chiaro da una analisi dei fenomeni naturali. Tutto è opera Sua, e anche i più potenti esseri celesti, i Deva, provengono da Lui.
Anche se crea tutti questi universi, Egli non si trasforma negli elementi, ma rimane sempre Lui, così come è sempre stato. Egli possiede infiniti poteri, così come possiede infinite shakti (energie). E non è privo di corpo, ma possiede dei sensi, benché non siano materiali.
Ora ci si può chiedere: perché crea questo mondo? La ragione della creazione è il divertimento trascendentale del Signore (lila).
Poi Vyasa passa ad analizzare con maggiore profondità la teoria sankhya ateistica (sankhya-nirishvara). L’idea che pradhana (l’insieme primordiale degli elementi materiali) sia la causa operativa e materiale del mondo è sbagliata. Pradhana è solo materia inerte, ed essendo priva di intelligenza sarebbe in grado di creare solo sotto la direzione di qualche intelligenza. L’esempio del latte che si trasforma in yogurt (addotta come prova logica dai Sankhya) non è accettabile. Anche la teoria che Pradhana abbia cominciato ad agire per propria iniziativa deve essere rifiutata, e certamente anche quella per cui essa crei sotto la direzione di qualche jiva. I pensatori sankhya dicono che è un cambiamento nell’equilibrio dei tre guna che fa sì che la materia si evolva, senza spiegare, però, cosa conduca a tali variazioni. Le teorie sankhya sono colme di contraddizioni interne.
Vengono poi discusse le teoria dei vaisheshika, quelle buddhiste (in particolar modo le scuole yogacara e madhyamika), la dottrina jaina, il sistema pashupata e le filosofie shakta. Tutte vengono analizzate e confutate dai Vedanta-sutra di Badarayana.
Si procede ad analizzare altri aspetti del rapporto che sussiste fra Brahman, le jiva e gli elementi materiali, tra cui il prana, l’energia vitale che circola nell’universo.
Questa è una sezione del libro “Filosofie dell’India”, in lingua italiana.
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