Quella stessa mattina arrivò un Brahmana dal portamento maestoso e solenne, che volle parlargli.
Il nobile Karna, come faceva con tutti gli ospiti di riguardo, gli offrì il puja e gli rivolse cortesi parole di rispetto. Poi gli chiese se aveva qualche desiderio da esprimere.
“Sì, c’è una cosa che potresti fare per me,” rispose il Brahmana, “ma siccome non ho mai potuto tollerare rifiuti, devi prima dirmi se sei pronto a concedermi qualsiasi cosa oppure poni dei limiti.”
Karna sorrise.
“Tutti sanno che io non metto mai limiti alla carità; puoi dunque chiedermi tranquillamente ciò a cui ambisci.”
“Quando sei nato avevi un’armatura e un paio di orecchini di origine divina che erano parte del tuo corpo. Dammi quelli. Nient’altro mi soddisferà.”
“O Brahmana,” ribattè Karna, “come ti ho già promesso sono pronto a concederti qualunque cosa, ma riconsidera la tua richiesta: posso darti oro, terre, villaggi e intere città al posto dell’armatura e degli orecchini che sono la sorgente di buona parte dell’abilità con la quale proteggo i cittadini del mio regno. Non privarmene. Accetta qualsiasi altra cosa.”
“Hai detto che avresti soddisfatto qualsiasi mia richiesta. Io non voglio altro che questo. Concedimi dunque l’oggetto dei miei desideri.”
Avendo appurato quanto il Brahmana fosse deciso nel suo intento, Karna, felice di mantenere i suoi voti anche a costo di privarsi delle cose più care, davanti allo sguardo ammirato del suo interlocutore, tagliò via dal corpo l’armatura e gli orecchini e glieli porse.
“Tu sapevi che sono Indra,” disse allora questi, “ed eri anche a conoscenza delle ragioni che mi hanno spinto a venire da te; ciononostante non hai esitato a darmi le cose più preziose che avevi: la protezione alla tua vita e la sicurezza della vittoria. Hai rinunciato a tutto ciò per mantenere i tuoi voti. Sei un uomo straordinario. E come segno della mia ammirazione sarò io ora a concederti qualcosa di mio che ti piaccia veramente.”
Ricordando cosa gli aveva suggerito Surya in sogno, Karna disse:
“Voglio la shakti, la tua arma preferita.”
“Ti concederò quella potente energia,” rispose Indra, “ma sappi che potrai usarla una volta sola.”
“Non importa,” affermò lui, “non ne ho bisogno più di una volta. La userò quando mi troverò di fronte al mio grande nemico.”
Indra rise, quasi con tono di scherno.
“Karna, sei un illuso se credi di poter uccidere Arjuna. Egli è invincibile perchè Krishna, la Suprema Personalità di Dio, è al suo fianco e lo protegge personalmente. Non credere perciò di poter fare ciò che è impossibile a chiunque. Io stesso non sono riuscito a sconfiggerli, tempo fa, a Khandava.”
“So chi è Krishna, e conosco anche la relazione che li stringe l’uno all’altro,” rispose, “ma nonostante ciò credo di avere sufficienti probabilità per tentare. Ma c’è un’altra cosa che volevo chiederti. Da sempre il mistero della mia nascita ha condizionato la mia esistenza e tu sei uno dei pochi che può chiarirmelo; ti chiedo, per favore, di svelarmi come sono nato e chi sono i miei genitori.”
“Non posso dirtelo, però ti assicuro che presto saprai tutto.”
Proferite tali parole, il Deva della pioggia scomparve.
Questa è una sezione del libro “Maha-Bharata Vol. 1”, in lingua italiana.
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