La parola rahasyam in questo verso è stata spiegata dagli acarya in diversi modi. Sridhara Svami afferma che significa bhakti. Jiva Gosvami sostiene che rahasyam si riferisce alla prema-bhakti. Quest’ultimo spiega che dopo essersi completamente liberato dalle aparadha, il sadhaka può realizzare la Suprema Personalità di Dio. Il rahasya (la prema-bhakti) si manifesta in quel momento. Krsna, nel Catuh-sloki, stabilisce che i puri devoti totalmente dipendenti da Lui realizzano l’oggetto della felicità eterna (rahasya), conosciuto come prema. Inoltre, il rahasya è così raro che è coperto da anartha come ad esempio le offese. Le persone comuni, perciò, non sono in grado di realizzare il soggetto noto appunto come rahasya.
Anche Visvanatha Cakravarti afferma che rahasya si riferisce alla prema-bhakti, che si rivela a quei devoti perfetti aventi le giuste qualità per realizzarla. Ciò è descritto nello Srimad- Bhagavatam (11.11.49):
athaitat paramam guhyam
srnvato yadu-nandana
su-gopyam api vaksyami
tvam me bhrtyah suhrt sakha
Mio caro Uddhava, o amato dalla dinastia degli Yadu, poiché sei il Mio servitore, benefattore e amico, ti rivelerò ora la conoscenza più confidenziale. Per favore, ascolta mentre ti rivelo questi grandi misteri.
Srila Prabodhananda Sarasvati spiega il rahasya nel Caitanya- candramrta (59):
kincid rahasya-pada-lobhita-dhir aham tu
caitanyacandra-caranam saranam karomi
Per quanto mi riguarda, la mia mente arde dal desiderio di ottenere il grande segreto del puro amore di Krsna. Per questa ragione prendo rifugio ai piedi di loto di Sri Caitanyacandra.
Bhaktivinode Thakura, nel Bhajana-rahasya, espone sistematicamente i differenti stadi della devozione, cominciando dallo sraddha fino al prema. Egli basa questa elaborazione sui Siksastaka, sostenendo i suoi commenti con riferimenti presi dal Bhagavatam e dalle opere dei Gosvami.
Ha suddiviso questo libro in otto sadhana, o pratiche, corrispondenti alle otto parti del giorno. Queste otto parti, nel loro insieme, sono conosciute come asta-kala, o asta-yama, termini spiegati da Srila Bhaktisiddhanta Sarasvati Thakura nella prefazione.
Bhaktivinode Thakura, nel primo sadhana intitolato Sraddha, cita il primo verso dei Siksastaka e glorifica il canto dei santi nomi con vari riferimenti tratti dalle scritture.
L’importanza del sadhu-sanga è trattata nel secondo sadhana. Chi canta il santo nome in associazione dei devoti, diventa attento. Sri Caitanya afferma, nel secondo verso degli Siksastaka, che sebbene il santo nome possieda tutte le potenze, dovuto al durdaiva (nel caso del namaparadha) non è possibile ottenere il frutto del prema cantando.
Il terzo sadhana descrive la procedura e le qualità necessarie per cantare il santo nome rifacendosi al terzo verso dei Siksastaka. Un sadhaka che sviluppa gradualmente le qualità necessarie per il canto, ottiene la fede nelle pratiche di devozione.
Questa è una sezione del libro “Bhajana-Rahasya” di Srila Bhaktivinode Thakura, in lingua italiana.
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