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Nel dodicesimo Canto del Bhagavatam troviamo una descrizione delle caratteristiche naturali dell’era di Kali. In altre Purana ci sono descrizioni anche piu’ particolareggiate, come ad esempio nell’apertura del Vayu Purana.
Questa situazione di degenerazione e’ inevitabile a causa degli effetti del Tempo Eterno, e le anime più elevate non prenderanno nascita nelle ere più degradate. I Brahmana non svolgeranno i lolro doveri, non terranno acceso il fuoco sacrificale della propria griha e i sannyasi assumeranno il sacro ordine della rinuncia per una vita comoda e vantaggi materiali della peggiore specie.
Questa descrizione vale come tendenza generale che osserveremo nella società, senza però significare che i principi del varnasrama – che sono valori di civiltà – non dovranno essere osservati al meglio della propria possibilità. Se qualcuno trasgredisce le leggi non vuole dire che la trasgressione diventa legge. Coloro che sono onesti continueranno a sforzarsi di osservarle.
Tuttavia, anche se è vero che sarà molto difficile applicare i pincipi fondamentali del varnasrama-dharma, in Kali-yuga c’è una speciale benedizione, incarnata dalle quattro sampradaya che insegnano la pura devozione. Gli acarya Vaishnava (Madhva, Ramanuja, Vishnusvami e Nimbaditya, i loro predecessori e i loro successori) costituiscono l’unica zattera di salvezza che consentirà di attraversare il pericoloso oceano di Kali (si veda lo Srimad- Bhagavatam 1.1.22). In modo particolare ci sara’ l’avvento di Mahaprabhu, che consentirà anche alle persone più degradate, ai numerosissimi Jagai e Madhai di Kali, di elevarsi allo stato più elevato della civiltà umana, e ancora oltre, allo stato di Prema-bhakti.
Per questa ragione si deve prendere rifugio in un maestro spirituale autentico, che sia un rappresentante di una delle quattro sampradaya.
Tra le quattro, la Madhva è la più gloriosa proprio per la presenza di Sri Caitanya Mahaprabhu. Il maestro spirituale deve essere parte di una sampradaya autentica.
Ovviamente ciò non può bastare, perché la sola iniziazione o l’appartenenza non vuole dire essere qualificato. Due qualità, facilmente visibili, devono essere osservate dall’aspirante discepolo nel maestro: questi non può avere attaccamenti grossolani alla materia e deve essere visibile e tangibile l’attaccamento a Krishna e alle sue istruzioni. Chi ha evidenti attaccamenti alla materia non può essere un maestro spirituale e non può portare nessuno da Krishna. E’ un imbroglione e chi ha avuto la sventura di accettarne uno deve abbandonarlo per cercarne uno autententico. Ma questo e’ un argomento vasto da trattare.
Stessa cosa per il sannyasi. Chi ha un po’ di buon senso vede subito il sannyasi autentico e quello che cerca solo di sbarcare il lunario, divertendosi a fare la guida spirituale alle spese degli sprovveduti. Come dice Srila Prabhupada, un tale sannyasi è solo un disturbo per la società.
La speranza risiede nei santi che ci istruiscono con l’esempio e le istruzioni. Seguendo queste ultime, noi non saremo vittime dell’era di Kali.
Per quanto riguarda la compagna della vita, è tutt’altro discorso. Sul piano assoluto, cioe’ per chi desidera trascendere questo mondo, la compagnia di una donna (o di un uomo nel caso inverso) è qualcosa che non aiuta, anzi costituisce un rischio costante di rimanere di nuovo invischiati nel ciclo vizioso della dualita’, delle attrazioni e delle repulsioni, che causano felicita’ e sofferenze senza fine. Diverso è il caso di chi sceglie un approccio più graduale alla trascendenza. Costui scelga una compagna di buon carattere che non lo ostacoli nel cammino della vita spirituale. E’ implicito che chi opta per questa direzione lo fa perche’ sente ancora un desiderio incontrollabile, per cui l’attrazione fisica avra’ una sua importanza nella scelta del compagno.
Manonatha Dasa
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