Karma, tempo e morte, tre domande e tre risposte

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Domande

Come si spiega il processo dell’anima che lascia il corpo?

Quanto tempo impiega l’anima a prendere un altro corpo?

È possibile sapere quale destino o corpo sarà dato all’anima?

 

 

Risposte

Alle prime due domande la risposta, di primo acchito, dovrebbe essere “dipende” E cioe’ non esiste un meccanismo karmico che si applica forzasamente a tutti e in tutte le circostanze.

Cio’ lo deduciamo dalla numerosa letteratura che abbiamo l’onore di poter studiare e anche dalle apparenti contraddizioni che troviamo sia nelle Scritture che nelle istruzioni dei nostri Acarya. Siccome non esiste contraddizione in qualcosa o qualcuno che e’ perfetto, trovandone una ci si deve operare per armonizzarle e riconoscere le differenti prospettive, che sono la causa di queste “contraddizioni”.

Facciamo un esempio chiarificatore.
Nello Srimad-Bhagavatam 1.6.27 troviamo la storia di come Narada Muni lascio’ il suo corpo per poi tornare nel corpo di Visnu ed eventualmente rinascere come Narada Muni. Dice:
“E così, o Brahmana Vyasadeva, a tempo debito io, che ero completamente assorto nel pensare a Krishna e che quindi non avevo attaccamenti, essendo completamente libero da tutte le contaminazioni materiali, incontrai la morte, nello stesso modo di come il lampo e l’illuminazione avvengono simultaneamente.”
E’ una descrizione molto bella. Tadit saudamani yatha. Istantaneamente Narada lascia il suo corpo, senza dolori, senza Yamaduta, senza corpi di fantasmi, senza inferni. Nulla e in un istante.

Ora questa descrizione di una morte cozza in maniera molto forte con altre descrizioni che si trovano nelle stesse Scritture, dove vengono descritti numerosi tipi di situazioni terribili come quelle che ho menzionato.
In queste stridenti differenze non siamo di fronte a contraddizioni ma a persone diverse, con coscienze diverse, con sistemi karmaci e relazioni con il Signore diverse.
Essendo il tutto diverso, anche il meccanismo della morte non puo’ che essere diverso. Nessuno che non sia simile a Narada puo’ morire in questo modo. Il processo della morte di un tipo di jiva e’ senza dolore, per altre dolorosissimo.
Per quanto riguarda quanto tempo passa, per Narada fu istantaneo, impercepibile, per altri possono passare tanti anni.

Per quanto riguarda la terza domanda, e’ possibile sapere il nostro destino a patto che si abbia la conoscenza e l’intelligenza di Yamaraja.
Nel caso di coscienze materiali, si tratta di qualcosa del tutto simile a operazioni matematiche, ma anche sapendo tutto quello che si e’ fatto nelle varie vite e sapendo alla reazione a cui corrisponde ogni parola e azione, non e’ qualcosa di arrivabile per una intelligenza umana.

Ma anche qui un “dipende” non ci starebbe male. Infatti se nelle complessita delle operazioni karmiche entra il fattore umano o divino, questo puo’ cambiare tutto.
L’uomo, che ha una limitata liberta’, puo’ desiderare di interrompere la catena del samsara. Krishna nella forma del Paramatma non aspetta altro che di vedere questo desiderio e tutti i numeri si scompigliano.

Oppure Krishna, che e’ svarat, pienamente indipendente, puo’ decidere per qualsiasi ragione, o anche per nessuna ragione, di cambiare il nostro assetto karmico e facilitare il ritorno a Krishna.
O ricevendo una misericordia speciale dal Guru. O da un puro devoto.
Le possibilita’ sono numerose.

Quindi come vedi, essendo noi in un campo dove il principio della personalita’ regna supremo, i meccanismi sono numerosi e non descrivibile con una spiegazione unica.

Hare Krishna
Manonatha Dasa (ACBSP)

 

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