La dipartita di Sita

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Finalmente il sole sorse e Rama entrò puntualmente nell’arena del sacrificio, ansioso di rivedere Sita. La più casta delle donne entrò e lanciò uno sguardo d’amore in direzione del marito. Valmiki si alzò.

“O Rama,” proclamò, “che le mie austerità vengano distrutte in questo preciso momento se Sita ha mai anche solo pensato ad un altro uomo in tutta la sua vita. Io posso testimoniare la sua purezza con certezza assoluta.”

“Io accetto come verità indubitabile ciò che mi dici,” replicò Rama a voce alta per farsi sentire da tutti, “solo perché lo dici tu. Ma la gente con poca fede potrebbe dubitare ancora. Lascia che sia lei stessa a darne la prova.”

Sita ripensò a tutta la sua vita e lacrime calde di dolore le scesero lungo le guance. Voleva vivere con il suo Rama, ma il disegno della loro incarnazione su questa terra prevedeva diversamente. Ora doveva dare la prova definitiva della sua purezza.

“Se è vero che non ho mai pensato neanche per un istante a nessun altro oltre che a te,” disse Sita con voce alta e rotta dall’emozione, “se è vero che sono pura e incontaminata da ogni desiderio di piacere materiale, se è vero che sono stata casta per tutta la mia esistenza, che la Dea della Terra, dalla quale provengo, venga in questo momento e mi riprenda con sé.”

In quel momento il cielo si rischiarò e i Deva apparvero per assistere alla prova di Sita. Subito dopo una lieve brezza profumata si levò e la terra tremò leggermente. All’improvviso vicino Sita si aprì una grossa fenditura e, seduta su uno splendido trono d’oro, apparve la dea Bhumi. Prendendola per mano invitò Sita a sedersi sullo stesso trono e, sorridendo a tutti, sprofondò nel crepaccio, che si richiuse subito dopo. E una pioggia di fiori celestiali piovve dall’alto dei pianeti paradisiaci. E voci diafane cantarono preghiere a Sita e alle sue illimitate qualità spirituali.

Vedendola scomparire sotto la terra, Rama capì che Sita se ne era andata per sempre e si appoggiò al trono per non cadere a terra svenuto. L’emozione era fortissima: Rama cominciò a piangere amaramente, con disperazione. Chiamò Sita a voce alta e, in preda a una furia incontrollabile, impugnò l’arco e minacciò la Dea della Terra di distruggere lei e tutto il suo pianeta se non gli avesse immediatamente restituito Sita. Ma una voce solenne lo fermò.

“Rama, non dimenticare che tu sei Vishnu stesso: presto ritroverai la tua compagna e vi riunirete. Il vostro amore è spirituale ed eterno, e non può mai essere interrotto. Sii paziente, dunque, non distruggere la Terra.”

Rama si calmò e passò la notte in compagnia dei suoi figli e di Valmiki. In pochi giorni il sacrificio Asvamedha fu completato.

 

Questa è una sezione del libro “Il Microfono di Dio”, in lingua italiana.

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