La Divinità’ di Kshira chora Gopinatha

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Madhavendra Puri il latte e il riso dolce

 

Proseguendo nel viaggio, Chaitanya e i suoi compagni arrivarono a Remuna nei pressi di Balasore, dove visitarono il famoso tempio di Kshira chora Gopinatha. Mentre Chaitanya stava offrendo pranama alla Divinità, una ghirlanda cadde dal corpo di Gopinatha. E’ detto che questa bellissima Divinità di Krishna fu scolpita originariamente da Ramachandra con una freccia, e che Sita eseguì l’adorazione a Chitrakuta, dove erano in esilio nella foresta. Più tardi il re Narasimha Deva portò questo Divinità da Chitrakuta a Remuna, e costruì le due piscine chiamate Braja pokhari e Kuta pokhari.

La Chaitanya charitamrita riporta la meravigliosa storia della Divinità di Gopinatha, che rubò una pentola di riso dolce per il suo devoto Madhavendra Puri, narrata da Nityananda (che era un discepolo di Madhavendra Puri) e il kirtana estatico di Chaitanya e dei suoi seguaci nel tempio.

Parecchi anni prima, Madhavendra era andato a Vrindavana, e dopo essere arrivato a Govardhana fece il bagno nel Govinda kunda e si sistemò per la notte sotto un albero, ma non aveva mangiato nulla per tutto il giorno. Un giovane mandriano si era avvicinato per offrirgli del latte, dicendo, “Nel mio villaggio, nessuno resta a digiuno. Per favore bevi questo latte.”

Dopo un conversazione breve ma molto amichevole, il piccolo mandriano era scomparso e Madhavendra si era resto conto di essere stato benedetto dalla presenza diretta e personale di Krishna stesso. Più tardi quella notte il piccolo mandriano gli apparve in sogno, gli mostrò un cespuglio nella foresta e gli disse, “Attualmente abito in questo cespuglio nella giungla, esposto alle intemperie, specialmente al caldo. Per favore, tirami fuori di qui con l’aiuto della gente del villaggio e installami in un tempio in cima alla collina, lavando il mio corpo con una quantità sufficiente di acqua per rinfrescarlo. Ti ho osservato per molti giorni, e volevo che tu venissi qui a prenderti cura di me. Il mio nome è Gopala Govardhana dhari, e in origine ero stato installato da Vajra, ma quando sono arrivati i musulmani, il mio pujari mi ha nascosto nella foresta per salvarmi da loro.”

La mattina seguente, la gente del villaggio aiutò Madhavendra Puri a recuperare la Divinità di Gopala e l’installazione venne celebrata con l’acqua del Govinda kunda.

Venne organizzata una grande festa con riso e roti (piadine di frumento integrale, chiamate anche chapati), frutta, verdura e radici dalla foresta, e una grande abbondanza di yogurt, latte, srikhand (yogurt condensato), riso dolce, latte condensato e panna. In questo modo, dopo un lunghissimo intervallo, venne celebrata nuovamente la cerimonia dell’Annakuta a Vrindavana. Molte persone facoltose arrivarono da Mathura, portando doni preziosi per la Divinità e collaborando alla costruzione del tempio. Madhavendra Puri istruì dei brahmana locali nel servizio della Divinità, e per ordine di Gopala partì per Puri, dove avrebbe acquistato del legno di sandalo per rinfrescare ulteriormente il suo corpo.

Sulla strada da Vrindavana a Puri, Madhavendra aveva attraversato il Bengala ed era giunto a casa di Advaita a Shantipura. Dopo aver iniziato Advaita Acharya, riprese il viaggio. Quando arrivò al tempio di Gopinatha a Remuna, si recò a trovare la Divinità con grande gioia, e impressionato dal servizio dei pujari, chiese loro quali offerte di cibo presentavano alla Divinità, in modo da poter preparare offerte simili per il suo Gopala.

I pujari gli dissero di un meraviglioso budino di riso dolce, chiamato amrita keli o gopinatha kshira, che veniva offerto a Gopinatha ogni sera in 12 pentole di coccio. Madhavendra desiderò gustare quel budino in modo da poterne duplicare la ricetta, ma immediatamente se ne vergognò, pensando che aveva commesso un’offesa desiderando di mangiare il cibo di Gopinatha prima che fosse offerto. Dopo il completamento dell’offerta della bhoga e dell’arati, Madhavendra uscì dal tempio senza dire nulla a nessuno, e benché non avesse mangiato niente per tutto il giorno, andò a trovarsi un posto per dormire nella piazza del mercato. Nel frattempo Gopinatha apparve in sogno al suo pujari, ordinandogli di prendere la pentola di budino di riso che aveva nascosto sull’altare sotto i propri abiti, e di portarla al suo caro devoto Madhavendra Puri, che se ne stava da solo in una piazza di mercato vuota. Stupefatto, il pujari si alzò e andò a controllare nella stanza della Divinità, e trovò veramente il budino: tutto eccitato, il pujari corse fuori nella notte chiamando a gran voce Madhavendra Puri, e come aveva detto Gopinatha, lo trovò sulla piazza del mercato. Madhavendra Puri fu sopraffatto dalla devozione per Gopinatha e ricevette grandi onori dalla gente del villaggio, ma poiché non era entusiasta all’idea di diventare famoso in quella località, decise di continuare nel suo viaggio e poi tornare a prendersi cura di Gopala.

A Puri, Madhavendra acquistò circa 40 chili di legno di sandalo e 200 grammi di canfora. Poiché questi ingredienti erano normalmente usati nel tempio per l’adorazione di

Jagannatha ma erano controllati dal governo, dovette procurarsi anche tutte le carte e le autorizzazioni per portarli fuori dalla città. Poi iniziò il viaggio di ritorno. Quando arrivò a Remuna visitò nuovamente il tempio di Gopinatha. Quella notte Gopala gli apparve in sogno e disse, “Io e Gopinatha siamo la stessa persona, perciò trasportando il legno di sandalo e la canfora fino al tempio di Gopinatha mi hai già consegnato i materiali che ti avevo chiesto. Per favore, macina il legno di sandalo e la canfora e applicane la pasta al corpo di Gopinatha ogni giorno finché sarà esaurita.”

I pujari del tempio furono estremamente felici di sentire che quegli ingredienti così costosi sarebbero stati usati per il servizio a Gopinatha, e anche i due assistenti di Puri che avevano viaggiato con Madhavendra fino a Remuna furono lieti di sapere che non avrebbero dovuto viaggiare più lontano. Al termine del Chandana yatra, Madhavendra tornò a Puri con i due devoti di Jagannatha, e vi rimase fino al termine della stagione delle piogge.

Dopo aver sentito la storia, Chaitanya lodò la grande umiltà e lo spirito di rinuncia di Madhavendra Puri, e specialmente il suo puro amore e servizio disinteressato a Krishna. Poi recitò uno sloka in cui Radharani parla di Krishna – uno dei preferiti di Madhavendra Puri (che lo cantava spesso, specialmente al momento della sua morte): ayi dina dayardra natha he, mathura natha kada avalokyase, hridayam tvad aloka kataram, dayita bhramyati kim karomy aham, “Oh Signore! Tu che proteggi Mathura, tu hai compassione per coloro che soffrono. Quando potrò vederti di nuovo? Amore mio, la tua assenza è così dolorosa che la mia mente non trova pace. Che posso fare?”

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