D: E’ comunque un dato di fatto storico che le religioni si fondano sulla fede, e che una qualsiasi realizzazione in quel campo sia impossibile senza questo mezzo tanto discutibile.
R: Tratteremo della fede nel capitolo che riguarda la bhakti. Va detto, comunque, che contrariamente ad altre tradizioni religiose il sistema vedico non attribuisce eccessiva importanza alla fede (cioè al sentimento che ci induce ad accettare anche senza una prova determinante): la conoscenza teorica e la pratica dei principi dello yoga sono ben più importanti, e la fede non è che un elemento consequenziale. La fede non sorretta dalla conoscenza (jnana) e dalla realizzazione che risulta dalla pratica (vijnana), è fede cieca, un tipo di sentimento spesso criticato in modo esplicito nei Veda. Srila Prabhupada lo conferma.
Bhagavad-gita 17.2, commento
Quando si parla di Dio si usa sempre l’espressione “credere in Dio”. E’ proprio il concetto che si deduce da questa frase che ha causato i più grandi disastri per la religione nel corso della storia.
D: Perché?
R: Perché una persona ha necessità di credere in qualcosa quando non la conosce. Se la conoscesse non avrebbe bisogno di crederci; ne sarebbe certo. Credere significa accettare qualcosa pur senza averne la certezza matematica. La necessità di credere in Dio viene dall’ignoranza. L’espressione “credere in Dio” sembra coniata dagli stessi atei, in modo da ridurre la religione, che è la scienza della trascendenza, a semplice folklore popolare, necessario ad abbrutire la coscienza della gente. Solo l’ignorante ha bisogno di credere. Chi conosce non ne sente la necessità, perché vede l’oggetto della sua devozione davanti a sé in ogni momento.
Questa è una sezione del libro “La Filosofia del Bhakti Yoga”, in lingua italiana.
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