“Non devi mai esigere di sapere il mio nome e la mia provenienza, e neanche obiettare né criticare qualsiasi cosa farò, anche quelle che sembreranno le più strane. Se accetti queste condizioni senza neanche sapere perché io le ponga, sarò felice di sposarti e venire a vivere con te. Ma se trasgredirai al patto me ne andrò immediatamente. Pensaci bene, dunque.”
Il Re era così preso da quella ragazza che non pensò neanche a cosa ciò potesse comportare e accettò qualsiasi condizione. Insieme andarono ad Hastinapura e pochi giorni dopo il matrimonio fu celebrato.
Passò più di un anno da quel giorno e fu un periodo di intensa lietezza e felicità. Il Re era felice e soddisfatto insieme alla sua amata regina.
Dopo poco più di un anno ella partorì un maschio, ma la contentezza fu soffocata da una tragedia inaspettata: fra lo stupore e l’orrore di tutti, la regina prese il neonato e lo gettò nel Gange, uccidendolo. Santanu, che aveva tanto aspettato il suo erede, era disperato, ma non poté dire niente, ricordando le condizioni poste: non doveva ostacolare né criticare la moglie, altrimenti questa l’avrebbe abbandonato. A parte quello che sembrò a tutti un momento di follia, per il resto era una donna eccezionale, amorevole, gentile, profondamente affezionata al marito e ai suoi doveri di moglie e di regina.
Poi nacque il secondo figlio, che seguì la stessa sorte del primo. E poi il terzo e il quarto. Santanu era disperato. Non riusciva a capire le ragioni di un comportamento del genere. Cosa la spingeva a uccidere i suoi figli? Ma aveva troppa paura di perderla per protestare.
Questa è una sezione del libro “Maha-Bharata Vol. 1”, in lingua italiana.
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