La partenza di Arjuna (Maha-bharata in Italiano, volume 1 di 2)

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La partenza di Arjuna

 La sera in cui si stava discutendo per l’appunto di quella intricata questione, fece loro visita Vyasa, il grande saggio dall’animo puro e incontaminato. Al suo arrivo i Pandava e i loro compagni gli si prostrarono ai piedi con grande reverenza.

 “Bhima,” disse Vyasa intervenendo nella discussione, “tuo fratello ha ragione. Noi conosciamo la tua forza e il valore militare di Arjuna, e comprendiamo che tu vorresti partire in questo stesso momento per distruggere i tuoi nemici; ma in queste cose non si deve essere impulsivi. Pensi forse di essere l’unico grande combattente sulla faccia della Terra? che fra i tuoi nemici non ci sia nessuno in possesso di forza e valore? Ti sbagli, perchè sul campo di battaglia troveresti soldati praticamente invincibili. A parte Duryodhana e i suoi fratelli, che sono anime nere ma impareggiabili in battaglia, hai dimenticato che Bhishma e Drona e Bhurisrava e Asvatthama, pur non condividendo il suo modo di agire, si ritroveranno costretti a combattere dalla loro parte? E hai dimenticato Karna? E quanti altri ancora sicuramente si schiereranno contro di voi? Prima di irrompere ad Hastinapura come giustizieri dovete rafforzarvi, ottenere armi nuove e più potenti. E’ questo il giusto modo di utilizzare gli anni del vostro esilio.”

 “Ma come possiamo fortificarci nella foresta,” ribattè Bhima, “se non possiamo avere contatti con nessuno? Questo non è un luogo di preparazione militare, ma di meditazione e ascesi.”

 “Non è di alleati che avete bisogno,” disse Vyasa, “ma di qualcos’altro. Quando Indra combattè contro Arjuna a Khandava, rimase immensamente compiaciuto del suo valore e del suo carattere nobile; e in quell’occasione disse che se fosse riuscito ad avere l’arma Pashupata da Shiva gli avrebbe concesso anche le sue. E’ arrivato il momento che Arjuna parta per il nord, che vada sulle vette himalayane ad venerare Mahadeva e a farsi concedere la Pashupata.

 “Bhima, Duryodhana è così invidioso di voi che la guerra ci sarà di certo, ma voi dovete prepararvi per vincerla. E per riuscirci avete bisogno di armi celestiali.”  

 

In seguito alla visita di Vyasa, i Pandava ritornarono a Kamyaka, stabilendosi sulle rive del fiume Sarasvati. E pochi giorni dopo ripresero a parlare dell’argomento che stava loro più a cuore.

 “Arjuna,” disse Yudhisthira, “come ci ha detto Vyasa, dobbiamo prepararci per la guerra. Quindi se vogliamo sperare di sconfiggere guerrieri del calibro di Bhishma, Drona, Karna e Asvatthama, dobbiamo fare come ci ha consigliato. Tu devi andare al nord, sulle Himalaya, e conquistare le armi dei Deva più eccelsi.”

 Quelle parole furono come musica per le orecchie di Arjuna, che si sentì come liberato da un letargo forzato. Felice di tornare all’azione e di potersi preparare per la guerra, pochi giorni dopo partì. Erano passati sei anni dal giorno in cui aveva avuto inizio il loro esilio.

 

Questa è una sezione del libro “Maha-Bharata Vol. 1”, in lingua italiana.

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