L’area tatastha, dal libro “La Filosofia del Bhakti Yoga”

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D:  Cos’è l’area tatastha?

 

R:  Il termine tatastha vuol dire margine, confine. E’ un’area esistente fra il mondo materiale e quello spirituale in cui le jiva, anch’esse di natura marginale, si trovano per operare la loro scelta “originale”, se cioè stare con Dio o dirigersi verso la Sua energia materiale.

 

Proprio per questa loro caratteristica interiore, l’energia che è alla base della costituzione delle jiva viene chiamata tatastha-sakti. Come dice Srila Prabhupada:

 

“Talvolta possono stare sotto la protezione dell’energia spirituale, altre volte sotto quella dell’energia materiale. Per questa ragione sono dette marginali: certe volte di qua, altre volte di là…”

 

E usa l’esempio della spiaggia, della riva. Certe volte le onde giungono sulla riva e la bagnano, ma quando le onde non vi giungono è asciutta. Questa è l’area tatastha, ed è anche la natura della jiva. Essa è costituzionalmente passibile di essere illusa da Maya, ma quando sviluppa la sua originale coscienza spirituale fino a diventare cosciente di Krishna, cosciente di Dio, non corre più il rischio di commettere (una seconda volta) simili fatali errori.

 

Prabhupada riporta alcune valutazioni di Bhaktivinode Thakura.

Caitanya Caritamrta, Madhya-lila, 20.109, commento

Sri Sanatana Gosvami chiede a Caitanya Mahaprabhu: “Chi sono io?” Il Signore risponde in questo modo:

 

“Tu sei un’entità vivente pura… anima spirituale, particella integrante eterna dell’Anima Suprema, Krishna… perciò tu sei il Suo servitore eterno. Tu appartieni alla potenza marginale di Krishna. Ci sono due mondi – quello materiale e quello spirituale – e tu sei situato nel mezzo di queste due potenze. Tu hai una relazione con entrambe; per questo sei chiamato potenza marginale…”

 

In questo momento e luogo della sua esistenza, la jiva non ha una realizzazione completa della Personalità di Dio, ma solo parziale.

 

Nel capitolo riguardante la jiva, comunque, abbiamo già abbondantemente trattato dell’argomento.

 

D:  Cosa succederebbe se qualcuno sviluppasse il desiderio di avere un tipo di realizzazione intesa a tornare nell’area di nascita?

 

R:  Non si capisce che senso avrebbe voler tornare a essere neonati: prima o poi ricresceremmo e ci troveremmo ancora a dover fare i conti con le responsabilità di essere adulti, cioè anime eterne servitrici del Signore. Per quanto si cerchi di fuggire, questa è la nostra realtà vera. Non c’è nulla da fare. E’ solo questione di tempo, poi sarà inevitabile che in noi sorga il desiderio, che diventerà sempre più forte, di tornare ad agire secondo i canoni spirituali che ci appartengono, facendo sì che progressivamente tutte le dinamiche del mondo materiale per noi perdano la loro attrattiva.

 

 

Questa è una sezione del libro “La Filosofia del Bhakti Yoga”, in lingua italiana.

Per acquistare il libro completo, clicca qui sopra

 

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