Dopo la storia di Nimi e Vasistha, Rama raccontò anche la storia di Yayati. In questa maniera il tempo passava piacevolmente.
Un giorno il saggio Cyavana arrivò ad Ayodhya e venne ricevuto con tutti gli onori.
“Siamo molto onorati dalla tua visita,” disse Rama. “Una ragione precisa ti ha spinto a venirci a trovare? C’è qualcosa che possiamo fare per te? Siamo pronti a soddisfare qualsiasi tua richiesta.”
“C’è un motivo alla mia visita,” rispose Cyavana. “Un grosso problema assilla me e altri eremiti. Tu puoi aiutarci.”
Rama assentì, sorridendo, ben felice di poter fare qualcosa per gli uomini di virtù.
“Ti racconto una storia,” riprese Cyavana.
“In Satya-yuga viveva un Daitya virtuoso che si chiamava Madhu. Grande devoto di Shiva, lo soddisfò così tanto con la sua devozione che Shiva gli donò una lancia terribile, inarrestabile in battaglia. Nessuno poteva sopravvivere quando questa era scagliata. Madhu chiese a Shiva che anche i suoi discendenti potessero beneficiare di quell’arma, ma Shiva disse che ciò non era possibile. Ma concesse l’uso al figlio. Madhu generò il malvagio Lavana, che crebbe ben differente da suo padre. Il crudele Rakshasa ora sta terrorizzando tutto il mondo, specialmente gli eremiti delle foreste.
“Rama,” concluse Cyavana, “sollevaci da questo assillo. Uccidi Lavana.”
“Grande saggio,” rispose Rama, “è preciso dovere di ogni re proteggere i saggi e gli indifesi. Non preoccuparti più. Considera il malvagio Raksasa già morto. Ma dove posso trovarlo?”
“Abitualmente vive a Madhuvana. Lo troverai sicuramente lì.”
Rama si rivolse a Satrughna e gli affidò la missione.
“Vai a distruggere il Raksasa. Ma non combattere contro di lui mentre è in possesso della lancia. E dopo averlo ucciso fonda una città e governala.”
Satrughna partì per Madhuvana con un grande esercito.
La nascita dei figli di Sita
Durante il tragitto si fermarono presso l’eremo di Valmiki per riposarsi. Satrughna fu intrattenuto dal saggio con la recitazione di meravigliose storie dai Purana.
Proprio quella notte Sita partorì due gemelli, che furono chiamati Kusha e Lava. Satrughna ne fu molto felice.
Satrughna uccide Lavana e fonda Mathura
La mattina dopo Satrughna ripartì ed in pochi giorni arrivò a Madhuvana. Sorpreso in un momento in cui non aveva la lancia di Shiva con sé, il Raksasa fu sconfitto e ucciso da Satrughna. Lì il fratello minore di Rama fondò una meravigliosa città che venne poi chiamata Mathura.
Satrughna ascolta il Ramayana
Passarono dodici anni. Solidamente stabilita la città, Satrughna desiderò tornare ad Ayodhya a trovare i fratelli.
Durante il viaggio si fermò ancora presso l’eremo di Valmiki che lo ricevette con affetto. Dopo aver pranzato Valmiki disse:
“Ho composto un poema che si chiama Ramayana. E’ la storia di tuo fratello Rama e della sua vita. Vuoi ascoltarlo?”
Satrughna assentì con gioia. Accompagnandosi con strumenti musicali, i discepoli di Valmiki cantarono il Ramayana. La poesia e la musica erano così belle, così dolci, che Satrughna desiderò che la storia non finisse mai. E non c’erano manipolazioni o travisamenti: tutto era recitato esattamente come era successo nella realtà.
La notte Satrughna non poté dormire; quei suoni gli erano rimasti nella mente e non riusciva a dimenticarli. All’alba ripartì. Dopo pochi giorni arrivò ad Ayodhya.
Satrughna raccontò a Rama ciò che aveva fatto in quegli anni, dandogli la notizia della nascita dei suoi figli. Poi gli chiese il permesso di non tornare a Mathura, ma di restare con lui ad Ayodhya. Rama gli ricordò i doveri della casta dei guerrieri e gli concesse di rimanere solo un po’.
A malincuore dopo sette giorni Satrughna ripartì.
Questa è una sezione del libro “Il Microfono di Dio”, in lingua italiana.
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