Con l’avvicinarsi dell’autunno, ben presto tutte le distese d’acqua si fecero piacevolmente limpide e un vento rinfrescante cominciò a soffiare ovunque liberando il cielo, che ritrovò così il suo blu naturale. Il fiore di loto sbocciato sulle acque chiare della foresta ricordava lo spiritualista che ha fallito nella via dello yoga ma che ha ritrovato la sua bellezza tornando alla vita spirituale. Come d’autunno ogni cosa si riveste di una grande bellezza, così quando il materialista adotta la coscienza di Krishna, la vita spirituale, diventa puro come l’acqua e il cielo autunnale. Questa stagione porta lontano le nuvole cupe e le acque malsane, e la terra sporca viene purificata. Anche colui che adotta la coscienza di Krishna è subito lavato da ogni contaminazione, interna ed esterna; Perciò Krishna è chiamato anche Hari “Colui che porta lontano”. Infatti, quando un’anima si volge alla coscienza di Krishna, Krishna porta via le sue cattive abitudini. Le nuvole d’autunno sono bianche perché non portano acqua. Dello stesso candore è l’uomo che, ritiratosi dalla vita familiare e ora libero da ogni obbligo — come il mantenimento della casa, della moglie e dei figli — , si situa fermamente nella coscienza di Krishna e si libera da ogni angoscia. Le cascate, serpeggiando dalla cima delle colline, prodigano le loro acque chiare, ma a intervalli si arrestano, come grandi saggi che diffondono il loro puro sapere ma che di tanto in tanto rimangono silenziosi.
#Il libro di Krishna
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