L’incontro con i pathana musulmani

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Sulla strada per Prayaga, Chaitanya e i suoi compagni costeggiavano il Gange. Mentre stavano riposando sotto un albero arrivò una mandria di mucche e gli animali cominciarono a pascolare attorno a loro. Improvvisamente un giovane mandriano si mise a suonare il flauto e Chaitanya venne travolto da un’intensa emozione estatica ricordando Krishna. Cadde a terra privo di sensi, con la schiuma alla bocca, e smise di respirare.

Poco dopo arrivò un folto gruppo di soldati musulmani, e vedendo Chaitanya in quelle condizioni, conclusero che fosse stato avvelenato dai compagni per essere derubato. Stavano per imprigionare e giustiziare i compagni di Chaitanya per furto, ma il coraggioso Rajaputa (sia che fosse uno kshatriya o il sanodiya brahmana) sfidò i musulmani, presentando una serie di argomenti. Per prima cosa disse che i soldati dovevano presentare il caso al loro comandante, che non era presente, e quando tale richiesta non fu accettata, tentò un bluff dicendo che la sua casa era molto vicina e aveva circa 200 soldati turchi e 100 cannoni al proprio comando, e poteva chiamarli in qualsiasi momento. Fortunatamente, quando la situazione stava prendendo una piega molto pericolosa, Chaitanya tornò alla coscienza esteriore e affascinò i musulmani con il suo canto e la sua danza devozionale.

Nella banda di razziatori musulmani c’era un pira (mistico sufi), tutto vestito di nero, che restò particolarmente colpito dall’amore divino manifestato da Chaitanya e volle discutere con lui di religione e divinità. Secondo la Chaitanya charitamrita, questo sufi aveva probabilmente avuto dei contatti con sannyasi advaitin, poiché aveva concluso che la prospettiva vedica di Dio è impersonale. Citando il Corano e le credenze islamiche, Chaitanya respinse tutti gli argomenti proposti dal sufi, che rimase molto impressionato.

Chaitanya concluse che poiché la preghiera (il namaz) è uno dei doveri principali per un musulmano, Dio deve essere una persona e non un potere impersonale. L’amore per Dio e l’adorazione sono presentati come lo scopo più elevato della vita, più alto di karma, jnana e yoga. Il sufi accettò il Nome di Krishna come uno dei Nomi di Dio e si mostrò interessato a recitarlo, ispirando anche gli altri musulmani del gruppo.

Secondo la Chaitanya charitamrita, Chaitanya accettò allora quei musulmani come suoi seguaci e diede loro nuovi nomi – come Ramadasa e Vijuly Khan. Può essere interessante notare che secondo la tradizione musulmana, il nome arabo Rahman (“benefico”) è il nome più importante di Allah e viene recitato regolarmente dai devoti musulmani. Perciò Rama Dasa può essere facilmente scambiato come “il servitore di Rahman” da musulmani indiani. Il nome Vijuli è un po’ più difficile da interpretare, poiché nelle lingue indiane si riferisce all’albero di “seta-cotone” chiamato anche simli, mentre in arabo vijdan significa “estasi, sentimento”, così con un po’ di fantasia, persone relativamente poco colte potrebbero assimilare il nome all’idea di uno che “è estatico” o “ha profondi sentimenti”.

La Chaitanya charitamrita afferma che tutti quei musulmani si dedicarono pienamente alla vita spirituale e che i loro discendenti divennero conosciuti con il nome di pathana vaishnava. La tradizione popolare Gaudiya vaishnava menziona un Vijuly Khan che era il figlio di un capo musulmano locale, diventato un famoso personaggio spirituale, ma finora non abbiamo trovato conferme indipendenti di questa informazione.

Questo esempio di predica “personalizzata” rivolta ai soldati musulmani è particolarmente interessante, perché utilizza la struttura di credenze di chi ascolta per introdurrre i concetti vedici, e non viceversa. Troppo spesso vediamo predicatori immaturi che distorcono i concetti vedici per adattarli alle credenze e ai pregiudizi delle persone a cui si rivolgono.

La chiave qui è la motivazione del predicatore. Un devoto che è interessato sinceramente, senza egoismi, ad aiutare le persone ad avvicinarsi alla realizzazione trascendentale non ha paura di dispiacere al suo pubblico, ma si preoccupa soltanto che i suoi ascoltatori possano comprendere e apprezzare la nuova prospettiva di verità. D’altra parte, un religioso che ha interessi materiali vorrà adulare il suo pubblico e fare leva sui pregiudizi e sui concetti errati dei suoi ascoltatori, perché desidera procurarsi clienti, per sé stesso e per il proprio partito. Comprendere questa sottile linea tra le due posizioni è estremamente importante.

Chaitanya continuò a viaggiare, e quando arrivò a Soro kshetra chiese ai suoi compagni di Mathura (il sanodiya brahmana e Rajaputa Krishnadasa) di tornare alle loro case, ma loro si opposero rispettosamente, dicendo che Chaitanya aveva ancora bisogno di qualcuno che parlasse la lingua locale, che era differente da bengali e oriya. Così continuarono a viaggiare insieme. A Prayaga parteciparono al Magha mela per 10 giorni e fecero il bagno alla confluenza dei fiumi sacri.

Da- La vita di Krishna Chaitanya

di Paramakaruna DD

 

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