Appena i messaggeri che precedevano Vidura arrivarono a Indra-prastha, Yudhisthira e i suoi fratelli uscirono dalla reggia per riceverlo con tutti gli onori e dimostrargli l’affetto che sentivano per lui. In quell’occasione i Pandava ricordarono di come egli li avesse salvati da tanti pericoli e di come fosse sempre stato il loro benefattore.
Quando Yudhisthira gli chiese le ragioni della sua visita, Vidura, vergognandosi profondamente, ripeté il messaggio che Dhritarastra gli aveva consegnato: non fu difficile per nessuno capire che dietro la sua apparente innocenza si celava un grave pericolo. Come abbiamo già avuto modo di dire, a Yudhistira piaceva giocare a dadi, lo sapevano tutti, e sapevano anche che non era molto abile in quel gioco.
“Se è vero che io non sono un campione, neanche il mio malvagio cugino lo è; sono sicuro che non giocherà lui in persona, ma delegherà qualcun altro ad affrontarmi in sua vece,” disse Yudhistira. “Contro chi pensi che dovrò giocare?”
“Ci sono tanti bravi giocatori nella nostra corte,” rispose Vidura, “ma qualcosa mi dice che di fronte a te troverai Sakuni. E’ il migliore di tutti e ti odia quanto Duryodhana stesso.”
Ci fu un momento di silenzio. Se Yudhisthira avesse affrontato il Gandhara, per lui non ci sarebbe stato nulla da fare: avrebbe perso tutto. Il piano del cugino era chiaro, ora.
“Il consiglio che posso darti,” continuò Vidura, “é di trovare qualche scusa per non accettare l’invito. Il gioco d’azzardo deve essere evitato ad ogni costo da tutte le persone sane che conoscono i principi della spiritualità: provoca sempre discordia tra i giocatori, cagionando ansietà senza fine e conflitti. E quando l’uomo perde il senno e la tranquillità e causa inimicizie, ogni sorta di catastrofe è possibile. Yudhisthira, non accettare l’invito. Questo piano è stato partorito dalla mente diabolica di Sakuni ed è stato subito accolto con grande gioia dal vile Duryodhana, il quale nel libro della sua vita ha scritto che avrebbe causato morti e distruzioni: quindi non ne può uscire niente di buono. So che giocare ti piace, ma non devi soccombere all’intossicazione del gioco e non devi accettare quest’invito.”
Yudhistira rifletté a lungo. Poi rispose.
“Vorrei tanto poter seguire i tuoi buoni ammonimenti che, come sempre, contengono tanta saggezza ma, come sai, uno Kshatriya non può rifiutare una sfida sia a un duello di armi che a un gioco di dadi: per di più questo è un mio personale voto. Inoltre bisogna anche riflettere sul fatto che se devo governare un regno così vasto non posso mostrare codardia, altrimenti ne risentirebbe la stima e la fiducia che la gente nutre nei miei confronti. Dunque devo andare. Se perderò tutto, sarà stato il volere del Signore, e contro di Lui che possiamo fare? L’unica cosa che posso promettere è che cercherò con tutte le mie forze di non farmi prendere troppo la mano, e di non puntare forte.”
Il giorno dopo, accompagnati dalla moglie Draupadi, i Pandava partirono per Hastinapur.
Questa è una sezione del libro “Maha-Bharata Vol. 1”, in lingua italiana.
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