Qualche giorno dopo arrivò a corte il potente saggio Maitreya, che raccontò di aver incontrato i figli di Pandu nella foresta e di aver parlato con loro.
“Duryodhana,” disse il saggio, “mi appello a te. Ciò che hai fatto è empio: un tale comportamento non è consigliato dalle nostre leggi le quali, come tu sai, possono dare perenne beneficio spirituale. Richiama i Pandava, chiedi scusa e restituisci tutto ciò che era loro.”
Tuttavia mentre il saggio parlava, il principe non lo guardava neanche e si colpiva la coscia con violenza. Con tale atteggiamento voleva dimostrare che grazie alla sua forza non aveva rivali da temere. Quella era una vera e propria mancanza di rispetto nei suoi confronti e verso ciò che diceva, per cui Maitreya, irritato, disse:
“Il giuramento di Bhima si avvererà: tu morirai con la coscia rotta dalla sua mazza, quella stessa che colpivi con forza mentre parlavo.”
Quelle parole terrorizzarono Dhritarastra, che ben conosceva la potenza delle maledizioni dei Rishi del calibro di Maitreya.
“Grande saggio,” supplicò, “perdona mio figlio, il quale non conosce il valore del retto comportamento nei confronti dei santi. Ti prego, tu che sei sempre misericordioso verso le anime cadute e confuse, ritira la tua condanna.”
Il Rishi allora ribattè:
“O Re, poichè discendi da una stirpe gloriosa come quella dei Bharata, io perdonerò Duryodhana e la mia maledizione non avrà effetto; ma egli deve fare pace con i Pandava.”
Questa è una sezione del libro “Il Maha-bharata”, in lingua italiana.
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