“Nel corso del tempo nacque il primo figlio, un terribile Raksasa con dieci teste e venti braccia. Per questo motivo Visrava chiamò il primogenito Dasagriva, che in seguito sarebbe stato conosciuto come Ravana. Il secondo figlio di Kaikasi fu Kumbhakarna, un altro terribile mostro. Il terzo fu una femmina e fu chiamata Surpanakha. Il quarto il virtuoso Vibhisana.
“Qualche anno dopo, mentre Kaikasi sbrigava alcune faccende nell’eremo con i suoi quattro figli, Kuvera andò a trovare suo padre. Al suo arrivo tutto sembrò illuminarsi di splendore e di opulenza, sotto gli occhi stupiti dei ragazzi.
“Guarda, Dasagriva, le ricchezze del tuo fratellastro,” disse Kaikasi. “Tu sai come i Raksasa vivano in povertà e si nascondano perché hanno paura di essere uccisi da Vishnu. Non credi sia il tuo dovere di cercare opulenze simili? E non solo per te, ma anche per il benessere e la prosperità della tua razza.”
“Dasagriva guardava Kuvera intensamente e provò una fortissima invidia. Il giorno stesso, prendendo con sé Kumbhakarna e Vibhisana, partì per Gokarna, deciso a ottenere i favori di Brahma. Aveva solo un pensiero fisso nella mente: diventare più potente di Kuvera.
“Kumbhakarna eseguì austerità insopportabili per chiunque, che durarono diecimila anni e così fece anche Vibhisana. Ravana non mangiò per tutti quegli anni e al termine di ogni millennio offriva al fuoco del sacrificio una delle sue teste. Alla fine, visto che Brahma non appariva, decise di offrire la sua ultima testa. Allora il glorioso Brahma comparve e lo fermò.
“Cosa vuoi da me?” chiese Brahma.
“Ho compiuto tutte queste austerità perché voglio l’immortalità,” rispose il Raksasa.
“Non posso darti l’immortalità. Non posso darti una cosa che non ho. Neanche io sono immortale. Chiedi qualcos’altro.”
“Voglio che nessuno abbia il potere di uccidermi, né i Suparna, né i Naga,” replicò allora Ravana, “né gli Yaksha, né i Daitya, né i Danava, né i Raksasa e neanche i Deva…”
“Ravana non menzionò la razza umana perché pensava di essere troppo forte per essere sconfitto da un semplice uomo. Questa arroganza fu la causa della sua fine.
“Questo te lo posso accordare,” dichiarò Brahma. “Inoltre riavrai le teste che hai tagliato durante questi anni e ti conferirò il potere di assumere qualsiasi forma a piacimento.”
Questa è una sezione del libro “Ramayana”, in lingua italiana.
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