Parassiti della Mente

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Parassiti della Mente

Come rendere immune la nostra mente dagli attacchi di ciò che è dannoso per la nostra vita spirituale

di Caitanya Carana Dasa

 

Molti di noi a volte si sentono stufi di come vanno le cose nella propria vita. In questi momenti ci sentiamo stanchi mentalmente anche quando non lo siamo fisicamente. A causa dell’esaurimento mentale, molte persone trovano sollievo nell’illusione, generata nel caso migliore da divertimenti perditempo e in quello peggiore da dipendenze controproducenti. La stanchezza mentale può avere molte cause, ma una causa frequente, importante ed evitabile è l’indiscriminato abuso del nostro potere di desiderare, il risultato di accogliere inconsapevolmente troppi desideri superflui nella nostra mente.
La Bhagavad-gita (16.21-22) insegna che questi desideri che ci distolgono dall’agire per il nostro vero interesse ricadono in tre grandi categorie: la lussuria, la collera e l’avidità. La lussuria (il desiderio di soddisfare i propri sensi) e l’avidità spesso alimentano il desiderio di avere per molti oggetti materiali, che s’inseriscono nella nostra visione e nella nostra immaginazione sia che abbiano forme sfarzose sia che si tratti di prodotti volgari. Questi desideri sono innumerevoli e infiniti e la maggior parte di essi non possono essere soddisfatti nella vita reale. Di conseguenza dentro di noi nasce un’irritazione cosciente o subcosciente. Quando questa irritazione diventa intollerabile cadiamo vittime della collera, che ci porta al cattivo umore (mentalmente) o all’irascibilità (a parole) o perfino a essere brutali.

In questo modo la lussuria, l’avidità e la collera insieme distolgono la nostra attenzione mentale dai principali scopi della nostra vita, sia materiali che spirituali. La risultante mancanza di attenzione ci fa esitare e sbagliare mentre cerchiamo di ottenere quello che vogliamo. Quando i nostri progetti falliscono e si ritorcono contro di noi e sembra che niente funzioni nella nostra vita, diventiamo mentalmente esauriti ed esasperati. Perciò il nostro esaurimento mentale nasce non tanto dalle difficoltà esterne che la vita pone sul nostro cammino quanto dalle deviazioni interiori che ci impediscono di procedere nel nostro percorso in modo efficace.

Le deviazioni costituite dalla lussuria, dall’avidità e dalla collera sono proprio come parassiti mentali che vivono delle nostre energie mentali. Questa è la ragione per cui la saggezza della Gita ci spinge a renderci immuni da questi parassiti debilitanti per poter in questo modo mantenere le nostre energie mentali concentrate sulle nostre buone aspirazioni. A questo punto qualche lettore può obiettare: “Vacci piano! Anche se non posso soddisfare tutti i desideri che si affacciano alla mia mente, posso soddisfarne alcuni. Dopo tutto soddisfare i desideri materiali è il modo di essere felici. Perché paragonare i desideri materiali a parassiti?”

Far Funzionare la Nostra Intelligenza

I desideri materiali sono come parassiti perché quasi sempre sovvertono se non addirittura compromettono i nostri interessi più elevati. Nella misura in cui ci dostolgono dai nostri scopi sono causa di distrazione, come spiegato sopra. Quando poi essi stessi diventano il nostro scopo, il loro effetto è ancor più deleterio: sono fonte di frustrazione e perfino di rovina. Questa è la sorprendente e stimolante affermazione della Bhagavad-gita (5.22) quando asserisce che la persona intelligente si tiene lontana dai piaceri materiali – scopo dei desideri materiali – perché si rende conto che tali piaceri non portano alla felicità ma alla sofferenza.

Possiamo mettere la nostra intelligenza in grado di comprendere la veridicità di questo verso della Gita usando come strumento di meditazione l’acronimo FIT (Futile, Inessenziale, Temporaneo), che comprende i tre risultati possibili quando cerchiamo i piaceri materiali: 1. Futile: desideriamo godere, ma l’opportunità non si presenta mai (per esempio: desideriamo ardentemente che nella prossima festa ci sia il nostro piatto preferito, ma non è incluso nel menu). 2. Inessenziale: abbiamo la possibilità di godere, ma questo piacere finisce per essere una delusione (per esempio: il menu contiene il nostro piatto preferito, ma è poco cotto e ben lontano dalle nostre aspettative). 1. Temporaneo: proviamo il piacere, ma finisce troppo presto, sia per una disponibilità esterna limitata sia per una limitata capacità interiore, lasciandoci tormentati dal desiderio di averne ancora (per esempio: il dolce ha un buon sapore, ma non ce n’è abbastanza oppure siamo troppo sazi per mangiarne ancora.)

Pertanto la ricerca dei piaceri materiali prima o poi ci porta alla frustrazione. Questo fatto giustifica l’analogia tra desideri materiali e parassiti: come i parassiti danneggiano i corpi che li ospitano, così i desideri materiali danneggiano le menti che li ospitano. Naturalmente, l’incapacità di godere di un piatto preferito può non essere un problema importante ma l’incapacità di percepire la natura fallace dei piaceri materiali ha delle conseguenze molto più serie. Alcuni piaceri materiali hanno una presa viziosa sulla mente delle persone che dura tutta la vita e le costringe a perpetrare ripetutamente atti immorali. Dopo tutto, coloro che abusano sul piano sessuale non sono guidati nella maggior parte dei casi da una lussuria sessuale sfrenata?

I delinquenti spietati che ingannano milioni di persone per milioni di dollari non sono spinti in gran parte da un’avidità incontrollabile? Le persone che a sangue freddo cercano la vendetta non sono stimolati principalmente da una collera incontrollabile? Se comprendiamo la natura fallace dei piaceri materiali, possiamo vedere la tragicità dietro la pazzia di queste persone; esse infliggono molta sofferenza agli altri nella speranza della felicità, ma la loro speranza è di per stessa fondata su una premessa falsa e perciò mai soddisfatta. Se soltanto potessero usare la loro intelligenza, vedrebbero che i loro desideri materiali parassiti non solo sprecano la loro energia mentale, ma rovinano la loro vita e quella di molti altri, tutto per niente – o nel caso migliore per un piacere insignificante.

Naturalmente è improbabile che la maggior parte di noi sia così pesantemente condizionata da desideri materiali parassiti come lo sono i violentatori e i delinquenti. Tuttavia, anche se i nostri desideri non ci spingono a violare confini legali o morali, essi comunque assorbono una grandissima quantità delle nostre energie mentali. Per esempio: la lussuria mascherata da amore può far nascere dentro di noi il desiderio di un particolare tipo di coniuge costringendoci in questo modo a sognare e fare progetti per giorni, mesi ed anni.

Applichiamo la nostra buona intelligenza per vedere come l’acronimo FIT può funzionare in questi casi: 1. Futile: la persona che desideriamo ci rifiuta immediatamente, facendo così scoppiare di colpo la bolla delle nostre fantasie con un’intollerabile sofferenza. 2. Inessenziale: quella persona accetta la nostra proposta e formalizza la relazione, ma quando scopriamo che non è ciò che i nostri sogni avevano dipinto e che tra noi esistono alcune incompatibilità sostanziali, non c’è rimedio. Rimaniamo a guardare sgomenti e disperati la bolla dei nostri sogni che gradualmente si sgonfia nel nulla. 3. Temporaneo: quella persona soddisfa in qualche misura il nostro cuore facendo così crescere la bolla delle nostre aspettative, ma poi il destino impietosamente spezza la nostra relazione: una straziante morte imprevista fa scoppiare la grande bolla delle nostre speranze.

In casi tristi come questo, lo sconvolgimento indotto dalla nostra lussuria, in qualsiasi modo finisca, è enormemente costoso per la mente. Tutti i desideri materiali – siano essi per una casa, una macchina, una posizione o qualsiasi altra cosa – richiedono un notevole costo mentale e un vantaggio che confina con il nulla. I desideri materiali possono essere di molti tipi, ma la saggezza della tradizione vedica li organizza in sei grandi gruppi: lussuria, collera, avidità, invidia, orgoglio e illusione. Tra essi la Gita (16.21) evidenzia i primi tre come particolarmente capaci di deviare l’anima, perciò mi concentrerò su di questi.

Con sobrie e fondate analisi sulla natura dei piaceri materiali, comprendiamo che non sono adatti ad essere desiderati; essi semplicemente succhiano e fiaccano le nostre energie mentali, come i parassiti succhiano e fiaccano le nostre energie fisiche. Questo riconoscimento postula la necessità di un radicale cambiamento nel nostro modo di percepire la scintilla di questi desideri: la tentazione materiale. Proprio come le persone intelligenti trattano i parassiti con cautela e sospetto e sono pronte ad impedire loro di entrare nei propri corpi, così noi dobbiamo trattare i parassiti del desiderio con cautela e sospetto ed essere pronti ad impedire loro di entrare nella nostra mente per mezzo delle tentazioni.

La Tentazione: Gradevole Melodia o Campanello d’Allarme?

La Gita (3.41) ci insegna a riconoscere nella tentazione un simbolo di peccato (papmanam) e a combatterla non appena fa la sua seducente ed ingannevole apparizione. Ma quando siamo intellettualmente passivi, il sopravvenire della tentazione risveglia una piacevole melodia nella nostra coscienza; la nostra intelligenza indolente non ha la forza né il coraggio di smascherare la facciata pericolosa della tentazione. Di conseguenza, la speranza fallace che cedere alla tentazione ci farà felici, ci porta via senza poterci opporre e perfino con entusiasmo. In altre parole diamo il benvenuto ai desideri parassiti iniettati dalle tentazioni, scambiandoli per benefici. Al contrario, quando siamo attivi l’arrivo della stessa tentazione fa scattare un campanello d’allarme nella nostra coscienza.

La nostra vigorosa intelligenza passa all’azione per eliminarla, ben sapendo che essa precede la distrazione emozionale che può crescere a valanga fino a distruggere la nostra spiritualità. Conseguentemente, ci prepariamo a una battaglia interiore che porta ad un graduale ma sicuro trionfo se cerchiamo rifugio e forza nel ricordo di Krishna. Come liberare il corpo dai parassiti richiede un piano di cura sistematico e opportuno, così combattere per liberare la mente dai desideri materiali parassiti richiede un piano di cura spirituale sistematico e opportuno. Infatti la Bhagavad-gita (6.36) afferma che senza un piano la padronanza di sé è praticamente impossibile mentre è pienamante possibile con un piano. Guardiamo ora che cosa comporta questo piano.

Dire di No Dicendo di Sì

Anche dopo aver compreso la necessità di frenare i desideri materiali, molti di noi spesso rimangono mentalmente preoccupati rispetto alle tentazioni che progettiamo di eludere e di evitare. Questa attitudine negativa o difensiva nel trattare i desideri parassiti accresce inutilmente la difficoltà della lotta. Per evitare le tentazioni molti di noi usano due facoltà: 1. La coscienza morale che ci dice qual è la cosa giusta da fare. 2. La convinzione filosofica che ci dice che essa è benefica. È necessario un discernimento morale e filosofico senza il quale il controllo di sé diventa spesso un esercizio di tortura senza significato e senza scopo. Il discernimento è necessario ma non sufficiente però.

Con il discernimento comprendiamo che il controllo di sé è giusto e benefico, ma non sperimentiamo che è gioioso. Questo è il motivo per cui la Bhagavad-gita (2.60) afferma che le tentazioni sconfiggono anche una persona dotata di discernimento che si sforza di realizzare il controllo di se stessa. Il verso successivo (2.61) ci spinge ad accompagnare il discernimento con l’impegno. Quando c’impegniamo nel servizio a Krishna – particolarmente quando impegniamo la nostra mente nel ricordarLo – allora la felicità spirituale non rimane un concetto astratto o un’ispirazione utopica, ma diventa una realtà concreta e un’esperienza di vita. La Bhagavad-gita (2.62-63) afferma che concentrare la nostra attenzione su un oggetto stimola i nostri desideri e le nostre azioni per ottenerlo.

Questo universale principio psicologico del “qualsiasi cosa cattura la nostra attenzione cattura anche noi” normalmente ci condiziona quando per esempio guardiamo gli oggetti rappresentati nei cartelloni pubblicitari. Questo stesso principio può però anche liberarci se con intelligenza dirigiamo nuovamente la nostra attenzione verso Krishna, che Si rende disponibile e attraente per noi presentandoSi in vari modi: le Sue incantevoli Divinità, i Suoi dolci santi nomi, i Suoi kirtana molto stimolanti, i Suoi divertimenti attraenti, i Suoi amabili devoti, il Suo servizio appagante. In un certo senso questi sono i cartelloni pubblicitari di Krishna.

Se ci sforziamo di concentrare coscientemente la nostra attenzione sull’aspetto di Krishna che attrae i nostri cuori, scopriremo subito con piacere che Egli ha catturato la nostra attenzione e quindi anche noi. E che Krishna ci catturi è supremamente propizio. Quando Egli riempie il nostro cuore con il ricordo di Lui e con l’amore per Lui, i desideri materiali vengono eliminati e ci liberiamo per sempre dal loro angoscioso contagio. Inoltre il servizio a Krishna non si limita alle attività direttamente connesse a Lui. Anche le nostre responsabilità materiali possono diventare un servizio a Krishna se Lo manteniamo nei nostri cuori e ci sforziamo di adempiere queste responsabilità come offerta devozionale a Lui diretta. Perciò eliminare i desideri materiali non comporta necessariamente l’eliminazione di tutte le attività o resposabilità materiali.

Ciò che è da parassita e necessita di essere eliminato è la falsa speranza che le cose materiali possano renderci felici, perché solo la nostra relazione d’amore con Krishna può renderci veramente felici. Una volta che lo scopo centrale che guida la nostra vita diventa far rivivere la nostra relazione con Krishna, allora possiamo armonizzare le nostre attività materiali con questo scopo. Quando iniziamo ad usare la nostra creatività devozionale per scoprire in ogni situazione, in ogni avvenimento, in ogni attività, in ogni interazione l’opportunità nascosta di servire Krishna e diciamo di sì a questa opportunità, il collegamento devozionale con Krishna che ne risulta per mezzo del ricordo interiore e del servizio esterno ci dà una profonda soddisfazione spirituale.

Una volta che cominciamo ad assaporare e valorizzare questa soddisfazione, allora le tentazioni si mostrano per quello che sono: sorgenti di distrazione e non di gratificazone. A questo livello dire di no ad esse diventa non solo giusto e benefico ma anche gioioso. Inoltre la straordinaria potenza di trasformazione della coscienza di Krishna può cambiare una relazione parassita in simbiotica. Il grande santo Vaisnava Narottama Dasa Thakura nel suo libro Prema-bhakti-candrika afferma che se abbiamo diretto nuovamente il nostro cuore verso Krishna, possiamo trasformare perfino la lussuria, l’avidità e la collera in aiuti per il nostro progresso spirituale.

Possiamo incanalare la passione della lussuria nel desiderare le cose migliori del mondo per il servizio e per il piacere di Krishna. Possiamo usare l’impeto dell’avidità per ricevere e godere instancabilmente le glorie illimitate di Krishna. Possiamo manovrare la potenza della collera per impedire ai pregiudizi e ai malvagi di far sì che il messaggio d’amore di Krishna non raggiunga tutti i Suoi figli. Perciò dire un sonoro sì a Krishna è il modo più efficace di dire un deciso no ai desideri materiali parassiti.

Quattro Similitudini

Ho illustrato in quattro modi che i desideri materiali sono come i parassiti:
1. Proprio come un debole contagio da parassiti ci esaurisce a livello fisico, un debole contagio con i desideri materiali ci esaurisce mentalmente.
2. Proprio come un forte contagio da parassiti ci provoca un’acuta sofferenza fisica, un forte contagio con i desideri materiali ci porta un’acuta sofferenza mentale da frustrazione.
3. Come vediamo i parassiti potenziali minacce per il corpo, così dobbiamo vedere i desideri materiali parassiti per la nostra mente.
4. Come adotteremmo un’autentica e sistematica cura medica per liberarci dai parassiti, così dobbiamo prendere l’autentica e sistematica cura della coscienza di Krishna per liberarci dai desideri materiali.
Se ci rendiamo conto che i desideri materiali sono come parassiti e ci sforziamo di liberarcene, allora impediremo loro di dissipare la nostra energia mentale. Sorprenderemo noi stessi con la nostra notevolmente elevata energia mentale e saremo in grado di ottenere molto di più sia a livello spirituale che materiale. A livello materiale riusciremo ad assumerci le nostre responsabilità mondane con maggiore diligenza e competenza. Cosa più importante, a livello spirituale riusciremo a coltivare e sperimentare la felicità spirituale in questa stessa vita e alla fine di essa potremo tornare a Krishna per un’esistenza eterna di amore e di felicità.

Caitanya Carana Dasa è discepolo di Sua Santità Radhanatha Swami. È laureato in ingegneria elettronica e delle telecomunicazioni e fa servizio a tempo pieno al tempio ISKCON di Pune. Ha scritto otto libri.

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