Un giorno, mentre i principi erano nella foresta, uno dei loro cani s’imbattè nella radura dove Ekalavya si stava esercitando. Vedendo quella figura alta e scura, l’animale s’impaurì e abbaiò, ma prima che potesse richiuderla una serie di frecce gli bloccarono la bocca senza ferirlo. Con quell’insolita museruola, il cane spaventato corse dai padroni, che si stupirono della prodezza dello sconosciuto arciere. Venuto a conoscenza del fatto, Drona volle approfondire la questione. Accompagnato da Arjuna, cercò e trovò Ekalavya. Il giovane Nishada, appena vide il maestro, gli si gettò rispettosamente ai piedi.
“Chi ti ha insegnato a usare l’arco in quella maniera?” gli chiese.
“Il mio guru è Drona,” rispose il giovane, “e prendo ordini solo da lui.”
La questione era delicata. I Nishada erano una popolazione tradizionalmente nemica dei Bharata e la loro mancanza delle fondamentali virtù spirituali li rendeva tutti potenzialmente nemici dei Pandava. Doveva fare in modo che Ekalavya non continuasse a progredire in quel modo, che non diventasse più abile di Arjuna. Per qualche istante rifletté sulla questione, poi disse:
“Se io sono il tuo maestro, allora mi devi il guru-dakshina.”
“Sono pronto a darti qualsiasi cosa,” rispose Ekalavya, al quale non sembrava vero di essere stato accettato come discepolo, “dimmi cosa posso fare.”
“Voglio la cosa più preziosa che hai. Visto che hai imparato a usare l’arco così bene, devi darmi il tuo pollice destro.”
Senza pensarci, Ekalavya se ne privò.
Così mutilato, continuò ad esercitarsi e nonostante tutto divenne un valoroso arciere, ma perse molta della sua velocità. In questo modo Drona aveva assicurato la futura supremazia di Arjuna nell’uso dell’arco.
Qualche anno dopo, prima della fatale guerra di Kuruksetra, Ekalavya sarebbe morto ucciso da Krishna durante un combattimento.
Questa è una sezione del libro “Maha-Bharata Vol. 1”, in lingua italiana.
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