D: Parliamo più dettagliatamente delle pratiche della sadhana-bhakti.
R: E’ opportuno premettere che tali pratiche variano secondo la tradizione spirituale di appartenenza, però nei punti fondamentali si somigliano. Noi spiegheremo le regole del sadhana-bhakti secondo la Brahma-madhva-gaudiya sampradaya, una delle più importanti linee di maestri.
Il giorno deve iniziare presto, prima dell’inizio dell’ora di brahma-muhurta, circa un’ora e mezza prima del sorgere del sole: dunque verso le quattro, quattro e mezza di mattina. Prendere il massimo profitto delle vibrazioni particolarmente auspiciose di questo momento è importante. Nessuno yogi dorme fino a tardi.
“Di prima mattina, un’ora e mezza prima del sorgere del sole, giunge l’ora della giornata chiamata brahma-muhurta, durante la quale le attività spirituali sono particolarmente raccomandate. Queste, svolte durante quel periodo, danno un risultato maggiore che in altre ore della giornata.”
Srimad-Bhagavatam 3.20.46
Di solito, sei ore di sonno al giorno sono sufficienti. Appena alzato, il praticante si deve pulire accuratamente con una doccia, indossare abiti lindi (non quelli usati il giorno precedente), marcarsi con il tilaka e recarsi al tempio, dove si svolge il mangala-aratrika.
D: Cos’è il tilaka?
R: E’ il segno divino che generalmente si dipinge in diversi punti del corpo utilizzando la creta del Gange. Il più visibile è sulla fronte. Durante questa operazione si recitano dei mantra.
D: E il mangala-aratrika?
R: La bhakti non è un metodo arido di esercizi fisici o intellettuali. E’ fondamentale imparare ad amare Dio, Krishna. Proprio per questa ragione Egli si manifesta su questa Terra con la forma delle Murti, le “statue” divine che sono poste sugli altari dei Suoi templi. La loro funzione è quella di essere presenti davanti ai devoti per permettere loro l’adorazione personale, tanto importante per sviluppare un sentimento d’amore.
Il mangala-aratrika consiste propriamente in una cerimonia di adorazione delle Murti, durante la quale i bhakta meditano con dei canti in lingua sanscrita che descrivono le qualità del maestro spirituale e del Signore. Di solito si accompagnano con strumenti musicali, quali i karatala e la mrdanga. L’effetto purificatore del mangala-aratrika, considerato uno dei momenti più importanti del sadhana-bhakti, è notevole.
Subito dopo la japa. Japa significa recitazione a voce bassa. Utilizzando una corona chiamata mala, il devoto recita un mantra particolare, chiamato maha-mantra. Ce ne sono di vari tipi, ma quello ritenuto più efficace è il mantra Hare Krishna:
Hare Krishna, Hare Krishna
Krishna Krishna, Hare Hare
Hare Rama, Hare Rama
Rama Rama, Hare Hare.
Hara, Krishna e Rama sono tutti nomi di Dio. Krishna significa l'”Infinitamente Affascinante”, Rama “Fonte di Forza” e Hare è il vocativo di Hara, l’energia devozionale, la bhakti personificata. Con il termine Hara ci rivolgiamo al Signore pregandolo di darci amore e devozione. Ma in questo mantra la cosa più importante non è la richiesta, quanto la meditazione stessa sui suoni trascendentali dei nomi Krishna, Rama e Hara.
Dobbiamo ripeterci: nella pratica del servizio devozionale nulla è tanto importante quanto la japa, la recitazione di questo mantra. Nella Bhagavad-gita è confermato:
“Colui che medita su di Me, che sono la Suprema Personalità di Dio, la sua mente costantemente impegnata nel ricordarMi, senza mai deviare dal sentiero,… è certo di giungere a Me.”
Bhagavad-gita 8.8
“In questo verso il Signore Krishna sottolinea l’importanza di ricordarLo. Il ricordo (perduto) di Krishna è rivitalizzato dal canto e dall’ascolto del mantra Hare Krishna. Grazie a questa pratica…, le nostre orecchie, la lingua e la mente sono impegnate. La meditazione mistica è molto facile da praticare e aiuta ad ottenere il Signore… Cantando Hare Krishna, il devoto può pensare costantemente all’oggetto della sua adorazione… Questa disciplina lo purificherà e alla fine della sua vita,… sarà trasferito al regno di Dio.”
Bhagavad-gita 8.8, commento
“Solo quando uno è impegnato in modo pieno (nella pratica della) coscienza di Krishna, che comincia con il canto del maha-mantra Hare Krishna, Hare Krishna, Krishna Krishna, Hare Hare, Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare può capire la Suprema Personalità di Dio…”
Bhagavad-gita 7.24, commento
“Il canto del mantra Hare Krishna è chiaramente raccomandato per gli uomini di quest’era. Chi lascia il proprio corpo cantando Hare Krishna, Hare Krishna, Krishna Krishna, Hare Hare, Hare Rama, Hare Rama, Rama Rama, Hare Hare raggiunge certamente uno dei pianeti spirituali…”
Bhagavad-gita 8.13, commento
Il Rig-Veda è anche prodigo di affermazioni a riguardo dell’importanza dei mantra e Caitanya Mahaprabhu ne fa la base delle Sue istruzioni: chi si vuole liberare, deve cantare e recitare il mantra Hare Krishna. In questo modo il cuore e la mente si purificano e la capacità di comprendere soggetti di natura spirituale si risveglia. Questo fenomeno da origine ai primi sentimenti del puro amore per Dio.
Naturalmente non si può cantare Hare Krishna come si vuole. Bisogna farlo nel modo giusto, altrimenti si rischia di non ottenere i risultati voluti.
Questa è una sezione del libro “La Filosofia del Bhakti Yoga”, in lingua italiana.
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