Ma quando si parla di un Ishvara e di anime individuali, afferma Shankara, bisogna badare a non commettere errori, in quanto questa terminologia è solo convenzionale. In realtà uno degli stadi fondamentali è superare la concezione di una contrapposizione tra Dio e le anime. La verità è che sono una cosa sola.
La concezione di un Essere supremo non è per Shankara qualcosa da evitare come la peste: anzi afferma che può essere utile, come gradino intermedio per giungere a conclusioni superiori. Si può adorare Krishna, o Vishnu, o Shiva, chiunque si voglia, ma alla fine anche l’idea di un Essere Superiore creatore deve essere superata. Non c’è nessuna creazione. Se ciò fosse, significherebbe che questa sarebbe una Sua trasformazione e il Supremo Uno-tutto, secondo Shankara, non potrebbe trasformarsi, altrimenti verrebbe ad esistere una dualità. E questa idea è fortemente avversata.
Questa è una sezione del libro “Filosofie dell’India”, in lingua italiana.
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