Ravana rifletté a lungo su quanto era accaduto, e decise di recarsi da Maricha per chiedere consiglio. Si fidava molto di Maricha e quando c’erano situazioni di emergenza si recava sempre da lui. Maricha era il figlio di Tadaka, quello stesso che aveva disturbato i sacrifici di Visvamitra, e si ricorderà che nel corso del combattimento era stato scaraventato a molte miglia di distanza da un’arma di Rama. Da quel giorno il Raksasa si era convertito a una vita più virtuosa ed era diventato un asceta nella foresta.
Ravana gli raccontò tutta la storia e poi gli chiese cosa ne pensasse dell’idea di rapire Sita. Maricha non sembrò per niente entusiasta del progetto.
“Io ho già avuto l’occasione di incontrare Rama in combattimento,” disse Maricha, “e il consiglio che ti posso dare è questo: non importunarlo per nessuna ragione, perché quando è adirato può distruggere il mondo intero con tutte le creature che vi abitano. Lascialo tranquillo, e anche la moglie e il fratello. Tu hai tutto ciò che si possa desiderare dalla vita. Non rovinare tutto per orgoglio. Torna pacificamente a Lanka e goditi la vita in compagnia delle tue regine e dei tuoi fedeli amici. Te lo ripeto: non importunare Rama.”
Maricha aveva un forte ascendente su Ravana, che si convinse che quella era la cosa migliore da farsi, e tornò a Lanka.
Surpanakha vuole vendetta
Tornato a palazzo, Ravana trovò Surpanakha che lo aspettava. Quando la vide ferita e piangente sentì il petto gonfiarsi di rabbia e di odio verso colui che aveva ferito la sorella. Surpanakha, che non desiderava altro che la vendetta, piangeva e gridava tra i singhiozzi.
“Tutti sanno che non esiste nessuno più valoroso di te in tutti i mondi, ma sembra che tu non voglia aiutare tua sorella, che è stata umiliata e ferita da due insignificanti esseri umani. Come puoi sperare che la gente continui a rispettarti se non vendichi la morte dei tuoi fratelli Khara e Dussana? Tutti penseranno che hai avuto paura di Rama e nessuno terrà più conto dei tuoi ordini. Se farai così in breve tempo perderai la posizione che hai guadagnato con tanta fatica.”
Vedendo l’indecisione del fratello, Surpanakha pensò di far leva su altri sentimenti.
“E poi ti assicuro che dopo aver visto Sita,” continuò, “capirai che cosa sia veramente la bellezza. Credimi. Rapiscila, falla tua, e vendica l’onore ferito della tua razza.”
Questa è una sezione del libro “Il Ramayana”, in lingua italiana.
Per acquistare il libro completo, clicca qui sopra
Ravana rifletté a lungo su quanto era accaduto, e decise di recarsi da Maricha per chiedere consiglio. Si fidava molto di Maricha e quando c’erano situazioni di emergenza si recava sempre da lui. Maricha era il figlio di Tadaka, quello stesso che aveva disturbato i sacrifici di Visvamitra, e si ricorderà che nel corso del combattimento era stato scaraventato a molte miglia di distanza da un’arma di Rama. Da quel giorno il Raksasa si era convertito a una vita più virtuosa ed era diventato un asceta nella foresta.
Ravana gli raccontò tutta la storia e poi gli chiese cosa ne pensasse dell’idea di rapire Sita. Maricha non sembrò per niente entusiasta del progetto.
“Io ho già avuto l’occasione di incontrare Rama in combattimento,” disse Maricha, “e il consiglio che ti posso dare è questo: non importunarlo per nessuna ragione, perché quando è adirato può distruggere il mondo intero con tutte le creature che vi abitano. Lascialo tranquillo, e anche la moglie e il fratello. Tu hai tutto ciò che si possa desiderare dalla vita. Non rovinare tutto per orgoglio. Torna pacificamente a Lanka e goditi la vita in compagnia delle tue regine e dei tuoi fedeli amici. Te lo ripeto: non importunare Rama.”
Maricha aveva un forte ascendente su Ravana, che si convinse che quella era la cosa migliore da farsi, e tornò a Lanka.
Surpanakha vuole vendetta
Tornato a palazzo, Ravana trovò Surpanakha che lo aspettava. Quando la vide ferita e piangente sentì il petto gonfiarsi di rabbia e di odio verso colui che aveva ferito la sorella. Surpanakha, che non desiderava altro che la vendetta, piangeva e gridava tra i singhiozzi.
“Tutti sanno che non esiste nessuno più valoroso di te in tutti i mondi, ma sembra che tu non voglia aiutare tua sorella, che è stata umiliata e ferita da due insignificanti esseri umani. Come puoi sperare che la gente continui a rispettarti se non vendichi la morte dei tuoi fratelli Khara e Dussana? Tutti penseranno che hai avuto paura di Rama e nessuno terrà più conto dei tuoi ordini. Se farai così in breve tempo perderai la posizione che hai guadagnato con tanta fatica.”
Vedendo l’indecisione del fratello, Surpanakha pensò di far leva su altri sentimenti.
“E poi ti assicuro che dopo aver visto Sita,” continuò, “capirai che cosa sia veramente la bellezza. Credimi. Rapiscila, falla tua, e vendica l’onore ferito della tua razza.”
Questa è una sezione del libro “Il Ramayana”, in lingua italiana.
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