Sanjaya inizia a raccontare

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Non lontano dal lago Samanta Panchaka, creato in tempi antichi dall’avatara Parasurama, stazionava la grande armata dei Pandava. Quando quella mattina uscirono dalle loro tende, tutti videro in lontananza un brulicare di stendardi e capirono che i Kurava erano arrivati. I loro cuori guerrieri, sempre assetati di battaglie, esultarono. Krishna e Arjuna soffiarono con forza nelle loro conchiglie Devadatta e Panchajanya per dar loro il benvenuto e i Kurava, anch’essi pieni di eccitazione, risposero con conchiglie, trombe e tamburi.

 La mattina stessa i generali delle due parti si incontrarono per stabilire le regole da osservare durante la battaglia; poi il fermento delle ultime preparazioni tattiche riprese, più febbrile che mai.

 “Dobbiamo dare il nostro massimo appoggio a Bhishma,” disse Duryodhana al fratello Dusshasana mentre erano indaffarati ad organizzare le truppe, “specialmente durante gli attacchi di Shikhandi, che è predestinato ad uccidere Bhishma. Nella vita precedente egli era Amba e grazie a severe austerità è rinata come Shikhandi: il suo cuore è più che mai colmo di odio, e in questa vita non desidera altro che vedere ai suoi piedi il nostro amato e anziano nonno. Proteggiamolo dunque con cura, poichè in assenza di Karna la nostra vittoria dipende da lui.”

 Intanto Bhishma, alla testa dell’undicesima falange, incoraggiava i soldati risvegliandone il loro ardore guerriero. Ognuno non aspettava altro che cominciare la battaglia, pronto a vincere o a morire. Fin dall’inizio sette tra i migliori si posero con i loro carri intorno a quello di Bhishma per proteggerlo dagli attacchi del figlio di Drupada.

 All’infuori di Karna, tutti erano sul campo, pronti a combattere.

 

 Dall’altra parte i Pandava osservavano lo sterminato esercito avversario. In quegli attimi di sottile tensione Krishna, per nulla preoccupato, ebbe per l’amico Arjuna, parole incoraggianti e fiduciose. Poi le manovre terminarono e sulla sconfinata piana calò un gran silenzio. Si sentiva solo il soffio leggero della brezza e il cinguettio degli uccelli.  Ma inaspettatamente Yudhisthira scese dal carro, si tolse l’armatura e gettò le armi sul terreno, seguito dai suoi fratelli. E tutti e cinque si diressero a piedi in direzione dell’esercito nemico, nel punto in cui si notavano i cavalli bianchi di Bhishma. Tutti erano stupiti: che voleva fare? che intenzioni aveva il figlio di Dharma?

 “Sicuramente ha paura e cerca la protezione dell’anziano per evitare la sconfitta e salvare la sua vita e quella dei suoi fratelli,” disse qualcuno.

 “Come è potuto nascere un simile codardo nella razza Kshatriya?”, dissero allora altri. “La sua pazienza e la sua rettitudine erano solo una copertura alla sua vigliaccheria.”

 Nessuno capiva cosa stesse succedendo. Solo Bhishma, Drona e Kripa guardavano con un sorriso sulle labbra.

 Arrivati di fronte all’anziano parente, Yudhisthira lo salutò con grande rispetto e gli disse:

 “Sono venuto a porgerti i miei omaggi e a chiederti il permesso di combattere contro di te. Senza il tuo accordo noi non potremmo porci di fronte a te neanche per pochi istanti. Accordaci le tue benedizioni.”

 Bhishma sorrise e benedisse i nipoti. A quel punto i Pandava andarono da Drona e Kripa e chiesero anche a loro la stessa cosa.

 I tre maestri furono felici nel vedere quanto i figli di Pandu fossero umili e rispettosi nell’osservare i sottili principi della religione.

Ottenuto il consenso dai suoi maestri e superiori, Yudhisthira annunciò a voce alta che la guerra sarebbe cominciata immediatamente.

 Tornati indietro, i cinque cominciarono a rimettersi le armature con movimenti talmente vigorosi ed energici che nessuno riusciva a distogliere lo sguardo dalle loro figure. Era uno spettacolo vederli in piedi sui loro carri, con lo sguardo fermo e solenne e splendenti come cinque Indra.

 

 Duryodhana, dopo aver osservato attentamente la disposizione dei nemici, si recò da Drona.

 “Guarda, o maestro, la grande armata guidata dal tuo intelligente discepolo Dhristadyumna. Guarda quanti eroi, tutti potenti come Arjuna e Bhima. Anche dalla nostra parte ci sono guerrieri invincibili come Bhishma, te stesso e altri ugualmente forti. Tuttavia noi sappiamo che essi tenteranno di colpire l’anziano Bhishma; per questo chiedo a voi tutti di dargli la massima protezione.”

 A quel punto il figlio di Ganga, notando la preoccupazione di Duryodhana, pensò di rincuorarlo suonando la sua conchiglia. A ruota fu seguito da tutti i soldati Kurava. Si produsse un suono assordante. Ma quando i Pandava risposero, il suono delle loro conchiglie giunse fino ai pianeti celesti, causando un vivo terrore nei cuori dei soldati Kurava.

 

Questa è una sezione del libro “Maha-Bharata Vol. 2”, in lingua italiana.

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