Shiva sposò Sati, la sedicesima figlia di Daksha. Essi non ebbero figli. Sati rinunciò al proprio corpo per separarsi dal rapporto parentale con il padre e in seguito sarebbe rinata come la figlia di Himavan e Mena, Parvati. Narriamo le ragioni di tale aspro dissenso fra Sati e suo padre Daksha.
Durante un importante sacrificio, in cui erano presenti le personalità principali dell’universo, Daksha, pensando di essere il più importante personaggio dell’assemblea, mancò loro di rispetto e poi giunse ad insultare Shiva. Sati se ne risentì e in seguito rinunciò al suo corpo per non avere associazione con la persona che aveva offeso il marito. Appena Shiva venne a sapere da Narada dell’accaduto, si infuriò tanto da sembrare sul punto di distruggere l’intera manifestazione cosmica. Da uno dei suoi capelli generò il mostro Virabhadra che, insieme ai suoi soldati e seguaci, corse a punire Daksha e i suoi amici.
La devastazione dell’arena sacrificale ebbe luogo.
Feriti Deva e Brahmana, alla fine Virabhadra decapitò il principale responsabile dell’accaduto. Dovette intervenire Brahma in persona per pacificare il Signore Shiva e per ripristinare la situazione precedente all’avvenimento. I seguaci di Shiva avevano ucciso, decapitandolo, Daksha, tolto gli occhi a Bhaga, estirpato i baffi a Bhrigu e i denti a Pusha. Brahma chiese a Shiva di ridare ogni cosa ai legittimi proprietari. Così Shiva diede a Daksha la testa di una capra, concesse a Bhaga di vedere attraverso gli occhi di Mitra, e al Deva Pusha di masticare coi denti dei suoi discepoli, e così via.
Bhrigu invitò Shiva a partecipare al completamento del sacrificio e Daksha rivisse (come aveva predetto Shiva) con la testa della capra che fu uccisa in quel sacrificio. Nell’occasione, Daksha si pentì dell’offesa e tutta l’invidia scomparve dal suo cuore.
Questa è una sezione del libro “Il Libro di Storia Puranica”, in lingua italiana.
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