Domande
Caro Isvara, Caro Manonatha, caro Legolas,
Se permettete ne approfitto per ampliare i concetti che mi orientano nell’approccio “scientifico”.
Afferma Krishna stesso nella Bhagavad Gita (15,1) “Esiste un albero baniano le cui radici si dirigono verso l’alto ed i rami in basso; le sue foglie sono gli inni vedici. Chi lo conosce, conosce i Veda”.
Si tratta, come ci spiega Prabhupada, del riflesso distorto del mondo spirituale, che quindi ne è l’origine. I due campi, l’originale ed il suo riflesso, sono speculari; quindi non può esistere commistione di campo, non c’è una zona limbica che abbia una natura mista. I due campi sono divisi da una sottilissima linea, da intendersi geometricamente, cioè astratta: da questa linea inizia il mondo spirituale e, dalla parte opposta, il suo riflesso illusorio. Gli aspetti che potrebbero sembrare misti, per esempio le Murti, oppure il Servizio di devozione stesso, in quanto realizzati in campo materiale ma di pregnanza spirituale, mantengono in realtà sempre la netta divisione di campo esemplificata dall’immagine dell’albero baniano che si riflette sull’acqua: da una parte lo spirito (Krishna e l’amore per Krishna) e dall’altro la materia (il legno, per esempio, nel caso delle Murti, e le attività fisiche e mentali di compimento per il Servizio di devozione).
Tutto l’insegnamento di Krishna nella Bhagavad Gita e nello Srimad Bhagavatam riguarda, come ognuno di noi ben sa, il ritorno a Lui. Krishna non si attarda nella descrizione del campo materiale in quanto è irrilevante. Delega genericamente a questo compito i Veda, che – pur trattando anche degli aspetti materiali – sono funzionali all’avanzamento spirituale. Quindi ciò che ci è utile è la conoscenza spirituale, ciò che ci è inutile è la conoscenza del campo materiale; non esiste zona di valenza intermedia.
Sotto questo profilo i Veda (quando descrivono gli aspetti materiali) e le scienze hanno lo stesso livello d’importanza: zero, o quasi. Quindi i Veda, sotto questo aspetto, rappresentano una semplificazione misericordiosa per l’uomo dataci da Krishna: le cose del mondo materiale stanno così, interessatevi piuttosto di come uscire dalla prigione in cui siete caduti ed Io ve ne fornisco lo strumento.
Sennonché il Kali Yuga ha spinto l’uomo ad esplorare ciò che in realtà non gli serve, ecco pertanto il nascere della ricerca scientifica. Ma attenzione, inutile non significa che non sia valido per il suo campo.
Lo sviluppo delle scienze moderne nasce da Galileo (sono cose attinte dalla mia cultura generale, non sono certo uno scienziato!): si suppone che un fenomeno abbia una certa causa (ipotesi), che si verifica con l’esperimento e la misurazione successiva. Ogni tassello aggiunto alle conoscenze scientifiche precedenti deve soddisfare a detto criterio metodologico.
Non puoi, caro Manonatha, accettare la validità di un metodo quando perviene ad un risultato che non contrasta coi Veda e contestarlo in caso contrario. Pertanto, secondo il tuo pensiero, la scienza è valida quando “scopre” strumenti informatici e di comunicazione, non è più valida quando effettua osservazioni astronomiche. Ma il metodo e gli strumenti (per esempio la matematica) sono sempre gli stessi. Penso che questo adattamento sia una violenza fatta alle capacità intellettuali, molto costosa sul piano psichico.
Prabhupada non ci ha detto numerose volte che i sensi vanno utilizzati in direzione di Krishna, non negati o violentati?
Per quanto riguarda la tua richiesta specifica (un po’ sleale, ammettilo) di dimostrarti che le stelle sono soli, non sono astronomo e non posso risponderti, ma troverai qualsiasi amatore di astrofisica in grado di soddisfarti.
Rispondo infine a Legolas quando asserisce che la storia è falsa al 90%. Ne sei proprio sicuro?
Il metodo storico è diverso da quello scientifico: gli studiosi, sulla base dell’analisi e dell’interpretazione della documentazione autentica, finiscono per trovare un accordo fra di loro da cui vengono ufficializzati i corsi storici. Conosci un metodo migliore? Certo margini di errore ce ne sono, ma sparare il 90% di falsità nella storia denota più che altro un disprezzo delle attività umane non spirituali che secondo me è sempre riconducibile alla forzatura sui sensi (capacità intellettuali) cui ho accennato sopra.
Concludo osservando che la contestazione nei confronti delle attività umane materiali va fatto – se è il caso – con un po’ di rigore: si può criticare anche Dante dicendo che è uno scrittorucolo, ma può farlo uno storico dell’arte con un libro di almeno trecento pagine contenente la sua tesi esposta con logica serrata.
Hare Krishna!
Manonatha Dasa ribatte a Gastone Gori
17 aprile 2002 – n.1360
Colgo l’occasione per ringraziare te (Gastone) e tutti gli altri amici e devoti per rendere tanto vivo e interessante questo Forum libero.
Citazioni
Per quanto riguarda la tua richiesta specifica (un po’ sleale, ammettilo) di dimostrarti che le stelle sono soli, non sono astronomo e non posso risponderti, ma troverai qualsiasi amatore di astrofisica in grado di soddisfarti.
Mi dispiace che non l’hai ammesso, ma è chiaro a tutti i lettori che la tesi da me sostenuta è giusta. E cioè:
tu non hai uno straccio di prova della correttezza di molte tesi scientifiche. Le accetti per fede cieca.
Forse le prove che le stelle brillano di luce propria ci sono, ma tu non le hai, e nemmeno io. Però tu lo accetti lo stesso, e io invece dubito.
Non mi pare che la mia richiesta di produrre le prove sia sleale, perchè è l’essenza della mia tesi.
Grazie a questo scambio, mi pare ora che possiamo dire tranquillamente che il ricercatore onesto partirà per una discussione che vede protagoniste la scienza moderna e la scienza vedica vedendole su una piattaforma di dignità paritaria.
La scienza moderna parte da ipotesi e cerca di dimostrarle coi suoi metodi, i quali sono eclatanti anche per le capacità economiche a loro disposizione. Possiamo dire che anche i Veda partono da qualcosa di molto simile alle ipotesi, usa talvolta mezzi diversi, ma non meno scientifici. Se avessimo più risorse economiche a disposizione potremmo dimostrare molto di più.
Citazioni:
Afferma Krishna stesso nella Bhagavad Gita (15,1) “Esiste un albero baniano le cui radici si dirigono verso l’alto ed i rami in basso; le sue foglie sono gli inni vedici. Chi lo conosce, conosce i Veda”…
………
Concordo abbastanza con quanto tu dici nei paragrafi seguenti, anche se mi permetterai di puntualizzarne meglio un aspetto.
Non esistono solo l’energia spirituale e quella materiale. In realtà la shakti orginale è una sola (in quanto la sua origina è una), che si differenzia in modo molteplice a causa dei numerosi scopi che intende perseguire. L’energia di Vishnu che vuole creare un mondo illusorio si trasforma e diventa energia materiale. Appare completamente diversa, ma è una trasformazione della stessa enegia spirituale. Se fosse completamente un’altra cosa, non se ne potrebbe mai venire fuori. Invece, siccome è orginalmente spirituale, la possibilità c’è sempre.
Le Murti (le forme divine presenti sugli altare) sono fatte di materia (legno, marmo) ma questa energia materiale diventa spirituale grazie alla discesa della potenza di Dio
in esse. Se il legno o il marmo fosse energia materiale completamente separata da Lui, il Signore non ci entrerebbe mai. In realtà l’energia è la stessa, e torna spirituale nel momento in cui Krishna scende in essa. Lo stesso ragionamento si applica con il Mantra Hare Krishna: il fin dei conti sono solo lettere, suoni, ma tornano alla loro valenza spirituale perchè il Signore ci mette le Sue potenze spirituali. La materia è la stessa energia orginale usata a fini di illusione.
Dunque, la materia è tale quando è separata
da Krishna, ma quando la si pone a contatto con Krishna torna alla sua origine spirituale.
Citazioni:
Non puoi, caro Manonatha, accettare la validità di un metodo quando perviene ad un risultato che non contrasta coi Veda e contestarlo in caso contrario. Pertanto, secondo il tuo pensiero, la scienza è valida quando “scopre” strumenti informatici e di comunicazione, non è più valida quando effettua osservazioni astronomiche. Ma il metodo e gli strumenti (per esempio la matematica) sono sempre gli stessi. Penso che questo adattamento sia una violenza fatta alle capacità intellettuali, molto costosa sul piano psichico.
Mi sento di nuovo frainteso.
La scienza non è valida solo quando “dà ragione a noi”. E’ valida sempre, quando ha ragione.
Ma questa ragione deve dimostrarla. Permettimi di usare le tue argomentazioni: non puoi fare violenza alla tua intelligenza accettando cose non dimostrate, e poi accusarci di fare la stessa cosa che fai tu però in riferimento ai Veda.
I Gaudiya Vaishnava, i devoti di Krishna, accettano ogni cosa che la scienza dimostri oltre ogni dubbio.
Per tutto quello che non è dimostrabile, se proprio ci deve essere un atto di fede, io preferisco farlo in direzione dei Veda.
Citazioni:
Prabhupada non ci ha detto numerose volte
che i sensi vanno utilizzati in direzione di Krishna, non negati o violentati?
Esatto. E’ proprio quello che cerchiamo di fare. Mettere i sensi al servizio di Krishna. Non negarli o violentarli come
fai tu, rinunciando al tuo potere discriminatorio nel momento in cui accetti come scientifico qualcosa che nulla ha di scientifico, in quanto non dimostrato e spesso neanche dimostrabile.
Citazioni:
Concludo osservando che la contestazione nei confronti delle attività umane materiali va fatto – se è il caso – con un po’ di rigore: si può criticare anche Dante dicendo che è uno scrittorucolo, ma può farlo uno storico dell’arte con un libro di almeno trecento pagine contenente la sua tesi esposta con logica serrata.
Mi sembra giusto. Dunque, se vuoi dare ragione o torto a qualcosa devi prima essere un esperto in quel campo. Per cui ti consiglio (di nuovo) di non dire di essere sicuro che le stelle brillano di luce propria fino a che non sai qualcosa di astronomia.
D’altro canto noi cerchiamo di procedere con onestà intellettuale, giudicando le cose che comprendiamo e dubitando di cose che non comprendiamo. Non è sufficiente essere ignoranti della materia per dire “sì, hai ragione” come pecorelle. La logica serrata ci conduce a non rigettare ma neanche ad accettare ciò che non comprendiamo.
Per tutto il resto (e qui parlo personalmente) quando parlo di qualcosa in profondità, lo faccio con cognizione di causa, avendo studiato e insegnato per 30 anni questa materia, avendo scritto 17 libri e innumerevoli articoli e ricerche.
Questa è una sezione del libro “Infiniti Segmenti di esistenza”, in lingua italiana.
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