Si gioca ancora

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La loro partenza non passò inosservata; Dusshasana, vedendoli partire in libertà, capì che il padre aveva avuto paura e aveva dato ascolto ai consigli di Bhishma e degli altri. Immediatamente corse dal fratello e gli raccontò quello che era accaduto.

 “Oramai non si tratta più di un gioco,” disse Duryodhana, spaventato, “i Pandava hanno giurato di ucciderci tutti e non avranno pace finchè non l’avranno fatto. Oramai ci conviene sin da ora giocare le nostre carte apertamente contro di loro, o avranno tutto il tempo di organizzarsi. Dobbiamo convincere nostro padre a richiamarli e a giocare ancora. Sono sicuro che vinceremo di nuovo e allora li costringeremo ad andare in esilio.”

 Non fu affatto facile convincere Dhritarastra ad agire in quel modo, ma anch’egli convenne che i nipoti liberi in quel momento costituivano una minaccia sicura ed così costui, con l’intelligenza confusa dalle trame del destino, non poté rifiutare.

 E si giocò ancora.

 Sconfitti, i Pandava avevano perduto il loro regno ed erano stati condannati a trascorrere dodici anni nella foresta e un anno in incognito. Senza dire una parola, Yudhisthira usci’ dal sabha.

 Il giorno stesso, accompagnati dalla loro moglie, i Pandava si prepararono per la partenza.

 A quel punto i Kurava erano di nuovo padroni di tutto il regno e di vaste ricchezze, ma da quel giorno Dhritarastra, spaventato dal pensiero della vendetta dei Pandava, non ebbe più un solo istante di pace.

 

Questa è una sezione del libro “Maha-Bharata Vol. 1”, in lingua italiana.

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