Sita lascia tracce

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Poco dopo, mentre viaggiava in cielo, Sita vide alcune figure che da terra guardavano la curiosa scena del gigantesco Raksasa che portava via una giovane donna piangente. Pensando di lasciare qualche traccia, lasciò cadere delle stoffe e dei bracciali. Potevano essere un segnale per Rama quando l’avrebbe cercata.

Rama e Laksmana capiscono l’inganno

Cosa faceva Rama? Oramai aveva ben compreso il vile inganno e si preoccupò che il fratello potesse farsi ingannare dalle false grida di Maricha, lasciando imprudentemente Sita da sola. Mentre tornava rapidamente sui suoi passi, scorse tutt’intorno dei cattivi segni che lasciavano presagire una tragedia. E quando sulla strada incontrò il fratello che correva altrettanto affannosamente, le paure divennero angosciose realtà.

“Laksmana, che fai qui!” gli gridò. “Ti avevo detto di non lasciare Sita da sola!”

Laksmana riprese fiato e gli raccontò cosa era successo quando Sita aveva sentito le urla, e lo tranquillizzò che l’aveva lasciata protetta dentro un cerchio magico. Ma voleva solo rassicurarlo per un po’: anche lui sapeva cosa sarebbe accaduto se Sita fosse stata ingannata e indotta a uscire dal cerchio. Ambedue disperati, corsero con quanta forza avevano nelle gambe. Arrivati alla capanna la trovarono desolatamente vuota: tutt’intorno chiari segni di lotta. Oramai le loro più nere paure si erano tramutate in disperata realtà: Sita era stata rapita, o forse anche uccisa.

I due fratelli cercarono affannosamente ovunque: al ruscello, nel bosco, nelle radure, nei luoghi preferiti dove Sita andava spesso. Ma molto presto le ultime illusioni caddero: Sita era stata rapita dai Raksasa. Rama era sconvolto, non riusciva a tenere più la mente sotto controllo, i suoi occhi vagavano fulmineamente ovunque, nella speranza vana di scorgere l’amata.

“La mia cara Sita,” gemette. “Dove sarà ora? Chissà quale essere malvagio l’avrà rapita. E chissà se sarà ancora viva.”

Tutti i sentimenti di sofferenza per la separazione dalla compagna si scatenarono nel suo cuore.

“Come farò ora senza il suo sorriso che, come la luce, rischiara anche le più terribili tenebre di un destino avverso? E chi mi parlerà con la stessa voce limpida, dicendomi parole affettuose, piene di profondo amore? Io sono il colpevole di tutto ciò: non dovevo permetterle di seguirmi, qui, in questa dura foresta priva di ogni comodità e piena solo di Raksasa e animali feroci. Solo per un mio egoismo le ho permesso di seguirmi.”

Anche Laksmana era affranto, e più vedeva il fratello che piangeva e si lamentava e più si sentiva colpevole. Tentò di consolarlo.

“La troveremo. Vedrai che la troveremo. Continuiamo a cercare. Non scoraggiarti. Vedrai che la troveremo.”

 

 

Questa è una sezione del libro “Il Ramayana”, in lingua italiana.

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