Radharani (principali antiche fonti letterarie)

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Nella libreria di Isvara in Kadacha editions


Da un punto di vista storico gli antichi Purana rivelano gran parte dei divertimenti manifestati di Sri Radha, anche se lo Srimad-Bhagavatam (10.30.28), la crema di tutta la letteratura puranica cita il Suo nome solo una volta — con il termine indiretto anayaradhitah, che significa “colei che adora Krishna nel modo migliore.” D’altra parte, sia il Padma Purana sia il Brahma-vaivarta Purana illustrano i Suoi divertimenti d’amore con Krishna e svelano che la coppia divina è la sorgente di tutto ciò che esiste. Infatti, il Brahma-vaivarta Purana contiene un racconto esoterico della creazione in cui Radha crea insieme con Krishna il mondo materiale. La posizione dominante di Sri Radha nella teologia Vaisnava non è venuta alla luce fino a quando nel dodicesimo secolo il poeta santo Jayadeva Gosvami scrisse la sua famosa opera in sanscrito Gita Govinda. L’amore spirituale di Krishna divenne allora un tema celebrato in tutta l’India, reso in modo pittoresco nei festival e nelle espressioni artistiche, in cui la personalità di Radha arrivava talvolta a mettere in ombra quella di Krishna.

È importante sottolineare che Jayadeva aveva compreso la natura spirituale dell’amore di Radha e Krishna. Egli sapeva che le persone potevano facilmente scambiarlo per un amore materiale, paragonando la sua opera ad una poesia di amore erotico (come molti ancora fanno). Prevedendo questo malinteso egli iniziò la sua Gita Govinda con una parte intitolata Dasa-avatara in cui definisce chiaramente la natura divina di Krishna, elencando e glorificando le Sue discese trascendentali nelle diverse incarnazioni (avatara). Con una prefazione come questa, risulta ovvio che i rapporti amorosi che seguono — i rapporti di questo stesso divino Krishna che S’incarna in molti avatara — non sono comuni. In verità essi rappresentano il punto più alto dell’amore spirituale. Questo amore è stato descritto in maniera più esauriente in epoca successiva a Jayadeva. Nel quindicesimo secolo, due poeti bengalesi, Candidasa e Vidyapati, scrissero bellissimi versi in bengali sulla coppia divina.

Nel sedicesimo secolo Sri Caitanya Mahaprabhu — la forma combinata di Radha e Krishna sotto le sembianze del Loro devoto — gustò queste poesie, insieme con l’innovativa opera in lingua sanscrita di Jayadeva. A Lui piaceva anche ascoltare il racconto di Radha e Krishna contenuto nell’antichissima opera di Bilvamangala Thakura, la Sri Krishna-karnamrita e nell’opera poetica contemporanea di Ramananda Raya, la Jagannatha-vallabha-natakam. I seguaci di Sri Caitanya furono pronti ad unirvi le loro realizzazioni e le loro intuizioni basate direttamente sulla letteratura precedente. Due esempi importanti sono la Radha-rasa-sudha-nidhi-stotram, composta da Prabhodananda Sarasvati e la Radha-Krishna-ganoddesa-dipika di Rupa Gosvami; quest’ultima è senza dubbio l’esposizione più dettagliata della divina personalità di Sri Radha che sia mai stata pubblicata.

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