Storia di Anga e Vena

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Il virtuoso e potente re Anga organizzò un grande Asvamedha-yajna. I brahmana, tutti puri ed eruditi, sapevano bene come invitare i Deva alle cerimonie vediche ma, nonostante i loro sforzi, gli esseri celesti disertarono lo yajna. Informato dell’accaduto, il monarca chiese le ragioni dell’accaduto e i brahmana gli spiegarono che il fatto era dipeso dagli atti peccaminosi che aveva commesso nella vita precedente; in più c’era l’aggravante che non aveva figli. Tutta la situazione faceva sì che i Deva non scendessero dai loro pianeti e non accettassero le offerte. Era necessario rivolgersi al Signore per assicurarsi la progenie. Così i nobili sacerdoti offrirono alla Suprema Personalità di Dio preghiere atte a conferire benedizioni materiali al re Anga.

 

Dopo qualche tempo dal fuoco sorse una personalità che portava un giara d’oro colmo di riso cotto nel latte che fu consegnato al re, il quale lo diede alla moglie. Come risultato, lei rimase incinta. Nel corso del tempo diede alla luce un bambino, che fu chiamato Vena. Costui era ben diverso dal padre; in realtà aveva preso tutte le qualità della famiglia materna.

Sunitha era la figlia di Mrityu, la Morte personificata

 

Con gli anni, Vena divenne sempre più crudele e insensibile, uccideva gente inerme senza ragione ed era un continuo disturbo per tutta la popolazione.

 

Anga tentò di cambiare la natura del figlio, cercando di insegnargli i principi della purezza e della santità, ma i suoi sforzi non valsero a nulla. Vedendo svanire ogni tentativo, il re divenne sempre più depresso. Poi pensò che un figlio cattivo era meglio di uno buono, in quanto quest’ultimo causava attaccamento per la famiglia e per tutte le dinamiche materiali connesse. Così un giorno abbandonò la casa e andò nella foresta. Nessuno riuscì più a trovarlo.

 

A corte i saggi pensarono che un regno senza un reggente era esposto a gravi rischi per cui, nonostante forti opposizioni, elessero Vena come monarca del regno di Anga. All’inizio le cose non andarono male; proprio perché Vena era rinomato per la sua crudeltà, tutti i ladri fuggirono dal regno. Ma, con l’ascesa al trono, Vena inasprì il proprio carattere e prese persino ad insultare i grandi santi, proibì i sacrifici e ogni tipo di rituale religioso. Alla fine, allarmati dalle continue atrocità, i saggi cercarono di dargli buoni consigli, ma Vena reagì violentemente. Infine quei potenti Rishi maledirono Vena, uccidendolo. La madre Sunitha preservò il cadavere del figlio.

 

Ma il risultato non fu felice. Il regno si diresse verso lo sfacelo e nessuno fu in grado di far nulla.

Decidendo che la linea di Anga non dovesse interrompersi, presero il corpo di Vena e, con un specifico trattamento, separarono le cattive qualità dalle buone. Dalla parte negativa del corpo di Vena nacque Bahuka che, prendendo su di sé tutto il restante karma negativo del padre, divenne il progenitore della degradata razza Nishada.

Vishnu Purana, 1.13. Ai Nishada non era persino permesso vivere nelle città proprio perché la loro natura era estremamente bassa e peccaminosa. Vengono talvolta chiamati Kirata. Qualcuno sostiene che gli odierni zingari siano discendenti della razza Nishada.

 

Poi, continuando lo stesso procedimento, nacquero due personalità di ben altra natura: Prithu, un Avatara di Vishnu

Prithu era uno shakty-avesha-avatara, non un’incarnazione diretta di Vishnu.

e Arci, che era un’espansione plenaria di Lakshmi.

 

Questa è una sezione del libro “Il Libro di Storia Puranica”, in lingua italiana.

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