Terminato il racconto delle gesta di Ravana, Rama pensò di porre altre domande, stavolta su Hanuman.
“Da ciò che ho capito, Ravana era molto potente, ma Hanuman gli era superiore. Perché quando Vali cacciò via Sugriva, Hanuman non si ribellò e non cercò di proteggere il suo caro amico?”
Il saggio Agastya raccontò:
“Una volta viveva un Rishi di nome Keshari e sua moglie si chiamava Anjana. Una volta lei era nella foresta a raccogliere della frutta e dei fiori, quando il Deva del vento la notò. Vedendola così bella e pura, Vayu se ne invaghì e penetrò in essa. Come risultato un figlio fu generato nel suo ventre, Hanuman.
“Fin dai primi giorni della sua vita era chiaro che il bimbo aveva caratteristiche speciali. Era ancora neonato quando un giorno sua madre lo mise in terra per sbrigare delle faccende. Ma il bimbo aveva fame e pianse disperatamente. La madre, troppo lontana, non lo sentì. Era l’alba, il sole stava sorgendo ed egli pensò che quello fosse un frutto dorato. Era così bello e colorato che pensò che dovesse anche essere molto buono. Decise di andarlo a prendere e di mangiarlo. Così spiccò un gran salto e si diresse verso il sole.
Era un giorno di eclisse e Rahu si apprestava ad ingoiare l’astro lucente, quando vide Hanuman avvicinarsi a grande velocità. Spaventato da quell’inattesa presenza, Rahu corse a chiedere aiuto a Indra e gli riferì cosa stava accadendo. Il re dei Deva pensò che fosse cosa saggia andare a vedere personalmente e, accompagnato da Rahu, si recò sul posto. Nel frattempo Hanuman si era avvicinato di molto al Sole e si apprestava ad inghiottirlo. Vivasvan, che predomina l’astro lucente, lo guardò e non lo bruciò: sapeva che Hanuman sarebbe stato necessario all’incarnazione di Vishnu che avrebbe eliminato Ravana. Ma Rahu, senza attendere Indra, vedendo Hanuman che si era avvicinato troppo, impulsivamente lo attaccò. Il neonato scambiò anche Rahu per un frutto e si precipitò verso di lui, a bocca spalancata. Gridando ‘Aiuto Indra!’ Rahu fuggì terrorizzato. E il re dei pianeti celesti scagliò contro Hanuman la sua arma prediletta, il fulmine. Colpito duramente alla mascella, il piccolo cadde su una montagna. E Vayu vide che suo figlio era stato colpito e corse sul posto. Lo trovò morto. Piangendo addolorato, prese il corpo in braccio e andò via. Si ritirò in una caverna e non fece più circolare l’aria in tutto l’universo.
“Ci fu un periodo di grande difficoltà, e tutti soffrivano e rischiavano di morire. I Deva andarono da Brahma per chiedergli aiuto e così Brahma, accompagnato da tutti gli altri, andò a cercare Vayu. Quando lo trovarono furono messi al corrente delle ragioni del suo dolore.
“O re, conosciamo il motivo che ti rende così triste,” disse Brahma. “Tuo figlio è stato ucciso ingiustamente. Io lo farò tornare in vita. Il suo nome sarà Hanuman, perché la sua mascella è stata rotta dal fulmine di Indra. Non essere più addolorato, ora, e riprendi a soffiare in tutti i mondi.”
“Il piccolo si risvegliò come dopo un sonno. Fu benedetto ad essere praticamente immune da ogni pericolo, persino dalle maledizioni dei saggi.
“Hanuman divenne estremamente potente. Quando fu cresciuto, la consapevolezza dei suoi poteri lo rese arrogante e dispettoso, e prese l’abitudine di scherzare e di prendersi gioco dei saggi della foresta, disturbandoli nei loro sacrifici. Un giorno i venerabili asceti unirono la loro energia per fargli dimenticare la grandezza dei suoi poteri: li avrebbe potuti ricordare solo quando ne avrebbe avuto bisogno. In preda a una profonda amnesia, Hanuman cominciò a comportarsi come un Vanara qualsiasi, inconsapevole della sua potenza. Per questo non difese Sugriva nella sua disputa contro Vali: credeva di non poterlo fronteggiare.”
Questa è una sezione del libro “Il Ramayana”, in lingua italiana.
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