I Vanara che non erano stati colpiti dall’arma si guardarono intorno, stupefatti. Quanti di loro giacevano sul terreno morti o privi di sensi? Tanti, troppi.
La violenza di quell’arma era inaudita. Videro anche Rama e Laksmana in terra, e si precipitarono in loro aiuto. Ma nessuno trovò il rimedio per rianimare i due fratelli. Vibhisana era tra coloro che non avevano subito danni. Corse sul luogo e vide ciò che era successo.
“Perché siete tristi e scoraggiati?” disse a voce alta. “Indrajit ha ottenuto quell’arma da Brahma stesso: come potevano Rama e Laksmana mancarle di rispetto e non farsi sopraffare? Non sono morti, guardateli bene, respirano ancora.”
Hanuman era chino sui loro corpi e massaggiava le loro membra.
“Saggio Vibhisana,” chiese con voce triste, “come possiamo ora far riavere Rama e Laksmana? E anche tutti questi cari compagni che sono caduti, feriti da questa terribile arma? Dicci: cosa possiamo fare?”
“Dov’è Jambavan?” replicò Vibhisana. “E’ il figlio di Brahma. Saprà sicuramente come neutralizzare quest’arma che appartiene a suo padre. Cercatelo, e pregate che sia ancora vivo.”
Era notte, non si vedeva quasi nulla. Non era facile cercare una persona in mezzo ai milioni di corpi distesi sul terreno. Alla luce delle torce, Hanuman cercò con grande ardore. Il suo cuore era così triste nel vedere anche Sugriva, e Angada, e Nila, e Sharabha e molti altri compagni distesi in terra, sanguinanti e privi di coscienza. Dopo un po’ trovarono Jambavan, anche lui gravemente ferito, simile ad un fuoco che sta per estinguersi. Vibhisana lo chiamò dolcemente.
“Venerabile signore, amico caro,” supplicò. “Spero che a causa delle frecce del terribile lndrajit la tua vita non sia alla fine. Come ti senti?”
“I miei occhi sono ottenebrati,” rispose Jambavan con un filo di voce, “e non sento più le mie forze. E’ stato terribile. Ma ditemi se Hanuman è ancora vivo. Se lui è ancora fra di noi ci sono ancora speranze di vittoria; ma se è morto, allora possiamo considerarci sconfitti.”
E Jambavan chiese ripetutamente se Hanuman fosse ancora vivo. Umilmente Hanuman si avvicinò e lo chiamò, facendo sentire la sua voce. Jambavan sorrise e scosse la testa.
“Hanuman, valoroso figlio del Deva del vento, tu devi salvare il nostro esercito e la vita di Rama e Laksmana. L’arma di Brahma, lanciata da un guerriero del calibro di Indrajit, è incontrastabile. Tu solo, ora, puoi aiutarci. Vai sull’Himalaya e cerca le erbe medicinali che ora ti descriverò. Queste erbe hanno un forte potere curativo e possono far svanire l’effetto dell’arma di Indrajit. Ma fai presto. Il nostro destino dipende solo da te.”
Jambavan descrisse ad Hanuman la montagna e le erbe. In gran fretta Hanuman partì e attraversò ancora una volta l’oceano. Presto arrivò sulle montagne Himalaya.
Appena le erbe che regnavano su quelle montagne lo videro avvicinarsi si ritirarono dal suolo e scomparvero dalla sua vista. Non riuscendo a trovarle, Hanuman si irritò e sradicò la montagna. E il figlio di Vayu portò la montagna Rishabha a Lanka. Con quelle erbe i Vanara furono curati e le loro ferite si cicatrizzarono subito.
Questa è una sezione del libro “Il Ramayana”, in lingua italiana.
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