Temi dominanti delle Upanishad, dal libro in Italiano “Filosofie dell’India” – parte 2

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Arjuna chiese: “Come puoi aver trasmesso questa conoscenza a Vivasvan, che è molto più anziano di te?”

 

Shri Bhagavan disse: “Noi abbiamo vissuto molte esistenze, ma mentre Io posso ricordarle tutte, tu non ne sei in grado. Sebbene Io sia il non-nato, di millennio in millennio discendo in questo mondo nella Mia forma trascendentale personale, ogni qualvolta si verifichi un declino nelle pratiche religiose. E chi viene a conoscenza della natura spirituale della Mia apparizione e delle Mie attività non prenderà più nascita in questo mondo materiale.

 

“Ora ricorda le differenze che esistono tra azione e inazione: colui che agisce libero dal desiderio di gratificazione dei sensi è un saggio i cui peccati sono stati bruciati dal fuoco della conoscenza perfetta. Egli, sebbene si impegni in numerose attività, in realtà non agisce affatto e non si macchia di alcun peccato. Così, pur agendo in svariate maniere, si dirige verso la Meta Suprema. Tutto ciò devi impararlo da un maestro spirituale autentico, ponendogli domande e servendolo, e allora, se anche dovessi venire considerato dagli altri il peggiore dei peccatori, in realtà grazie a questa conoscenza trascendentale potrai attraversare l’oceano delle miserie materiali.”

 

Arjuna chiese: “O Krishna, prima Tu hai parlato di rinuncia all’azione, poi mi hai raccomandato l’azione devozionale. Puoi dirmi quale delle due è la migliore?”

 

E Shri Krishna disse: “Entrambe conducono alla liberazione, ma di esse l’azione devozionale è la migliore, perché comprende anche l’altra; infatti colui che non odia né desidera i frutti del suo lavoro è già rinunciato e sciolto dalle catene della dualità. E’ già completamente liberato. Lo studio analitico del mondo materiale (sankhya-yoga) e il servizio devozionale (karma-yoga) non differiscono affatto tra di loro e conducono allo stesso fine. Rinunciare ad agire senza impegnarti nel servizio devozionale non ti renderà felice, ed è anche pericoloso. Un saggio, sebbene sembri impegnato in normali attività mondane, in realtà le ha già trascese e vive felicemente persino in questo mondo.”

 

“Dunque il vero rinunciato è colui che lavora come se vi fosse obbligato, con la mente distaccata dai frutti della propria azione. Questo è vero yoga. Nessuno può diventare uno yogi a meno che non rinunci al desiderio per la gratificazione dei sensi. Ma devi imparare a controllare la tua mente, o Arjuna, la quale può essere la tua migliore amica o la tua più aspra rivale. Controllala, e liberati dai desideri e dal senso di possesso. Meditando su di Me, potrai raggiungere la Mia eterna dimora.”

 

Arjuna disse: “O Madhusudana, il metodo di realizzazione che mi hai appena riassunto mi sembra difficile, in quanto la mente è troppo instabile e irrequieta, e credo che sia difficile da controllare ancor più del vento.”

 

Krishna rispose: “Tale impresa è sicuramente difficile, o figlio di Kunti, ma diventa possibile se segui una giusta disciplina. In tal caso il successo è assicurato.”

 

Arjuna chiese: “Cosa succede a colui che inizia il cammino della liberazione e per qualche ragione non raggiunge la meta? viene forse privato di ogni successo e perisce come una nuvola solitaria?”

 

La Suprema Personalità di Dio rispose: “Colui che tenta la via della realizzazione e non conclude il cammino, dopo tanti anni di gioie nei pianeti dove vivono coloro che sono pii rinasce in una famiglia di gente virtuosa, avanzata nella saggezza. E grazie a tale nascita, la sua coscienza divina si risveglia e riprende il cammino interrotto fino ad ottenere successo completo.

 

Arjuna disse: “Tu sei la Suprema Personalità di Dio, il rifugio ultimo, il più puro, la verità assoluta. Tu sei l’eterna e trascendentale persona suprema, il non-nato, il più grande. Tutti i saggi più puri come Narada, Asita, Devala e Vyasa confermano questa verità e ora Tu stesso me l’hai dichiarata. O Krishna, io accetto come verità qualsiasi cosa Tu mi abbia detto. Tu sei il Signore di tutto ciò che esiste. Ora, dunque, parlami delle Tue varie forme su cui posso meditare. Descrivimi le Tue potenze infinite.”

 

E il Signore, per accontentare il Suo intimo amico, le descrisse, poi gli mostrò la forma universale. Confuso e sbigottito nel vedere quell’aspetto del Signore, Arjuna lo pregò di ritornare alla sua originale forma.

 

Poi tornò a chiedergli: “Chi deve essere considerato più elevato: colui che è impegnato correttamente nel Tuo servizio devozionale o colui che adora il Brahman impersonale?”

 

Shri Bhagavan disse: “Colui che fissa la mente sulla Mia forma personale ed è sempre impegnato nell’adorarmi con grande fede trascendentale, è senz’altro il più avanzato. Anche chi medita e desidera raggiungere il non manifestato Brahman arriva a Me, ma arduo è il suo cammino. Al contrario, libero velocemente dall’oceano di nascite e morti i miei devoti.

 

“Caro Arjuna, se desideri fissare la tua mente in Me senza mai deviare, allora segui i principi regolatori del bhakti-yoga; in questo modo svilupperai il desiderio di raggiungerMi. Ma se non riesci a fare neanche questo, allora cerca di agire per Me. Se anche questo ti riesce difficile, allora rinuncia ai risultati delle tue attività. E se anche ciò ti sembra impraticabile, coltiva la conoscenza trascendentale.”

 

Questa è una sezione del libro “Filosofie dell’India”, in lingua italiana.

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